PRESENTAZIONE Questo itinerario stato pensato per il primo dei due anni di cammino di gruppo dei giovani 18 19 enni: "NEL MONDO DA CREDENTi". Il biennio si propone di diventere un tempo di sintesi del cammino fatto, ed insieme tempo di progetto ed assunzione di responsabilit nei confronti della fede e della vita. DESTINATARI Destinatari di questo sussidio sono gli ANIMATORI dei gruppi 18 enni. Il sussidio pu essere utile per la preparazione degli incontri e contiene inoltre del materiale che pu essere riprodotto e utilizzato con i giovani nel gruppo. OBIETTIVI dell'itinerario: aiutare il giovane a vivere la propria fede come incontro e relazione con il Signore, riscoprendo il volto di Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo, che si rivela nell'amore; accompagnare il cammino del 18 enne che, nel gruppo, si prepara alla professione pubblica della propria fede, indicata nelle "Linee direttive per la celebrazione dei sacramenti dell' Iniziazione Cristiana" della nostra diocesi; offrire ai gruppi una mediazione alla regola di spiritualit dei giovani di A.C. : "Dov' il tuo tesoro, l sar anche il tuo cuore", e sostenere i 18 enni nella formulazione personale di una "regola di vita spirituale"; favorire la comprensione del "credo": sintesi delle 'cose essenziali' della fede, segno di riconoscimento e di comunione tra credenti. STRUTTURA dell'itinerario: L'itinerario si divide in cinque Unit Tematiche (U.T.): l^ CREDO IN DIO: festa d'amore 2^ PADRE: la sorgente dell'amore 3^ FIGLIO: il diletto 4^ SPIRITO SANTO: dono d'amore 5^ AMEN: un quarto commensale La 1^ U.T. una introduzione sul "credo" e sul significato del credere (due incontri). Il metodo di questa prima U.T. si diversifica da quello utilizzato nelle successive U.T. Il percorso assume, con la seconda, terza e quarta U.T., un "ritmo trinitario": dall'autunno attraverso l'avvento fino a Natale, tempo dell'ATTESA, viene proposta la 2^ U.T., che conduce all'incontro con il PADRE e a comprendere il significato della PREGHIERA; da gennaio fino alla quaresima, tempo della SEQUELA, viene indicata la 3^ U.T. sul FIGLIO e la COMUNIONE; da Pasqua a Pentecoste, tempo dell'ANNUNCIO, viene suggerita la 4^ U.T. sullo SPIRITO SANTO e il DISCERNIMENTO; Ciascuna di queste tre U.T. viene svolta in cinque incontri ( 1 e 2 riflettere, 3 guardare, 4 allargare gli orizzonti, 5 andare). L' U.T. conclusiva, la 5^, spiega il significato dell'AMEN che conclude il Credo (l incontro). Nell'itinerario inserita una celebrazione con l'utilizzazione della icona della Trinit di Rublev. PERCORSO METODOLOGICO 1- Riflettere: vengono presentati i contenuti del tema attraverso la Parola di Dio, il Magistero, ed altri documenti utili per suscitare la riflessione e l'approfondimento; (per es. relativamente alla 4^ U.T.: chi lo Spirito Santo? che cosa il Discernimento?). 2- Guardare: l'incontro permetter di confrontare gli elementi del riflettere con la realt personale e comunitaria alla luce delle esperienze concrete. 3- Allargare gli orizzonti: con l'aiuto di un testimone, ci si pone in ascolto di una esperienza "viva", meglio se quotidiana, con la quale far dialogare la propria vita. 4- Andare: "l'andare" si colloca come "momento sintetico" del percorso fatto nei precedenti incontri: l'attenzione al futuro sia nella dimensione personale che in quella comunitaria. Si potr individuare uno stile da assumere personalmente e nel gruppo; l'andare pu essere una sorta di laboratorio dove "provare" (senza esaurire), atteggiamenti concreti da testimoniare in esperienze di vita e di fede. ** Una storia che parla: conclude l'U.T. la presentazione di una persona la cui vita, il pensiero, gli scritti, sono significativi in riferimento al tema trattato e "parlano" alla nostra vita. ** Vocabolario: vengono suggerite, per ogni U.T., alcune "parole chiave" per entrare con agilit nel tema proposto. VOCABOI.ARIO SIMBOLO Dl FEDE La parola greca, "symbolon" indicava la met di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l'identit di chi le portava. Il "Simbolo della fede" quindi il segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, cos da dare una dottrina completa della fede. Tali sintesi della fede vengono chiamate "professioni di fede", perch riassumono la fede professata dai cristiani. Vengono chiamate "credo" a motivo di quella che normalmente ne la prima parola: "io credo". Sono anche dette "Simboli della fede". UN PO' DI STORIA: "ALLE ORIGINI DEL CREDO" Ogni domenica, durante la celebrazione della Messa, i cristiani cattolici dicono ad alta voce la loro fiducia in Dio Padre, Figlio e Spirito, con le parole della professione di fede. E' il credo nicenocostantinopolitano, che la comunit cristiana ha formulato secoli fa. Le antiche professioni di fede Fin dal tempo degli apostoli i discepoli del Signore hanno espresso la loro fede in formule chiare e precise. Gi nel Nuovo Testamento troviamo queste "professioni di fede". Le pi antiche erano formule "cristologiche": i cristiani professavano la loro fiducia in Ges Salvatore, perch pensavano che il mistero della sua persona. e della sua storia era l'elemento essenziale della loro fede (At.2,36; Rm.10,9). Accanto a queste formule, troviamo nel Nuovo Testamento anche formule trinitarie (Mt.28,19; Ef.4,4) che erano utilizzate sia quando si celebrava il Battesimo sia quando si invitavano cristiani a vivere come Dio chiede. Nei secoli successivi le comunit cristiane professarono la loro fede sviluppando formule che si riferivano al Padre, al Figlio e allo Spirito: i "simboli della fede". Il simbolo 'Apostolico' Il Simbolo degli apostoli cos chiamato perch ritenuto il 'riassunto' fedele della fede degli Apostoli. Nel III secolo, nella comunit cristiana di Roma, era usato per la professione di fede, durante la celebrazione del Battesimo. La sua grande autorit gli deriva da questo fatto: il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli port l'espressione della fede comune. La formula ancora oggi conosciuta dai cristiani e qualche volta usata nella celebrazione della Messa al posto del simbolo nicenocostantinopolitano. Il simbolo Niceno-Costantinopolitano Nei secoli IVV la comunit cristiana fu divisa da grandi discussioni dottrinali. Nei concili Ecumenici di Nicea (nel 325) e di Costantinopoli (nel 381) i vescovi della Chiesa cattolica precisarono la formulazione della fede cristiana opponendosi agli errori di chi negava la divinit di Cristo (Ario) e dello Spirito Santo (Macedonio). A Nicea i vescovi ripresero una professione di fede in uso nella comunit cristiana di Cesarea e la completarono con precise affermazioni su Ges, "unigenito Figlio di Dio" : "della stessa sostanza del Padre", e "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero". A Costantinopoli i vescovi ripresero la formula del concilio di Nicea e vi aggiunsero alcune significative precisazioni sulla terza persona della Trinit: "Crediamo nello Spirito Santo, Signore, datore di Vita, che procede dal Padre ed e adorato ed onorato con il Padre e con il Figlio, e che ha parlato per bocca dei profeti". Nel V secolo le comunit della Siria iniziarono ad usare questo "Credo" nella celebrazione della Messa. Dal secolo XI in poi, le comunit cristiane dell' Occidente durante l'Eucarestia professano la loro fede con queste parole, divenute norma autorevole per giudicare la retta fede di un credente e per valutarne gli errori. E' tuttora comune a tutte la grandi Chiese dell'Oriente e dell'Occidente. Comparazione fra il credo Apostolico ed il credo Niceno-Costantinopolitano 1^ UNITA' TEMATICA CREDO IN DIO F E S T A D ' A M O R E PIENEZZA DI COMUNIONE Solo il Figlio ha del rosso vermiglio. Il Padre, dell'oro satinato. Lo Spirito, del verde d'acqua. Ma allora... la loro unit? Non disciolta nella originalit di ciascuno? No! Qui tutto ci parla di una inimmaginabile comunione. Io sento, il Padre e il Figlio, che si dicono: Chi mi separer dal tuo Amore, manifestato nel tuo Spirito? E lo Spirito, non dice pure lui al Padre: Chi mi separer dal tuo Amore, svelato nel tuo Figlio? E ciascuno verso l'Altro, continuano: Tutto ci che mio, tuo; tutto ci che tuo, mio! E ancora: Io vivo solo grazie a te. Io Sono solo per te. Ma dimmi! Si formerebbe dall'insieme una tale armonia, se gli Angeli fossero vestiti con una veste uniforme? Colpirebbe una tale unit, se gesti e atteggiamenti fossero identici per ciascuno? Ci sarebbe sinfonia, se non si distinguessero le note? Ma soprattutto i Volti: se non si pu confonderli, si potrebbe per prenderli l'uno per l'altro, tanto sono simili! Quale freschezza. Quale dolcezza! Come sembrano giovani! Puoi tu dire quale dei Tre ti sembra pi anziano? Volti senza pieghe, n rughe. Volti i cui lineamenti mai induriranno, mai si scaveranno! Presso di loro, n passato, n futuro, ma l'Oggi della loro giovinezza sempre nuova. Questo universo, senza vecchiaia, senza fiacchezza, senza svigorimento, loro stessi! I cieli periranno, tu rimani. Tutti si logorano come veste, come un abito che si cambia, tu li muti. Ma tu resti lo stesso, e i tuoi anni non hanno fine. Come cesserebbero d'essere felici e dunque giovani: che altro hanno fatto se non amare? Ma c' ancora quest'unica Tavola: eccoli raccolti attorno ad essa. Condividono lo stesso pasto, spezzano lo stesso pane, attingono alla stessa coppa. La coppa! Come bervi senza farla girare? Pienezza di Vita! Come comunicarvi senza passarla? Sofferenza per l'uomo di condividere solo ci che ha! Sar sempre necessario che egli si fermi alla soglia della comunione? Per Loro, donare tutto ci che sono: felicit indicibile! Partecipare a tutti i segreti dell'Altro: intimit senza nome! Dio Amore. Si amano l'Un l'Altro: in Loro, l'Amore pieno. Brilla su di me, illumina i miei occhi, per vederti, Luce del mondo, te la felicit degli angeli te il Regno dei cieli e il Paradiso. Perch bruciarmi, perch ferirmi e annientarmi? Ho riconosciuto che tu ami coloro che ti amano che tu ti intrattieni con loro come con degli amici, non in ombra, n in apparenza, ma come Verbo, quale tu sei fin dal principio e Vita sostanziale generata dal Padre e facente Uno con Lui nell'unit d'un ineffabile dialogo. Allo stesso modo tu ti intrattieni con coloro che ancora tu genererai, per il tuo Spirito, e che tu renderai tuoi figli, tuoi fratelli e figli del Dio tuo Padre; tu li vedi, e tu sei visto da loro, a tua volta. S. Simeone N.T. Inno LIII, 10-45. UNA DANZA DI LUCE Ma l'Icona non ci mostra soltanto ciascuna Persona nella sua originalit e nella sua unit. Essa abbozza anche il segreto d'una tale comunione: lo slancio che le percorre, gli intimi legami di cui loro vivono. Per comprenderlo, guarda innanzitutto questo straordinario movimento, nel quale si armonizzano e le linee e le forme. Torrente d'amore: discende dalla Sorgente, inonda il Figlio, si espande sullo Spirito come un fiume. L'ampia curva, che il suo petto disegna, sembra fatta per raccogliere quest'acqua viva, come in una vasca pronta a straripare... Il Figlio e lo Spirito sono mostrati qui come il dispiegamento di tutto ci che il Padre porta nel suo seno. Questo primo movimento trova il suo compimento nello Spirito. Vivente comunione, lui sigilla l'unit. Il cerchio si chiude su di Lui. Il Padre ed io, noi siamo UNO. (Gv 10,30) Ma no! Il cerchio non si chiude! Ecco che immediatamente, allo stesso Spirito, anzich spegnersi il movimento riparte in senso inverso con una straordinaria ampiezza. Questa volta non pi solo a livello delle mani; gli stessi corpi sono presi da questo slancio. Lo Spirito e il Figlio, eccoli travolti in questa irresistibile corrente, orbita in un'impetuosit inesprimibile. Scaturendo dallo Spirito, raccogliendo il Figlio, viene a riposarsi nel seno del Padre, come in un ricettacolo. Come tenderebbe altrove, se non verso di Lui, il movimento di vita che li attraversa? Tutta la vita del Figlio, eccola ricapitolata nel Padre, raccolta nell'intimit dello Spirito. La corrente d'Amore che aveva la sua sorgente nel Padre, rifluisce dunque verso di Lui come Amore Nuovo: Amore di lode, di rendimento di grazie, di stupore. La conoscenza del Padre qui si sviluppa in ri-conoscenza al Padre. La leggera inclinazione della testa indica che Egli, a sua volta, raccoglie l'offerta amorosa del Figlio, la giubilazione tenera dello Spirito. Eucaristia senza fine celebrata, l'Un per l'Altro! Circolazione incessante di felicit! Traboccante allegria in cui ciascuno danza per la gioia dell'Altro! Ebbrezza dell'Amore sorbita alle sorgenti dell'Altro! Tutto sembra movimento, animazione... e tuttavia... Tutto l tranquillo, come immobile! Lago di montagna, al primo mattino, e cascata che discende dalla collina. In questa gioia concelebrata, trovano il loro riposo. Ciascuno si quieta nello stesso slancio che lo apre sull'Altro! Pace radiosa in cui ciascuno si confida all'Altro! Quiete senza nome! Semplicit! Semplicit! Semplicit di Dio! LA GIOIA CONCELEBRATA L'Uno nell'Altro Tale "l'immobile movimento dell'Amore"! Ci lascia presentire ancora un abisso. L'Icona pu solo suggerirlo, tanto insondabile! Guarda: da lontano si scorgono gi le teste piegarsi come per abbracciarsi in una stretta che nulla, mai, potr sciogliere. Si direbbe che vogliono accoccolarsi l'Uno di fronte all'Altro. Ciascuno l solo per l'Altro: troppo amore per non verarsi nell'Altro. Non credi che io sono nel Padre e che il Padre in me? (Gv 14,10) S, Loro vivono l'Uno dentro l'Altro. Cristallo trasparente, fiammeggiante della luce dell'Altro. Tu, o Padre, sei in me, ed io in te! (Gv 17,21) Ciascuno ha le mani vuote: vuote per restare aperte. Aperte per ricevere la coppa dalle mani dell'Altro, aperte per offrirla all'Altro. Aperte per raccogliere, aperte per accogliere. All'abbraccio dell'Altro, ciascuno si offre totalmente disarmato, lasciandosi ferire dall'Amore dell'Altro. Per ciascuno: conoscersi essere solo sguardo sull'Altro, amarsi essere solo gioia per l'Altro, esistere essere solo Amen all'Altro, essere aderire a ci che l'Altro. Ciascuno Dio essendo tutto per l'Altro, rinnegandosi perch l'Altro sia altro. Il Padre non riceve nulla, da nessuno, ma Egli dona tutto ci che ha, eccetto l'essere Padre. Cos, Padre solo in quanto si dona a suo Figlio! Il Figlio riceve tutto dal Padre, ma lui restituisce tutto, eccetto l'essere Figlio. Cos, Figlio solo in quanto si riceve da suo Padre! Lo Spirito: niente in lui che non sia accoglienza di ci che il Figlio per il Padre. Niente in lui che non sia dato... Insieme formano una immensa coppa! Si offrono, l'uno all'altro, per i loro sguardi. Calice d'un fiore, tutto aperto in Loro, perch tutto in Loro offerto. Donato, perch accolto. Dono Unico: una sola Oblazione. ... E se un giorno volessero condividere tutto questo? Se volessero, con te, non essere diversi da come sono tra di Loro? Se, davanti agli uomini, restassero nella medesima attitudine di totale non-resistenza, di vulnerabilit...? S... di dolcezza disarmata...? Luce il Padre. Luce da Luce il Figlio! Luce lo Spirito Santo, Fuoco nei nostri cuori! Trinit Santa, noi ti adoriamo. Amore il Padre! Grazia il Figlio! Comunione lo Spirito Santo! Trinit Santa, noi ti adoriamo. Potenza il Padre! Sapienza il Figlio! Bont lo Spirito Santo! Trinit Santa, noi ti adoriamo. Pensiero il Padre! Parola il Figlio! Gemito lo Spirito Santo! Trinit Santa, noi ti adoriamo. Esaposteilario della Pentecoste (Queste note sono state tratte da: D. ANGE, "DALLA TRINITA' ALL'EUCARESTIA", Ed. Ancora (MI), pp. 141-150) UGUALI TRE DISTINTI E dall'incenso la conca d'oro, le ali i nimbi: O Tre Somigliantissimi! In troni a scettri giovanissimi re. Vesti di lapislazzuli divinamente. Le chiome fonde abisso d'inconoscenza. Le fronti: tutti a esprimervi: Luce per Luce in Luce, Fuoco Unico. Serafino del centro, non puoi staccare gli occhi dal Semplicissimo. Le sue pupille fisse nell'altro Cherubino. Le cui iridi guardano questo mondo. Cangiante manto sorgente inaccessibile, Padre, che non t'imponi. Amor donato porpora per Figlio. Effuso verde vita nello Spirito. La diritta verga prima, e l'altra che s'inchina sottomessa, e terza d'umilt che ti mandano a noi. I questo modo concludete il cerchio. Profumo eterno, disegnato Nome e Silenzio abitato. Ali d'Amore e Grazia di Comunione. Padre del seno ginocchia dello Spirito: voi la Gran Coppa al Figlio degli uomini. State alla stessa tavola. L'originato moto delle destre, ad uscire in voi stessi. Ed il sinistro lato dello Spirito estasi-enstasi per la testa del Verbo al Padre torna. Giro del rovo ad ardere la danza della Circuminsessione. Da occhi a spalla braccio: onda di Logos attratto al Suo volere. Sguardo di Padre cuore di Figlio a tendervi nel Pneuma: Amore Vostro Fremiti. Le pupille ruotano sorrisi: l'immaginato gioco del creare. Se non che, subito, anche rannicchiati per i nostri peccati. (G. Costantini) 1. PRESENTAZIONE 1.0. Punto di partenza Un noto filosofo italiano di questo secolo, Benedetto Croce, un giorno ebbe a dire "che non possiamo non dirci cristiani". Egli riteneva che la cultura italiana fosse talmente impregnata di 'cristianesimo' da non potersi definire ed immaginare senza di esso. A partire da questa constatazione potremmo non considerare particolarmente importante e significativa la 'questione della fede'. Eppure, in questo nostro tempo, la secolarizzazione cio 'il conformarsi alla mentalit di questo mondo' (S. Paolo) ha fortemente rimesso in discussione la nostra 'appartenenza religiosa': divenuta debole, fragile, marginale e talvolta irrilevante per la vita delle persone a tal punto da considerarla come un fatto meramente tradizionale, rituale e personale. Oggi molti vivono 'come se Dio non esistesse'... Quindi, si da per scontata la fede. In realt non si pu pi considerare ovvia e pacifica tale questione nodale. Si pensi che qualcuno afferma che noi stiamo vivendo in un' epoca post-industriale e post- cristiana. 1.1. Obiettivo della scheda Vista la situazione, anche dopo aver compiuto un cammino ed un itinerario alla fede nell' AC, sentiamo il bisogno di ri-considerare l'elemento essenziale del nostro dirci credenti. E' un itinerario per una nuova 'ri-appropriazione' ( 'fare proprio in forma nuova' ) della propria fede nel Dio di Ges Cristo. Questa scheda affronter due questioni di fondo: 1) che cosa significa 'credere' ? che cose significa 'aver fede' oggi ? 2) in quale Dio crediamo? E' il Dio cristiano od un altro Dio ? 1.2. Svolgimento della proposta Questi due incontri introduttivi (quelli che troverai qui di seguito) hanno lo scopo di 'aprire la porta' per scoprire, ancora una volta ed ancora di pi, il vero volto del Dio cristiano che noi troviamo condensato nel 'credo'. Inoltre, insieme all' "AMEN" finale, questa parte introduttiva costituisce una 'inclusione' cio una specie di 'grande parentesi' dentro la quale si snoda tutto un cammino in s compiuto e completo. 1.3. Il metodo Dobbiamo subito precisare che il metodo che useremo ora (induttivo = a partire dalla realt per ricavarne alcune indicazioni precise) differisce dal metodo che troveremo nelle altre schede (deduttivo = a partire da alcune affermazioni di fondo ricaveremo alcuni orientamenti significativi). Quindi, tale modo di procedere sar solamente utilizzato per questi incontri 'introduttivi'. Il modo di procedere composto da questi momenti succesivi e strettamente legati fra di loro: 1) la provocazione: con una 'tecnica' si tenter di dare un 'imput ed uno spunto' che apra alla discussione e susciti un certo interesse attorno alla questione ; 2) il confronto con la Parola di Dio: questo 'dato' deve essere letto, interpretato, compreso alla luce della parola della Rivelazione di Dio. Questo corrisponde all'invito del Concilio che esortava tutti i credenti a "leggere e scrutare i 'segni dei tempi' alla luce del Vangelo"; 3) l'approfondimento: dopo aver 'valutato la situazione' dovremmo ricavare alcuni 'punti fissi', alcuni punti di riferimento inprescindibili che ci saranno di aiuto per chiarire alcuni dubbi, perplessit e confusioni che talvolta si compiono; 4) una vita che parla: ci verr presentata la 'parola/testimonianza' di qualche singolare personaggio che in prima persona ha vissuto tale questione. 1. 1 INCONTRO CHE COSA SIGNIFICA 'CREDERE' / 'AVER FEDE' OGGI ? 2.1. LA PROVOCAZIONE "Tutta la storia una lotta tra fede e incredulit " (Goethe). Questa affermazione sembra che oggi non abbia pi ragion d'essere perch ormai nella citt secolarizzata domina l'indifferenza religiosa. Ma forse questo vero solo in superfice. In realt, la grande scelta, l'unica scelta decisiva ancora tra fede e incredulit. Una scelta 'fondamentale' perch la scelta che determina il senso della vita. Una scelta 'inevitabile' perch impossibile evitarla, in quanto ogni persona umana vive del suo progetto di senso. Una scelta 'misteriosa' perch insieme dono di Dio e atto di libera volont dell'uomo. "Come atto umano la fede non deve essere una decisione arbitraria. Deve essere possibile riconoscere l'atto di fede come un atto umanamente sensato e intellettualmente onesto e responsabile. Altrimenti non sarebbe degno n di Dio n dell'uomo". (W. Kasper). Il punto di partenza la presa di coscienza della verit dell'uomo che fa quotidianamente esperienza della sua finitezza, ma che insieme scopre in s il desiderio dell'infinito. E' ragionevole restare aperti ad accogliere come dono di un Altro quello che l'uomo non pu realizzare di s. In questo primo momento dovremo evidenziare e far risaltare come i giovani intendono il loro e altrui 'credere'. Dovremmo cio chiarire che cosa significa per loro ( ma anche per le altre persone in generale ) 'aver fede': che cosa , che cosa non , che rilevanza ed importanza ha nella loro vita... Per stimolare questa presa di coscienza della loro reale 'situazione di fede' vi proponiamo due piste a scelta per il lavoro di gruppo. 2.1.1. Partire da alcuni interrogativi a. "Credere": per te che cosa vuol dire questa parola ? in quali situazioni avverti di credere ? in che cosa ? a chi ? perch ? b. E' possibile vivere come uomini senza credere, senza aver fiducia in qualcuno ? Che cosa succede nella vita di una persona quando questa non ha piu fiducia in se stessa ? e quando non riesce pi a fidarsi di nessuno ? c. Perch nell'esperienza umana e cos importante il "fatto" di dare fiducia all'altro ? Questa "necessit" di credere non rivela forse la nostra naturale insufficienza a "bastare da soli" a "vivere da soli" ? non ci aiuta forse a scoprire che senza un "altro" non riusciamo a vivere e a realizzarci ? d. A quali persone solitamente tu dai fiducia ? per quali motivi ? Fidarsi "ciecamente" un'esperienza umana sensata ? perch ? I motivi per cui ti fidi di una persona sono sempre cos chiari e obbliganti come le ragioni di un teorema di matematica o I'evidenza di un esperimento scientifico ? perch ? e. E' possibile credere in Dio, fidarsi di Lui, quando non si capaci di fidarsi degli altri ? Che rapporto (scambievole) esiste tra la fiducia nella gente che si vede e la fede in Dio invisibile ? f. Quali sono i dubbi, le difficolt a credere in Dio che incontri tu o i tuoi coetanei ? Sono dubbi che nascono dal modo in cui vivi ? oppure sono difficolt che hanno origine unicamente da problematiche di ragione ? Che rapporto c' fra modo di vivere e modo di credere ? fra maniera di ragionare e maniera di credere ? g. Ti capita talvolta di trovarti a cercare una risposta a domande come queste: perch sono al mondo ? che senso ha la mia vita ? che cosa ne sar di me ? ma Dio c' veramente ? che motivi ho per fidarmi di lui ? La societ in cui vivi, il ritmo quotidiano della tua esistenza, ti aiutano a porti e a cercare di risolvere questi interrogativi ? oppure ti sembra che ti aiutino ad allontanarli, a cancellarli ? perch ? h. Davanti a un innocente che soffre, a un povero che muore di fame, di fronte al dolore e alla morte quali domande si affacciano alla tua mente ? Pensi che sia solo fatalit ? ingiustizia ? avverti in queste situazioni una "obiezione" all'esistenza e alla fede in Dio ? Oppure sai riconoscere in esse un invito esigente a misurare i "limiti" della persona umana e a ricercare qualcuno pi grande di noi che veramente possa dare una risposta vera e sensata ai grandi problemi della vita ? l. Sicuramente la scienza e la tecnica offrono grandi e sempre nuove possibilit per affrontare e risolvere alcuni problemi umani: quali s e quali invece no ? perch ? Quali gravi problemi dell'uomo il progresso scientifico non riuscir mai a risolvere ? perch ? Quali grandi interrogativi la ricerca scientifica pone oggi all'uomo ? E' possibile ritrovare criteri di risposta, orientamenti etici senza una fede, umanamente motivata in Dio e nel valore assoluto della persona umana ? perch ? m. Quali incontri, quali atteggiamenti e quali gesti rendono possibile e sensato il credere in Dio ? E' possibile arrivare a fidarsi di Dio se non si ha il coraggio di cercarlo, l'attenzione di ascoltarlo, la fortuna e la fedelt di incontrarlo dove Lui si lascia trovare ? E' possibile un'autentica fede cristiana in Dio senza e al di fuori di una vera esperienza ecclesiale ? perch ? n. Che cosa ha voluto dire credere per Abramo, per la Vergine Maria, per gli apostoli ? quali conseguenze ha avuto nella loro vita ? Quali conseguenze ha nella tua esistenza la fede in Dio ? o. E' vero che la fede sempre un "dono" di Dio ? perch ? E' vero che la fede sempre anche "responsabilit" dell'uomo ? in che senso ? E' cos anche nella tua vita ? 2.1.2. Si pu fare una conversazione di approfondimento seguendo la traccia di queste domande e formulare alcuni significati di queste espressioni: a. Una conversazione di approfondimento seguendo la traccia di queste domande: Perch il rapporto di amicizia tra le persone necessariamente fondato sulla fiducia (o fede) ? Perch la <> suppone una rivelazione ? Che cosa vuol dire credere in una persona ? Che cosa vuol dire credere ad una persona ? La fiducia un cieco sentimento ? Deve fondarsi su dei motivi ? Quali ? Si pu <> uno ad avere fede ? Perch la sfiducia degli altri nei nostri confronti ci fa soffrire ? La fede tra persone umane e la fede in Dio hanno somiglianze e differenze ? Quali sono ? b. Delle frasi seguenti, sottolineate quelle che secondo voi sono giuste. Credo che due pi due fanno quattro. So che due pi due fanno quattro. Credo che Dio esiste. Capisco che Dio esiste. Vedo con i miei occhi che Dio esiste. Vedo con i miei occhi che mio padre qui. Credo che la terra gira attorno al sole. Vedo che la terra gira attorno al sole. S che la terra gira attorno al sole. Sono certo <> come 2 + 2 fa quattro, che tu hai detto la verit. Credo che tu mi hai detto la verit. E' possibile costringere uno a stare seduto ? E' possibile costringere con la forza uno a credere ? Uno crede se vuole ? In gruppo discutete i motivi delle scelte che avete fatto. c. Formulate alcuni significati di queste espressioni: "Io credo in te", significa: ......................... "Io ti credo", significa: ........................... "Io credo in Dio", significa: ............................ "Io credo a Dio", significa: ............................ "Io credo Dio", significa: ................................. 2.2. IL CONFRONTO CON LA PAROLA DI DIO Dopo aver messo a fuoco la reale situazione nella quale ogni persona tuttora si trova, cercheremo ora di guardarla ancora pi in profondit attraverso la Parola di Dio "lampada ai nostri passi e luce al nostro cammino". Vi offriamo tre piste bibliche, ovviamente da scegliere, dalle quali ricavare e stagliare che cosa significhi credere all'interno della Rivelazione cio il dialogo d'amore e d'amicizia tra Dio e l'uomo. Alla fine completate la frase 'credere ... ' formulando gli aspetti della fede messi in luce nella vita del personaggio. 2.2.1. Abramo, nostro padre nella fede * Il Signore disse ad Abramo: "Lascia la tua terra, la tua trib, la famiglia di tuo padre e v nella terra che io ti indicher. Far di te un popolo numeroso, una grande nazione come le stelle del cielo, i graneili di sabbia sulla riva del mare". Abramo part secondo l'ordine del Signore. * Tre misteriosi personaggi fanno visita ad Abramo e gli annunciano che avr un figlio dalla moglie Sara, la quale era giunta alla vecchiaia senza aver potuto avere bambini. Abramo crede alla promessa del Signore, perch crede che nulla impossibile a Dio. * Abramo obbedisce a Dio che gli chiede di offrirgli in sacrificio Isacco, il figlio della promessa: egli crede che nulla impossibile a Dio. Dio, infatti, pu risuscitare anche i morti. Credere .............................. 2.2.2. La fede di Maria * Dio mand l'angelo Gabriele a Nazaret ad una ragazza di nome Maria. L'angelo le disse: "ti saluto, Maria. Il Signore con te. Egli ti ha colmata di grazia... Avrai un figlio e lo chiamerai Ges". Maria rispose: "Com' possibile ? Io sono vergine !". E l'angelo: "Lo Spirito Santo verr su di te e l'onnipotente Dio come una nube ti avvolger... Anche Elisabetta, tua parente, vecchia e sterile, aspetta un bambino. Nulla impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia come tu hai detto". * Quando Ges ebbe dieci anni, durante un pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, si smarr. Quando lo ritrovarono, Maria gli disse: "Figlio mio, perch ti sei comportato cos con noi ? Vedi, tuo padre ed io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua". Egli rispose loro: "Perch cercarmi tanto ? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio ?". Ma essi non capirono il significato di quelle parole. Ges poi ritorn a Nazaret con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua madre custodiva gelosamente dentro di s il ricordo di tutti questi fatti. * Maria segue Ges fino al Calvario. Ges vide sua madre e accanto a lei il discepolo preferito. Allora disse a sua madre: <>. Poi disse al discepolo: <>. Da quel momento il discepolo la prese in casa sua. Credere ............ 2.2.3. Pietro confessa la sua fede * Un giorno, mentre camminava lungo la riva del lago di Galilea, Ges vide due pescatori che stavano pescando con le reti: erano Simone (cbe poi sar chiamato Pietro) e suo fratello Andrea. Disse loro: "Venite con me, vi far diventare pescatori di uomini". E quelli, subito, abbandonarono le reti e lo seguirono. * Quando giunse dalle parti di Cesarea di Filippo domand ai suoi discepoli: "Chi il Figlio dell'uomo secondo la gente ? ". Risposero: "Alcuni dicono che Giovanni il battezzatore; altri che il profeta Elia; altri ancora che Geremia o uno degli antichi profeti". E Ges riprese: "E voi, che dite ? Chi sono io ?". Simon Pietro rispose: "Tu sei il Messia, il Cristo; il Figlio del Dio vivente !". Allora Ges gli disse: "Beato te, Simone figlio di Giona, perch non hai scoperto questa verit con forze umane, ma essa ti stata rivelata dal Padre mio che in cielo". * Una serva lo vide l, seduto presso il fuoco. Lo guard bene e gli disse: "Anche quest'uomo era con Ges !". Ma Pietro neg e disse: "Donna, non so neppure chi ". Mentre Pietro ancora parlava, un gallo cant. Il Signore si volt verso Pietro e lo guard. Pietro allora si ricord di quel che il Signore gli aveva detto: "Oggi, prima che il gallo canti, avrai dichiarato tre volte che non mi conosci". Poi usc e pianse amaramente. Credere ........... 2.3. L'APPROFONDIMENTO Da tutto questo percorso di ricerca e di analisi con il relativo confronto con la Parola di Dio, dovremo evidenziare quanto segue: 2.3.1. L'uomo 'le sue relazioni': l'esperienza della 'fede umana' Il primo passo da compiere per comprendere che cosa sia e significhi la fede in Dio un'attenta riflessione sulla propria esperienza per scoprire il valore della fede nei rapporti personali e nella vita sociale. Vi offriamo una sequenza di affermazioni che costituiscono una traccia per questo cammino di riflessione. * La persona umana non un oggetto qualsiasi e tantomeno un animale qualsiasi... La persona coscienza e libert. Ha un mondo interiore fatto di pensieri, di sentimenti e di libere decisioni. Questo 'mondo interiore' conosciuto progressivamente dalla persona e resta sempre qualcosa di misterioso per gli altri che mi incontrano. * Gli altri possono conoscere il nostro mondo interiore solo se noi lo 'riveliamo' liberamente attraverso dei 'segni' come le parole o il gesto. Traspare qualcosa.. mai tutto...! Gli altri percepiscono i segni, vedono i gesti, ascoltano le parole e attraverso questi segni, interpretandoli, risalgono al mondo interiore. Si tratta di una conoscenza indiretta, che non si basa su una evidenza immediata. Gli altri possono 'credere' oppure 'non credere' a ci che noi abbiamo loro rivelato del nostro mondo interiore. Come noi ci riveliamo liberamente, cos gli altri possono darci la loro fede liberamente. Tutti i rapporti e le relazioni umane sono basate sulla fede reciproca, data e ricevuta. La incredulit reciproca, la 'sfiducia' la morte di qualsiasi rapporto e relazione personale. * Quando diciamo ad una persona 'io ti credo' noi affermiamo di credere alle parole che essa ci ha detto. E' una fede limitata a quel caso particolare. Mentre quando diciamo 'io credo in te', si tratta di una fede globale, di una fede nella sua persona. * "Ci significa che credere a qualcuno e credere qualcosa sono strettamente fra loro legati. L' 'io credo in te - io ti credo' implica il singolare, il concreto e determinato: io credo a quel che mi dici, prometti, confidi, mi vuoi far credere. La fede in questo caso diventa l'assunzione di 'contenuti' che io apprendo da colui nel quale e al quale io credo, in base alla sua testimonianza, alla sua conoscenza, al suo sapere ed al suo vedere, in base all' 'autorevolezza' della persona che mi sta davanti. Con questa assunzione accade un fatto: io entro in com-unione con questa persona, entro nell'ambito del suo vedere, pensare, conoscere e sapere, partecipo alla realt di colui nel quale credo, vengo assunto nella comunione del suo spirito e del suo cuore. * La fede l'unica via di conoscenza profonda tra le persone. Senza la fede reciproca, le persone restano estranee l'una all'altra. Ne deriva che nulla pi scorretto ed improprio dell'intendere la fede come una forma conoscitiva di grado inferiore, scadente, in base al detto che credere non significa sapere ma un sapere a met, approssimativamente, vicino al sospettare, all'opinare. Al pari dell'amore, la fede non rende ciechi, ma fa vedere. E' chiaro allo stesso tempo che la fede, in quanto mezzo di conoscenza, non ha posto alcuno, n pu vantare diritti nell'ambito delle scienze esatte della natura, della matematica e della logica" (H. Fries). 'Non si vede bene che con il cuore: l'essenziale invisibile agli occhi ' ( A. de Saint Exupery ). * La fede umana raggiunge il suo vertice nell'amore quando diventa condivisione totale di vita. * La fede umana quando ragionevolmente motivata. La persona a cui prestiamo fede deve apparire credibile. "La fede presuppone la credibilit di colui al quale e nel quale io credo. Ma a sua volta questa credibilit non pu essere creduta ma va saputa e riconosciuta: io devo sapere a chi credo, devo conoscere colui nel quale credo. Colui al quale io credo deve legittimarsi, deve rendersi credibile, farsi riconoscere come uno che meriti d'essere creduto. La credibilit quindi un presupposto della fede, come l'amabilit un presupposto dell' amore. La credibilit dell'individuo rientra nelle condizioni e nei presupposti della fede che ad essa si presta. Questa conoscenza di credibilit non pu essere strappata con forza. Si possono dare senz'altro argomenti stringenti che provino la credibilit di un individuo, ma nessun argomento pu indurci ad accettarli. La credibilit si muove entro l'orizzonte della libert e della volont: nessuno pu essere costretto a credere". (H. Fries) * La fede 'umana' tra le persone non pu essere mai assoluta. Ogni essere umano, infatti, limitato, mutevole e fallibile. Non pu dare e pretendere una fede assoluta. * Una fede piena e totale pu essere data solo a Dio e alla sua rivelazione. Tra la fede data ad una persona e la fede data a Dio c' insieme continuit, salto e compimento. La fede si realizza in pienezza nella fede religiosa. Crescere nella fede umana come una preparazione alla fede religiosa. Per il grande pensatore ebreo Martin Buber il " problema di Dio un problema che investe, pi che la nostra capacit conoscitiva, la nostra capacit di incontrarci. Il problema di Dio, del Tu infinito, si riaccende quando si ristabilisce un rapporto tra Io e Tu nella sfera intraumana, in quella degli atti di credere e sperare, di parlare ed amare ". ---> Queste note sono state liberamente tratte da : IO CREDO, Diagrup n 49, Edizioni LDC, pp.18-20 2.3.2. L' uomo 'capace' di Dio * L' uomo 'per sua natura aperto a Dio'. Sente forte in lui la 'nostalgia del totalmente Altro'. Il desiderio di Dio iscritto nel cuore di ogni uomo. Nel corso della storia e fino ai nostri giorni, gli uomini, in molteplici modi, hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguit che possono presentare, tali forme di espressione sono cos universali che l'uomo pu essere definito un 'essere religioso': "Dio cre da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perch abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perch cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo come a tentoni, bench non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At. 17,26-28). * L' uomo stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a s l'uomo e soltanto in Dio l'uomo trover la Verit e la felicit che cerca senza posa: "la ragione pi alta della dignit dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l' uomo invitato al dialogo con Dio. Non esiste, infatti, se non perch, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore conservato, n vive pienamente secondo verit se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore" (GS 19). * Ma questo 'intimo e vitale legame con Dio' pu essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini diverse. Se l'uomo pu dimenticare o rifiutare Dio, Dio per non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perch viva e trovi la felicit. "Tu sei grande Signore, e ben degno di lode; grande la tua virt e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perch ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finch non riposa in Te" (S. Agostino). L'uomo, con la sua apertura alla verit e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libert e la sua voce della coscienza, con la sua aspirazione all'infinito e alla felicit, l'uomo si interroga sulla esistenza di Dio. * L'uomo non pu vivere che per la 'visione di Dio', e questa visione di Dio dipende assolutamente dal beneplacito di Dio perch l'uomo, creato per pura gratuit dall' Amore eterno, sia da questo stesso Amore destinato a ricevere l'autocomunicazione, assolutamente libera e gratuita, del Dio vivo negli eventi pasquali. 'Dio sempre il primo e la cosa pi grande'. Dio non la misura dell'uomo: la sua sovranit e grandezza, la libert e la gratuit del suo agire per noi, sono il fondamento saldo con cui sta o cade la certezza del suo Amore, rivelato fino alla profondit dello 'scandalum Crucis'. "Dio vuol comunicarsi, effondere il suo amore, che egli stesso. Questo il primo ed unico intento dei suoi piani reali e perci anche del suo mondo reale. Tutto il resto esiste affinch esista quest'unica realt: l'eterno miracolo dell'amore infinito. E cos Dio, crea colui, che egli pu amare: l'uomo. Lo crea in modo che possa (non che deva !) ricevere l'amore, che lui stesso, e contemporaneamente lo possa e lo debba ricevere quale egli : il miracolo eternamente sorprendente, il dono inatteso ed indebito" (K. Ranher). "L' uomo stato fatto per vedere Dio: a tale scopo Dio fece la creatura, affinch fosse partecipe della sua somoglianza, che consiste nella visione di Lui" (S. Tommaso). Il desiderio di veder Dio dunque nell'uomo, anzi radicalmente l'uomo stesso, e questo non compromette la gratuit dell'amore di Dio, perch solamente per puro dono che ogni persona potr realizzare il desiderio che lo costituisce. * L'uomo dunque 'capace' di tendere alla visione di Dio, non per le sue forze, ma per la grazia di Colui che lo ha creato e redento, lo ha destinato a s e si donato a lui. Questa capacit naturale, quest' apertura dell'essere umano in direzione del Mistero assoluto, voluta dal Creatore come condizione di possibilit dell'elevazione della creatura alla gloria della visione, corrisponde all'idea dell'uomo immagine di Dio (Gen. 1,26 ss.). L' uomo non dovrebbe mai trasformarsi in un idolo, ma sappia incessantemente rimandare alla ulteriorit del Mistero. "L' anima naturalmente capace della grazia: per lo stesso fatto di essere stata creata ad immagine di Dio, capace di Dio per grazia" (S. Tommaso). ---> Queste note sono state liberamente tratte da: - Catechismo della Chiesa Cattolica, pp. 27-31 - B. Forte, L'eternit nel tempo, Edizioni Paoline, pp.112-124 2.3.3. Dio viene incontro all'uomo a) Come si manifesta e si esercita questa capacit dell'incontro con il dono gratuito della presenza amorevole di Dio? Come si configura di conseguenza l'immagine divina nell'uomo in rapporto all'avvento, cio alla venuta, della grazia ? La tradizione credente ha cercato un complesso equilibrio, espresso nella formula: 'gratia non destruit, sed supponit et perfecit naturam', che significa: - la grazia (l'amore gratuito di Dio), - non distrugge (non annienta, non annulla) - ma suppone ( indispensabile presupposto) - e perfeziona (porta a compimento ed in pienezza) - la natura (la vita e la storia dell'uomo). Cerchiamo ora di comprendere le implicazioni di una tale affermazione. * La grazia non distrugge la natura. Questo sta ad indicare che l'interlocutore umano del patto non annientato, ma entra nel Mistero dell'alleanza con Dio in tutta la sua consistenza e la dignit del suo essere.. L'uomo sta davanti all' Eterno come chiamato, avvolto da un Mistero di destinazione originaria e di gratuita elezione: in quanto tale egli anche protagonista, non semplice recettore passivo dell'opera divina in lui. L'uomo non solo 'passivit' di fronte a Dio, ma iniziativa, consistenza, esistenza autonomia, suscitata e rispettata in quanto tale dal gratuito disegno dell'amore divino. L'uomo in tal senso sta davanti al Dio vivente, altro da Dio e perci potenziale amico ed alleato di Dio. Dio, chiama la creatura, suscitata dalla gratuit del suo amore, a essere a sua volta inizio, sorgente di relazione e di vita. La forma dell'immagine divina che qui si affaccia nella natura creata dell'uomo quella del Dio come Padre. Egli la sorgente ultima e perfetta di ogni esistenza, energia e vita, ed imprime la propria immagine nell'uomo che egli stesso ha voluto perch gli stesse dinanzi in un rapporto di vera alterit. * La grazia suppone la natura. La creatura non solo chiamata a stare davanti al Dio vivente, ma ad esercitare un rapporto a Lui d'accoglienza o il rifiuto della libert. Questo lo spazio della libera azione della creatura personale, che pu aprirsi con consapevolezza e responsabilit all'accoglienza del dono di Dio, o pu drammaticamente chiudersi in se stessa, in una presunta autosufficienza davanti al Mistero. Questo l'esercizio effettivo dell'uomo della sua decisione per Dio: finch l' uomo non si 'affida a Dio' egli vive nell'inquietudine e nell'angoscia, che segnano l'esperienza umana finch non si realizzi la piena accoglienza del Dio di ogni bene e di ogni amore. In tal senso l'uomo icona creata del mistero di Colui ( il Figlio ) che nelle relazioni divine l'eternamente aperto ed accogliente davanti al Sorgivit purissima dell' amore e della vita: il Padre. La forma dell'immagine divina che qui si lascia cogliere quella della divina capacit di una libera accoglienza dell'Altro come impronta dell'essere personale del Figlio eterno, in quanto questi nella libert sta davanti al Padre e si lascia amare da Lui. * La grazia perfeziona la natura. Innanzitutto la grazia porta a compimento la natura perch 'il bacio di Dio mortale' rispetto a tutte le presunte autosufficienze dell' uomo. L'incontro con l'avvento inizia sempre con la chiamata alla conversione a Dio e al cambiamento radicale del cuore e della vita. Qui sono comprese tutte le possibili resistenze umane alla grazia e l'inevitabile aspetto di sovversione e di rottura che l'incontro dell'alleanza porta con s. Inoltre, se l'uomo radicalmente desiderio di Dio, l'offerta dell' autocomunicazione divina, lo realizza al pi alto livello dell'aspirazione del suo essere. Il Dio vivente non il concorrente dell'uomo, ma un 'Dio di uomini' che ha creato l'essere personale per la felicit della visione del Suo volto e si rallegra del compimento di questo desiderio profondo della creatura. Infine, l'amore gratuito di Dio sovversivo e sorprendente: il compimento del desiderio il superamento a un livello che il desiderio non avrebbe mai potuto raggiungere. La vita di grazia, di cui il cuore umano pu avere nostalgia, si presenta incomparabilmente pi grande di questa stessa nostalgia, anche se pienamente la sazia. L'uomo non pu contenere in s tutto l'amore che Dio ha per lui. L'incontro d'amore, dove la donazione dei corpi donazione dei cuori, pu essere indicato come l'espressione pi densa di questa reciproca inabitazione dell'agire umano. " Perci, ecco, la attirer a me, la condurr nel deserto e parler al suo cuore.. Ti far mia sposa per sempre, ti far mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore " ( Os 2,16.21 ). In questa attitudine a vivere il 'mistero della nuzialit', la creatura umana si offre come icona dell'eterno mistero della 'nuzialit', che lo Spirito Santo. Come la terza persona divina unisce l'Amante e l'Amato ed insieme li apre al dono comune dell'altro, cos la sua impronta nell'essere creato personale fa s che l'uomo sia radicalmente capace di relazioni dialogali sia con gli altri uomini, che con il Dio vivente. b) Dio rivela il suo disegno di benevolenza. Come si realizza 'concretamente per noi, oggi' questo incontro fra Dio e l'uomo ? Attraverso quali 'modalit e strumenti' ? * Rivelando se stesso, Dio vuole rendere gli uomini capaci di rispondergli, di conoscerlo e di amarlo ben pi di quanto sarebbero capaci da se stessi. "Piacque a Dio nella sua bont e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volont, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono cos resi parteciopi della divina natura" (DV 2). Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all'uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l'eternit in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Ges Cristo, e lo Spirito Santo. Dio si comunica e si rivela agli uomini per farne figli adottivi nel suo unico Figlio. * Il disegno divino della rivelazione si realizza 'con eventi e parole intimamente connessi' e si chiariscono a vicenda. Questo comporta una 'pedagogia divina' particolare: Dio si comunica gradualmente all'uomo, lo prepara per tappe per ricevere la sua Rivelazione che Egli fa di stesso e che culmina nella persona e nella missione del Verbo incarnato, Ges Cristo "Il verbo di Dio pose la sua abitazione fra gli uomini e si fatto Figlio dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volont del Padre" (S.Ireneo). * Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, la parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in Lui dice tutto, e non ci sar altra Parola che quella. "Dio, che aveva gi parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1,1-2). "Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che la sua unica e definitiva parola, ci ha dato tutto in una sola volta in questa sola parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti l'ha detto tutto nel Suo Figlio, donandoci questo tutto che Suo Figlio. Perci chi volesse ancora interrogare il Signore e chidergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perch non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novit" (S. Giovanni della Croce). * Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento ed il suo vigore; infatti attraverso la Sacra Scrittura essa non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che realmente : Parola di Dio. "Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro" (DV 21). Per questo motivo la Chiesa ha venerato le Divine Scritture, come venera il Corpo stesso del Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla Mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo (DV 71). ---> Queste note sono state liberamente tratte da: - Catechismo della Chiesa Cattolica, pp. 32-50 - B. Forte, L' eternit nel tempo, Edizioni Paoline, pp. 125-131 2.3.4. La risposta dell'uomo a Dio * Con la Sua rivelazione "Dioei libri sacri, infatti, il Padre che nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suiNnnnnnnnnnnnnnNNNNNJJJJJUUIUIUYGYGYGYGYGUUYGUYGnnn invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattienne con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con s" (DV 2). La risposta adeguata a questo invito la fede. * Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volont. Con tutto il suo essere l'uomo d il proprio assenso a Dio rivelatore (DV 5). La Sacra Scrittura chiama 'obbedienza della fede' questa risposta dell'uomo a Dio che si rivela. a) Io credo. * Obbedire ('ob-audire') nella fede, sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perch la sua verit garantita da Dio, il quale la Verit stessa. I modelli di questa obbedienza propostoci dalla Scrittura sono Abramo e Maria. * Abramo - 'il padre di tutti i credenti' (Rm 4,11.18). " Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbed partendo per un luogo che doveva ricevere in eredit, e part senza sapere dove andava" (Eb 11,8) (cfr Gen 12,1-4). Per fede soggiorn come straniero e pellegrino nella terra promessa (Gen 23,4). Per fede Sara ricevette la possibilit di concepire il figlio della promessa. Per fede, infine, Abramo offr in sacrificio il suo unico figlio (Eb 11,17). Abramo cos realizza la definizione della fede data dalla lettera agli Ebrei: " la fede fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (Eb 11,1). * Maria - ' Beata colei che ha creduto nell' adempimento delle Parole del Signore' (Lc 1,45). Nella fede Maria accolse l' annunzio e la promessa a Lei portati dall' Angelo, credendo che "nulla impossibile Dio" (Lc 1,37), e dando il proprio consenso "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno Beata. ---> Queste note sono state liberamente tratte dal Catechismo della Chiesa Cattolica, pp. 51-52 b) Credo in... * Per comprendere fino in fondo che cosa significasse dire 'io credo', la tradizione cristiana aveva inteso questa affermazione nei seguenti modi: - fede credere a Dio: adesione obbediente e fiduciosa a Dio che si rivela; - fede credere Dio: conoscenza della verit rivelata; - fede credere in Dio: orientamento e tensione verso il compimento della salvezza. * 'Io credo' significa allora precisamente: fidarsi di Dio che si manifestato agli uomini per mezzo del suo Figlio, Ges Cristo.Credendo a Ges che parla e agisce a nome di Dio, noi dichiariamo in primo luogo di fidarci di lui, ed in secondo luogo di accettare quanto egli ci dice e propone a nome di Dio stesso. Emerge cos la struttura dell'atto di fede che si pu sintetizzare cos: appartiene alla fede - credere a qualcuno: fede come consegna del tutto di s stessi a Dio accolto in Ges Cristo; - credere a qualcosa: fede come complesso di verit da professare vitalmente. * La fede credere a qualcuno. L'atto di fede essenzialmente fiducia, confidenza, abbandono nei confronti di Dio in Ges Cristo, la consegna di s stessi a Dio. Certo non si tratta di una fiducia cieca e irrazionale. L' uomo si fida di Dio, di Cristo, dopo essersi reso conto di 'chi si tratta'. Ci che rende ragionevole il suo atto di fede soprattutto il fatto che Ges risuscitato dai morti. Questo straordinario intervento di Dio garantisce che ci si pu fidare di Ges, che egli l'inviato di Dio, che dietro alle sue parole e azioni ci sta Dio stesso. * La fede credere a qualcosa. Io credo a qualcuno che mi dice qualcosa. Oltre che rapporto di fiducia fra persone, la fede comporta un contenuto di verit da credere e di disposizioni da mettere in pratica. E questo contenuto lo possiamo, anzi lo dobbiamo esprimere mediante la nostre parole nella 'confessione di fede' o 'credo'. Troviamo, sin dall'inizio della chiesa, delle confessioni o professioni di fede molto sintetiche come questa: Ges morto in croce per i nostri peccati, Ges il Signore, Dio ha risuscitato il Cristo dai morti. Il fatto che la fede abbia un contenuto sta ad indicare che il nostro credere non un'esperienza soggettivistica, non puro sentimento, e neppure una vaga esperienza religiosa. La fede si riferisce a delle realt oggettive, che stanno al di fuori di noi e che noi accettiamo perch ci vengono annunciate come una 'buona novella' che arreca gioia e salvezza. In sintesi: la fede innanzituto una adesione ed una relazione/rapporto personale dell'uomo con Dio nel quale tutto l'uomo coinvolto in tutte le sue dimensioni; al tempo stesso ed inseparabilmente, l'assenso libero a tutta la verit che Dio ha rivelato. * "Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza" (Rm 10,10). La salvezza intesa come liberazione dal peccato, dalla sofferenza, dalla morte e come rapporto filiale e di comunione con Dio e con gli altri uomini possiamo riceverla solo da un Altro, cio da Dio stesso. Nella fede riconosciamo innanzitutto che la salvezza dono, e professiamo che tale dono giunge a noi da parte di Dio per mezzo di Cristo e del suo Spirito. Se la fede fosse solo una nostra esperienza soggettiva, qualcosa che proviene solo da noi e dal nostro sentire, essa non potrebbe essere l'inizio ed il fondamento sul quale riposa la nostra salvezza. ---> queste note sono state liberamente tratte da - Ardusso - Brambilla , Il credo, Editrice LDC, pp.11-13 - Io credo, Diagrup n 49, Editrice LDC, pp 12-13 c) Noi crediamo. * La fede un atto personale: la fede per non un atto isolato. Nessuno pu credere da solo, cos come nessuno pu vivere da solo. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Ges e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri. * 'Io credo' la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto nel suo Battesimo. 'Noi crediamo' la fede della Chiesa confessata nell'assemblea liturgica dai credenti riuniti. E' innanzitutto la Chiesa che crede, e cos nutre e sostiene la mia fede. E' innanzitutto la Chiesa che ovunque confessa il Signore, e con essa e in essa, anche noi siamo trascinati e condotti a confessare 'io credo', 'noi crediamo'. Dalla Chiesa riceviamo la fede e la vita nuova in Cristo mediante il Battesimo. "Noi crediamo la Chiesa come madre della nostra nuova nascita, e non nella Chiesa come se essa fosse l'autrice della nostra salvezza" (Fausto di Riez). "Questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, la conserviamo con cura, perch, sotto l'azione dello Spirito Santo, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene" (S. Ireneo di Lione). ---> Queste note sono state liberamente tratte dal Catechismo della Chiesa Cattolica, pp. 57-59 2.4. CONCLUSIONE Credere fidarsi di qualcuno, assentire alla chiamata dello Straniero che invita, rimettere la propria vita nelle mani di un Altro, perch sia Lui ad esserne l'unico, vero Signore. In definitiva potremo delineare tre tratti caratteristici per dire 'credere - aver fede': a) Credere significa 'cor dare': dare il cuore. Cio rimetterlo incondizionatamente nelle mani di un Altro, di Dio: crede chi si lascia far prigioniero dell'invisibile Dio, chi accetta di essere posseduto da Lui nell'ascolto obbediente e nella docilit del pi profondo del cuore. Fede resa, consegna, abbandono, non possesso, garanzia, sicurezza. Chi crede cammina nella notte, pellegrino verso la luce. b) "Credere significa stare sull'orlo dell'abisso oscuro, e udire una voce che grida: gettati, ti prender fra le braccia !" (S. Kierkegaard). Ed sull'orlo di quell'abisso che si affacciano le domande inquitanti: se invece di braccia accoglienti ci fossero soltanto rocce laceranti ? e se oltre il buio ci fosse ancora nient'altro che il buio del nulla ? Credere resistere e sopportare il peso di queste domande: non pretendere segni, ma offrire segni d'amore all'invisibile Amante che chiama. c) Credere abbracciare la Croce della sequela. Non quella comoda e gratificante che avremmo voluto, ma quella umile ed oscura che ci viene donata, per completare in noi "ci che manca alla passione di Cristo, a vantaggio del suo corpo, la Chiesa" (Col 1,24). Crede chi confessa l'amore di Dio nonostante l'inevidenza dell'amore; crede chi spera contro ogni speranza; crede chi accetta di crocifiggere le proprie attese sulla croce di Cristo. Alla fede ci si avvicina con timore e tremore togliendosi i calzari (Es 3), disposti a riconoscere un Dio che non parla nel vento, nel fuoco o nel terremoto, ma nell'umile brezza leggera (1 Re 19,11-13). Signore, io credo: aumenta la mia fede ! Tu conosci il mio cuore, Tu vedi la paura che in me, di affidarmi perdutamente a te. Tu sai come il desiderio di gestirmi da solo la vita sia in me cos forte, da farmi troppe volte fuggire da te ! Eppure, io credo: davanti a Te sta il mio desiderio e la mia debolezza. Orienta quello, sostieni questa, aiutandomi a far naufragare in Te ogni mio sogno e attesa e progetto, per fidarmi di Te e non di me e delle presunte evidenze di questo mondo che passa. F che io sappia lottare con Te: ma non permettere che io vinca ! Signore della mia paura e della mia attesa, del mio desiderio e della mia speranza, aumenta, Ti prego, la mia fede ! ---> Queste note sono state tratte liberamente da: B. Forte, Piccola introduzione alla fede, Edizioni Paoline pp. 18-21. 2.5. UNA VITA CHE PARLA: D. Bonhoeffer Nato a Bratislava il 4 febbraio 1906. Pastore luterano, animatore della Chiesa confessante che rappresentava la resistenza evangelica contro il nazismo, professore di teologia a cui il nazismo stesso aveva vietato d' insegnare, predicare e scrivere. Bonhoeffer fu arrestato dalla Gestapo il 5 Aprile del 1943 e impiccato a Flossemburg il 9 Aprile 1945 (con lui furono uccisi un fratello e due cognati). Aveva 39 anni. La sua breve esistenza ha arricchito il cristianesimo contemporaneo di una testimonianza, nel vero senso del 'martirio'. 'Testimone di Ges Cristo tra i suoi fratelli', scritto sul luogo della sua morte. Ebbe il destino di vivere letteralmente quello che predicava, 'di seguire Cristo fino dentro la morte'. "Spesso mi chiedo perch un 'istinto cristiano' mi spinga frequentemente verso le persone non-religiose piuttosto che verso quelle religiose, e ci assolutamente con l'intenzione di fare il missionario, ma potrei quasi dire 'fraternamente'. Mentre davanti alle persone religiose spesso mi vergogno a nominare il nome di Dio - perch in codesta situazione mi pare che esso suoni in qualche modo falso, e io stesso mi sento un p insincero (particolarmente brutto quando gli altri cominciano a parlare in termini religiosi; allora ammutolisco quasi del tutto, e la faccenda diventa per me in certo modo soffocante e sgradevole) - davanti alle persone non-religiose in certe occasioni posso nominare Dio in piena tranquillit e come se fosse una cosa ovvia. Le persone parlano di Dio quando la conoscenza umana (qualche volta per pigrizia mentale) arrivata alla fine o quando le forze umane vengono a mancare - e in effetti quello che chiamano in campo sempre il deus ex machina (un qualcuno che risolva tutti i problemi), come soluzione a problemi insolubili, oppure come forza davanti al fallimento umano; sempre dunque sfruttando la debolezza umana o di fronte ai limiti umani. Questo riesce sempre e soltanto finch gli uomini con le loro proprie forze non spingono i limiti un p pi avanti, e il Dio inteso come deus ex machina non diventa superfluo; per me il discorso sui limiti umani diventato assolutamente problematico (sono ancora oggi autentici limiti la morte, che gli uomini quasi non temono pi; e il peccato, che gli uomini quasi non comprendono ?); mi sembra sempre come se volessimo soltanto timorosamente salvare un p di spazio a Dio; - io vorrei parlare di Dio non ai limiti, ma al centro, non nelle debolezze, ma nella forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell' uomo. Raggiunti i limiti, mi pare meglio tacere e lasciare irrisolto l' irrisolvibile. La fede nella risurrezione non la 'soluzione' al problema della morte. L' 'aldil' di Dio non l'aldil delle capacit della nostra conoscenza!... E' al centro della nostra vita che Dio aldil. La chiesa non sta l dove vengono meno le capacit dell'uomo, ai limiti, ma sta al centro del villaggio...". (lettera del 30 Aprile 1944) 3. 2 INCONTRO IN QUALE DIO CREDIAMO ? 3.1. LA PROVOCAZIONE Il primo articolo della fede cristiana riguarda Dio: 'io credo in Dio'. Cos comincia il credo. Oggi, la parola 'Dio' suscita reazioni diverse, talora opposte, da parte di chi lo pronuncia e lo ascolta. La parola abusata in molti modi. "Dio la pi carica di tutte le parole umane. Nessuna cos insudiciata e cos lacerata... Le generazioni umane hanno buttato su questa parola il peso della loro esistenza piena di angoscia e l'hanno calpestata: essa giace nella polvere e porta su di s il peso di tutti quanti" (M. Buber). Ma Dio stato anche il nome col quale gli uomini, nell'invocazione e nella preghiera, si sono rivolti a un 'Tu' capace di comprenderli. "Non stata forse consacrata per tutte le generazioni e per tutti i tempi questa parola 'Dio', questa parola dell'invocazione che diventata un nome ? Noi non possiamo purificare la parola 'Dio', n possiamo conferirle la sua pienezza. Possiamo per sollevarla da terra, insudiciata e sfigurata, e innalzarla in un'ora di grande angoscia" (M. Buber). Vi indichiamo alcune piste pro-vocatorie che vi aiuteranno ad introdurvi nella questione: in quale Dio credi ? 3.1.1. Prima pista Si potrebbero provocare i giovani su queste 'affermazioni comuni': un recente sondaggio rileva che il 79,4% dei giovani italiani dicono di credere in Dio, il 7,8% si definisce agnostico ( non si pronuncia sull'esistenza di Dio ), i 3,9% sono indifferenti, il 2,9% si dichiara ateo convinto, il resto non s. E' vera e reale questa analisi ? hanno detto il falso ? in quale Dio credono ? solo un 'essere superiore' ? un Dio fatto a 'propria immagine e somiglianza ? a propria misura ? un Dio rassicurante e tappabuchi ? pi o meno, non si fa un p di confusione e si ritiene che Dio, Allah, Buddha, Maometto, Gandhi, siano la stessa cosa ? 3.1.2. Seconda pista Oppure si potrebbe partire da queste domande: * 'Dio': quali immagini, sentimenti, riflessioni suscita in te questa parola ? usi spesso questa parola? in quali situazioni ? perch ? * Per te Dio soltanto una consolazione o un'illusione nei momenti neri ? E' forse un concorrente della tua libert ? Oppure una persona viva con la quale dialoghi, alla cui presenza vivi la tua giornata ? * Dio, il Padre di Ges Cristo, per te l'unico Dio ? Oppure una divinit che onori accanto ad altri idoli come il tuo 'io', la ricchezza, il potere, il comodo...? * Cosa fai per conoscere sempre meglio il 'volto' di Dio, cos come lo ha rivelato Ges ? 3.1.3. Terza pista Oppure si pu analizzare il rinnovamento delle promesse battesimali fatte nella notte di Pasqua (il sabato santo) per scorgere in quale Dio crediamo. Non un Dio come tanti altri, ma ha delle 'caratteristiche e qualit' ben precise. Rinunziate al peccato, per vivere nella libert dei figli di Dio ? Rinunzio. Rinunziate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato ? Rinunzio. Rinunziate a Satana, origine a causa di ogni peccato ? Rinunzio. Credete in Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra ? Credo. Credete in Ges Cristo, suo unico figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, mor e fu sepolto, risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre ? Credo. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna ? Credo. Si potrebbe concludere questo primo momento con la lettura di questo testo significativo per far comprendere che talvolta, crediamo ad una 'falsa idea ed immagine' di Dio. Il card. Maximos IV, l'anziano patriarca orientale ebbe a dire: "molti atei non credono in un Dio in cui anch'io non credo". "Questo scritto la mia parola di fede semplice e onesta per i miei amici non credenti. S, io non creder mai in: il, Dio che 'sorprenda' l'uomo in un peccato di debolezza. Il Dio che condanni la materia. Il Dio incapace di dare una risposta ai problemi gravi di un uomo sincero e onesto che dice piangendo:'non posso'. Il Dio che ami il dolore. Il Dio che metta la luce rossa alle gioie umane. Il Dio che sterilizza la ragione dell'uomo. Il Dio che benedica i nuovi Caini dell'umanit. Il Dio mago e stregone. Il Dio che si faccia temere. Il Dio che non si lasci dare del tu. Il Dio nonno di cui si possa abusare. Il Dio che si faccia monopolio di una Chiesa, di una razza, di una cultura, di una casta. Il Dio che non abbia bisogno dell'uomo. Il Dio lotteria con cui si vinca solo a sorte. Il Dio arbitro che giudichi sempre col regolamento alla mano. Il Dio solitario. Il Dio incapace di sorridere di fronte a molte monellerie degli uomini. Il Dio che 'giochi' a condannare. Il Dio che 'mandi' all'inferno. Il Dio che non sappia aspettare. Il Dio che esiga sempre dieci agli esami. Un Dio capace di essere spiegato da una filosofia. Il Dio che adorano quelli che sono capaci di condannare un uomo. Il Dio incapace di amare quello che molti disprezzano. Il Dio incapace di perdonare tante cose che gli uomini condannano. Il Dio incapace di redimere la miseria. Il Dio incapace di capire che i 'bambini' debbono insudiciarsi e sono smemorati. Il Dio che impedisca all'uomo di crescere, di conquistare, di trasformarsi, di superarsi fino a farsi 'quasi un Dio'. Il Dio che esiga dall'uomo, perch creda, di rinunciare a essere uomo. Il Dio che non accetti una sedia nelle nostre feste umane. Il Dio che capito soltanto dai maturi, i sapienti, i sistemati. Il Dio che non temuto dai ricchi alla cui porta sta la fame e la miseria. Il Dio capace di essere accettato e compreso dagli egoisti. Il Dio onorato da quelli che vanno a messa e continuano a rubare e a calunniare. Il Dio asettico, elaborato in un gabinetto scientifico da tanti teologi e canonisti. Il Dio che non sappia scoprire qualcosa della sua bont, della sua essenza l dove vibra un amore per quanto sbagliato. Il Dio a cui piaccia la beneficenza di chi non pratica la giustizia. Il Dio per cui il medesimo peccato compiacersi alla vista di due belle gambe, distrarsi nelle preghiere, calunniare il prossimo, frodare del salario gli operai o abusare del potere. Il Dio che condanni la sessualit. Il Dio del 'me la pagherai'. Il Dio che si penta qualche volta di aver regalato la libert all'uomo. Il Dio che preferisca l'ingiustizia al disordine. Il Dio che si accontenti che l'uomo si metta in ginocchio anche se non lavora. Il Dio muto e insensibile nella storia di fronte ai problemi angosciosi della umanit che soffre. Il Dio a cui interessino le anime e non gli uomini. Il Dio morfina per il rinnovamento della terra e speranza soltanto per la vita futura. Il Dio che crei discepoli che disertano i compiti del mondo e sono indifferenti alla storia dei loro fratelli. Il Dio di quelli che credono di amare Dio, perch non amano nessuno. Il Dio che difeso da quanti non si macchiano mai le mani, non si affacciano mai alla finestra, non si gettano mai nell'acqua. Il Dio a cui piacciano quelli che dicono sempre: 'tutto va bene'. Il Dio di quelli che pretendono che il sacerdote cosparga di acqua benedetta i sepolcri imbiancati delle loro sporche manovre. Il Dio che predicano i preti che credono che l'inferno pieno e il cielo quasi vuoto. Il Dio dei preti che pretendono che si possa criticare tutto e tutti all'infuori di loro. Il Dio che giustifichi la guerra. Il Dio che ponga la legge al di sopra della coscienza. Il Dio che sostenga una chiesa statica, immobile, incapace di purificarsi, di perfezionarsi e di evolversi. Il Dio dei preti che hanno risposte prefabbricate per tutto. Il Dio che neghi all'uomo la libert di peccare. Il Dio che non continui a scomunicare i nuovi farisei della storia. Il Dio che non sappia perdonare qualche peccato. Il Dio che preferisca i ricchi. Il Dio che 'causi' il cancro, che 'invii' la leucemia, che 'renda sterile' la donna o che 'si porti via' il padre di famiglia che lascia cinque creature nella miseria. Il Dio che possa essere pregato solo in ginocchio, che si possa incontrare solo in chiesa. Il Dio che accetti e dia per buono tutto ci che i teologi dicono di lui. Il Dio che non salvi quanti non lo hanno conosciuto ma lo hanno desiderato e cercato. Il Dio che 'mandi' all'inferno il bambino dopo il suo primo peccato. Il Dio che non dia all'uomo la possibilit di potersi condannare. Il Dio per cui l'uomo non sia la misura di tutto il creato. Il Dio che non vada incontro a chi lo ha abbandonato. Il Dio incapace di far nuove tutte le cose. Il Dio che non abbia una parola diversa, personale, propria per ciascun individuo. Il Dio che non abbia mai pianto per gli uomini. Il Dio che non sia la luce. Il Dio che preferisca la purezza all'amore. Il Dio insensibile di fronte a una rosa. Il Dio che non possa scoprirsi negli occhi di un bambino o di una bella donna o di una madre che piange. Il Dio che non sia presente dove vibra l'amore umano. Il Dio che si sposi con una politica. Il Dio di quanti pregano perch gli altri lavorino. Il Dio che non possa essere pregato sulle spiagge. Il Dio che non si riveli qualche volta a colui che lo desidera onestamente. Il Dio che distrugga la terra e le cose che l'uomo ama di pi invece di trasformarle. Il Dio che non abbia misteri, che non fosse pi grande di noi. Il Dio che per renderci felici ci offra una felicit separata dalla nostra natura umana. Il Dio che annichilisca per sempre la nostra carne invece di risuscitarla. Il Dio per cui gli uomini valgono non per ci che sono ma per ci che hanno, che rappresentano. Il Dio che accetti come amico chi passa per la terra senza far felice nessuno. Il Dio che non possegga la generosit del sole che bacia quanto tocca, i fiori e il concime. Il Dio incapace di divinizzare l'uomo facendolo sedere alla sua tavola e dandogli la sua eredit. Il Dio che non sappia offrire un paradiso in cui noi ci sentiamo fratelli e in cui la luce non venga solo dal sole e dalle stelle ma soprattutto dagli uomini che amano. Il Dio che non sia l'amore e che non sappia trasformare in amore quanto tocca. Il Dio che abbracciando l'uomo gi qui sulla terra non sappia comunicargli il gusto, la gioia, il piacere, la dolce sensazione di tutti gli amori umani messi insieme. Il Dio incapace di innamorare l'uomo. Il Dio che non si sia fatto vero uomo con tutte le sue conseguenze. Il Dio che non sia nato dal ventre di una donna. Il Dio che non abbia regalato agli uomini la sua stessa madre. Il Dio nel quale io non possa sperare contro ogni speranza. S, il mio Dio l'altro Dio". ( Juan Arias ) 3.2. IL CONFRONTO CON LA PAROLA DI DIO Vi proponiamo un percorso biblico che evidenzia, attraverso l'esperienza dei primi credenti ( gli apostoli e le comunit cristiane ) qual' il nucleo essenziale della fede. Si possono accostare i seguenti testi evangelici e dopo domandarsi ( come nell'unit precedente ) CREDERE E'.... - Il dubbio di Tommaso: Gv 20,24-29 - l'amore di Pietro: Gv 21,15-23 - i primi credenti: At 2,14-36 - la fede della comunit cristiana: 2,42-48 3.3. L'APPROFONDIMENTO Dopo aver suscitato l'interesse ed il dibattito attorno a tale questione, opportuno evidenziare quanto segue. 3.3.1. Indifferenza o rifiuto nei confronti di Dio. La societ moderna caratterizzata dall'ateismo di massa e da una diffusa indifferenza nei confronti di Dio. * Alcuni ritengono che Dio sia diventato inutile e non abbia pi nessuna funzione da svolgere nel mondo: lo avrebbero spodestato dal suo trono i progressi della scienza e della tecnica. * Per altri, Dio semplicemente un'illusione che l'uomo si fabbrica per spiegare le cose che ancora ignora, per essere consolato dal dolore, per dare forma ai suoi desideri e ai suoi ideali, per sfuggire alle sue responsabilt e alle sue paure. * Per altri ancora Dio va negato perch, qualora esistesse l'uomo sarebbe privato della sua libert. * Altri, infine, rifiutano Dio in nome di tutto il male, il dolore e la sofferenza esistenti nel mondo, perch altrimenti non permetterebbe una cosa simile, oppure un Dio cattivo che vuole il male dell'uomo, oppure incapace di porre fine alla sofferenza degli uomini e quindi non Dio. 3.3.2. Si accoglie o si rifiuta un 'certo' Dio. C' chi crede e chi non crede. Dobbiamo chiderci: qual il Dio nel quale alcuni dicono di credere, e qual il Dio che altri rifiutano ? Domandiamoci: chi neghiamo, il vero Dio, oppure 'l'idea' di Dio che noi ci siamo fatta ? In ogni caso Dio rimane una sfida permanente per la coscienza critica dell'uomo, una sfida da accogliere sino in fondo, senza imboccare facili scorciatoie o soluzioni di comodo. 3.3.3. Il Dio dei cristiani il Dio di Ges Cristo. Il cristiano non professa di credere in un Dio qualsiasi, frutto magari della nostra immaginazione e del nostro desiderio. Il cristiano crede il quel Dio di cui ha parlato Ges Cristo. "Noi non conosciamo Dio che per mezzo di Ges Cristo" (B. Pascal). "Il Figlio di Dio, che presso il Padre, lui lo ha rivelato "(Gv 1,18), "chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv. 14,9). 3.3.4. Il Dio di Ges Cristo il Dio della storia e degli uomini. Dio soprattutto colui che ha guidato la storia d'Israele, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non dunque un Dio generico della natura, ma colui che, tramite Ges, si lascia coinvolgere nelle gioie e nelle sofferenze degli uomini. Per i primi cristiani, Dio il Padre di Ges Cristo, colui che ha risuscitato Ges dai morti. Dunque un Dio della storia, e tuttavia "abita una luce inaccessibile, e nessuno fra gli uomini ha mai visto n pu vedere" (1 Tm 6,16). 3.3.5. Ges ci libera dalle false immagini di Dio. Egli ci presenta un Dio che non esattamente la continuazione delle nostre rappresentazioni e dei nostri progetti. * E' un Dio che prende su di s la debolezza ed il peccato degli uomini. E' un Dio che non disdegna di consegnarsi per amore, fino alla morte di croce. Proprio per questo rappresenta uno scandalo per la saggezza umana. * Ges presenta inoltre un Dio che sta dalla parte degli uomini ultimi, degli oppressi, dei deboli di questo mondo. Dio uno che ricerca con amore i peccatori, i poveri, gli umili. 3.3.6. Dio amore. a) "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perch l'amore da Dio: chiunque ama generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio perch Dio amore" (1 Gv 4,7-8). Per il cristiano credere in Dio non significa semplicemente pensare che Dio esista, ma molto pi fortemente equivale a confessare con le labbra e col cuore che Dio Amore. E questo vuol dire riconoscere che Dio non solitudine: per amare bisogna essere almeno in due, in un rapporto cos ricco che sia aperto all'altro. Dio Amore comunione di Tre, L'Amante, l'Amato e l'Amore ricevuto e donato: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dio uno in Tre Persone in una comunione cos grande che sono Uno nell'amore, ed insieme intessuta di relazioni cos reali, che essi sono veramente Tre nel dare e nel ricevere, nell'incontrarsi e nell'aprirsi all'amore. In rapporto alla nostra vita ed alla nostra storia, credere nel Dio Amore significa esser certi che nessuno di noi un numero davanti all'eterno; uno ad uno noi siamo conosciuti ed amati di amore infinito dal Padre, sorgente di ogni amore, per il Figlio, fattosi uomo per amore nostro, nello Spirito Santo, che rende presente la carit di Dio nei nostri cuori. b) "In questo si manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo perch noi avessimo la vita per Lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma Lui che cha ha amato noi e ha mandato il Suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv. 4,9-10). Ecco la rivelazione dell'Infinito Amore: Dio soffre per amore nostro; Dio fa suo il nostro dolore e non ci lascia soli nella notte oscura della sofferenza. Se il Padre ha tenuto fra le sue braccia l'Abbandonato de Venerd Santo, terr fra le sue braccia tutti noi, qualunque sia la storia di peccato, di dolore e morte dalla quale noi proveniamo. Il vangelo della Croce dice a tutti ed a ciascuno "Ti ho amato di un amore eterno" (Ger 31,3). Ai piedi della croce scopriamo che Dio Amore verso di noi e che Amore in se stesso ! I cristiani non credono solo che Dio esiste: essi confessano il Dio personale, un Dio che ci ama di un amore sempre nuovo e personalizzato. Non in un Dio giuduce, ma in un Dio che mostra il suo volto nell'umilt e nella vergogna del Venerd Santo. Si mostra a noi con la tenerezza e la debolezza dell'infinito amore. Il Dio della Croce il Dio della cariit, che ama di amore personale, perch amore personale... c) La croce ci offre il volto della Trinit, come quello del Dio che Amore ! * In quanto Amore, Dio innanzitutto il Padre: l'eterna sorgente dell'amore, il principio senza principio della carit, la gratuit senza fine. Dio non si stancher mai di amarci ! 'Quando ami non dire ho Dio nel cuore; ma piuttosto: sono nel cuore di Dio' (K. Gibram). E' Lui che ci contagia l' amore. E' Lui che inizia in noi quello che noi saremo in grado e capaci di iniziare. Amandoci Egli ci rende capaci di amare: amati cominciamo ad amare, suscita in noi la storia dell'amore, comunicandoci al sua gratuit. * Se il Padre l'eterno Amante, il Figlio l'eterno Amato: colui che da sempre si lasciato amare. Il Figlio ci fa capire che non divino solo l'amare: divino anche il lasciarsi amare, il ricevere amore. Non divina solo la gratuit: divina anche la gratitudine. Il Figlio l'accoglienza eterna, Colui che dice sempre di s all'Amore, l'obbedienza vivente dell'Amore. Diveniamo icona del Figlio nell'accoglienza dell'Amore. * Nel dialogo tra l'Amante e l'Amato lo, Spirito colui che unisce e che libera. Lo Spirito il vincolo dell'Amore eterno fra l'Amante e l'Amato: la pace e l'unit dei due. Perci quando lo Spirito entra in noi ci unisce in noi stessi, riconciliandoci e ci unisce a Dio e agli altri. Ci dona il linguaggio della comunione. Il Paraclito l' "estasi di Dio", Colui che spezza il cerchio dell'Amore e viene a realizzare nell'eternit divina la verit che 'amare non significa stare a guardarsi negli occhi, ma gurdare insieme verso la stessa direzione' (A. de Sait-Exupery). Lo Spirito non solo unisce l'Amante e l'Amato, ma fa 'uscire' Dio da s: il dono e la libert della vita divina. La fede nel Dio Uno in Tre Persone non una complicazione o un 'di pi' del cristianesimo, ma il suo centro ed il suo cuore, perch traduce la certezza che Dio Amore, in s stesso e verso di noi: non forse questa la buona notizia, l'unica che dovremo annunziare al mondo intero ? Dio Tre volte Santo, Trinit d'Amore, fa che io confessi con le labbra e con il cuore l'infinita bellezza dell'eterna storia del Tuo divino amare. Ti riconoscer Padre, eterno Amante, da cui proviene ogni dono perfetto. Ti confesser Figlio, Amato che tutto riceve e tutto dona. Ti adorer Spirito Santo, Insieme con l'Amante e con l'Amato, come amore ricevuto e donato, vincolo della carit eterna ed estasi dell'eterno Amore. In Te vorr nascondermi, per essere per sempre perdutamente amato e alla Tua scuola imparare ad amare. ---> Queste note sono state liberamente tratte da: - Ardusso - Brambilla, Il credo, Edizioni LDC, pp. 21-26 - B. Forte, Piccola introduzione alla fede. Edizioni Paoline, pp. 23-28 4. UNA STORIA CHE PARLA: * S. Caterina da Siena Caterina da Siena, l'illetterata (cio analfabeta - i suoi testi sono stati scritti da una sua consorella -) nel suo breve arco di vita (1347 - 1380) stup i 'grandi' della terra. Caterina si relaziona con persone di ogni rango e professione: religiosi e religiose, artisti, ecclesiastici, politici e regnanti. Lei, non ha timori. Ha solo la coscienza di essere chiamata ad una missione speciale: portare unit nella Chiesa e pace al mondo. Donna, laica, mantellata dell'ordine domenicano, vive l'epoca medievale del tramonto dei prerstigi papale e dell'impero. In Italia, dove regnano le signorie, vige una certa anarchia politica. Il papato ridotto alla 'cattivit avignonese'. A Caterina preme la riforma della Chiesa e riportare la sede pontificia, del 'dolce Cristo in terra', a Roma. Si batter sino alla fine per questa causa. Gregorio XI, infatti, riuscir a tornare a Roma nel 1377. Il 4 ottobre 1970, l'illetterarta stata proclamata dottore universale della Chiesa da Paolo VI, insieme a Teresa d'Avila, per la sua vita e la sua dottrina, impregnata di 'teologia trinitaria' vissuta, pi che patinata di sistemi espositivi. Invocazione alla Trinit "Potenza del Padre eterno, aiutami; sapienza del Figliolo, illumina l'occhio dell'intelletto mio; clemenza dolce dello Spirito Santo, infiamma e unisci il cuore mio a te. Confesso, o Dio eterno, che la tua potenza potente e forte a liberare la chiesa e il popolo tuo e trarlo dalle mani del demonio e cessare la persecuzione della santa chiesa, e a me dare vittoria e fortezza contro i nemici miei. Confesso che la sapienza del Figliolo tuo, che una cosa con te, pu illuminare l'occhio dell'intelletto mio e quello del popolo tuo e levare le tenebre della dolce sposa tua (la chiesa). Confesso ancora, dolce eterna bont di Dio, che la clemenza dello Spirito Santo e infuocata tua carit, vuole infiammare e unire il cuore mio in te e i cuori di tutte le creature che hanno in loro ragione. Dunque, ti costringo, tu sai e puoi e vuoi, la potenza di te, Padre eterno, la sapienza dell'unigenito tuo Figliolo per il tuo sangue prezioso, e la clemenza dello Spirito Santo, fuoco e abisso di carit, che tu faccia misericordia al mondo intero e renda il calore della carit con pace ed unione nella santa Chiesa. Ti prego, che l'infinita tua bont ti costringa a non chiudere l'occhio della tua misericordia. Ges dolce, Ges amore". (Orazione 24) A immagine della Trinit "O Trinit eterna, una Deit! Tu Deit, una essenza in tre persone, tu sei una vite che hai tre palmiti, sia lecito che cos ti immagini. Tu hai fatto l'uomo ad immagine e a soniglianza tua ci che si assimigli alla tua trinit e alla tua unit. Per la memoria si assomiglia al Padre, a cui si attribuisce la potenza. Per l'intelletto si assomiglia e si unisce al Figliolo, a cui si attribuisce la sapienza. E per la volont si assomiglia e si unisce allo Spirito Santo, a cui si attribuisce la clemenza e che amore del Padre e del Figliolo.(...) Il Padre il principio dal quale procede ogni cosa, non solamente le cose create. La potenza dell'intelletto nel Figliolo Verbo, intendendo tutto l'ordine di ridurre le cose create a suo fine, il quale il medesimo principio ordinato dalla sapienza del verbo. La qual cosa, affinch apparisse pi pienamente, il Verbo si fatto carne ed ha abitato in noi. Attraverso le sue opere si fatto via per andare e via per la quale eravamo creati. Hai congiunto la volont allo Spirito Santo" (...). (Orazione 23) * Elisabetta della Trinit Elisabet Catez naqcue presso Bourges nel 1880. A quattordici anni si consacr a Dio con voti privati. Brillante pianista, nel 1901 decise di entrare nel Carmelo di Digione, dove, colpita dal morbo di Addison, mor a soli 26 anni nel 1906. Fu proclamata Beata nel 1984. Proponiamo qui la celebre preghiera alla Trinit. O mio Dio, Trinit che adoro, aiutami a dimenticarmi interamente per stabilirmi inTe, immobile e quieta come se la mia anima fosse gi nell'eternit. Che nulla possa turbare la mia pace n farmi uscire da Te, o Mio immutabile, ma che ogni istante mi porti pi lontano, nella profondit del Tuo Mistero. Pacifica la mia anima, fanne il Tuo cielo, la Tua dimora amata ed il luogo del tuo riposo. Che io non Ti lasci mai solo, ma che sia l tutta intera, tutta desta nella mia fede, tutta adorante, tutta abbandonata alla tua azione creatrice. O mio Cristo amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il Tuo cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti... fino a morirne! Ma sento la mia impotenza e ti chiedo di 'rivestirmi di Te', di identificare la mia anima a tutti i movimenti della Tua anima, di sommergermi, d'invadermi, di sostituirti a me. Affinch la mia vita non sia che irradiazione della Tua. Vieni in me come Adoratore, come Riparatore, come Salvatore. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la vita ad ascoltarti, voglio farmi tutta docilit per imparare tutto da Te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissarti sempre e restare sotto la grande luce; o mio Astro amato, affascinami perch io non posso pi uscire dallo splendore dei Tuoi raggi. O Fuoco consumante, Spirito d'amore, 'scendi sopra di me', affinch si faccia nella mia anima come un'incarnazione del Verbo: che io sia per Lui un'umanit aggiunta nella quale egli rinnovi tutto il Suo Mistero. E tu o Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, 'coprila della Tua ombra' e non vedere in lei che il 'Diletto nel quale hai posto tutte le tue compiacenze'. O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensit in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda. Seppellitevi in me perch io mi seppellisca in voi, in attesa di venir a contemplare nella vostra luce l'abisso delle vostre grandezze. (21 Novembre 1904)