5^ UNITA' TEMATICA AMEN: UN QUARTO COMMENSALE Dall'icona si sprigiona un appello pressante: "Siate uno come noi". Il nostro accesso alla Trinit possibile solo per davanti, perch dietro, le ali costituiscono una insormontabile barriera. Ma, davanti troviamo subito un calice (il calice verde tra i piedi degli angeli laterali), e poi un altro...un altro...un altro... Il calice significa vita offerta, donata, spesa per gli altri. In parole semplici: il nostro accesso alla Trinit possibile solo se anche la nostra persona s'impegna a diventare una relazione d'amore. Le Tre Persone in Dio non sono altro che Relazioni d'Amore: "Dio Amore" (1 Gv 4,8). L'egoismo la barriera insormontabile che ci preclude la strada al Dio-Amore. "Per Loro, donare tutto ci che sono: felicit indicibile! Sofferenza per l'uomo di condividere solo ci che ha! Sar sempre necessario che egli si fermi alla soglia della comunione?" (D. Ange). O Voi, i Tre Visitatori, voi sembrate aspettare qualcuno: ci sarebbe un quarto commensale? La vostra felicit sarebbe incompleta, fintantoch resta vuoto questo posto? La vostra comunione ci sembrava d'una tale pienezza, la vostra gioia d'una tale intimit... Ma allora... chi potete aspettare? Chi dunque avete invitato questa sera? Tu che contempli, qui ed ora, sei tu l'invitato! Questo posto, eccolo vuoto per te. Da sempre ti aspetta. Da sempre Loro ti aspettano. Un solo posto libero: come se tu fossi l'unico al mondo, tanto tu hai valore ai loro occhi, (Is 43,4) tanto, per loro, tu conti! Loro offerta, loro desiderio: non avere pi segreti per te, tu, il servo, ascoltando il Figlio parlare di suo Padre (Zc 13,6/2) ne sei diventato amico. (Gv 15,15) Di quelle vedette, sui baluardi della citt, riconosci tu la voce? Chi si lasciato semplificare il cuore (Prv 9,4) passi per di qua. Chi ha sete, venga qui ad attingere, gi scorre il vino nuovo sulle colline. Guarda, ma guarda dunque: la porta aperta, il giardino offerto, la sala illuminata, la tavola imbandita. Non senti la musica e le danze? (Lc 15,25) Tutto pronto, vieni alla festa, (Lc 23,49) perch rimandare a domani? Perch restare a distanza, seguendo da lontano? Di una vicinanza tanto ardente, avresti paura? Questa festa di fuoco non ha qualcosa di nuziale? Ma per chi dunque il Re celebra le nozze? Agli occhi di chi indica egli la coppa? E per chi il Diletto si vestito di porpora? E per chi l'albero si inclinato cos in basso? Per chi, se non per te? S, per te che guardi, che ascolti. Chiunque tu sia, qualsiasi siano le ferite nel tuo cuore, le rughe sul tuo volto, le nebbie nei tuoi occhi. Allora, vieni a sederti qui, in mezzo ai Tre. Sei tu l'atteso, il desiderato e, gi... l'accolto. Allora, se tu non hai declinato l'invito, vieni, entra guarda: Davanti a te, una tavola. All'unica via d'accesso, nessun'altra uscita. Non si pu raggiungere l'Angelo in Faccia, senza attraversarla. Nessun mezzo per aggirarla. Sulla tovaglia tutta bianca, una coppa. Nient'altro. Essa l, oggetto semplice, calmo e povero. Tutto gravita attorno ad essa, ed essa non dice nulla. Verso di essa converge il fascio dei loro sguardi, come il gesto delle loro mani, ed essa non dice nulla. Sulla tavola della Parola, la cui forma rettangolare evoca il vangelo con le quattro facce, essa fiorisce dolcemente: la coppa offerta, ultimo frutto della Parola donata. Ed ora, come si apre all'infinito il cerchio dell'icona! Le sue frontiere si dilatano in orizzonti insospettati. Immense orbite concentriche si disegnano a perdita d'occhio... gravitando tutte attorno all'umile coppa. La stessa apertura ha sposato la forma del calice: per raccogliervi il mondo il cerchio si lacerato. Volti senza numero appaiono su quelli degli Angeli. Vi si stringe una moltitudine amata e amante: di tutte le nazioni, trib, popoli e lingue... (Ap 7,9) In mezzo a loro l'Agnello loro Pastore. Ad acque tranquille li fa riposare (Sal 22,4) attorno all'umile coppa... La tavola del Padre qui diventa anche la tavola dei peccatori, dei peccatori che si sono riconosciuti amati, che si sono ricevuti perdonati. Ecco con tutti loro, perch presso il Padre. S, tutti qui, gli esseri che ho conosciuto e quelli che un giorno conoscer. Quelli del mio tempo, quelli di tutti i tempi, da Adamo fino all'ultimo nato dagli uomini. Tutti qui, attorno all'umile coppa. La coppa che dei poveri fa dei principi. (Sal 112,7) e dei muti fa dei profeti. Quando la porto alle mie labbra, lo Spirito non soffia su di me? Tutto tuo. E tu sei di Cristo. E Cristo del Padre... E sento gli Angeli: Tu hai fatto di loro un regno di sacerdoti per tuo Padre! Allora, che cosa aspettare per rimpatriare ogni uomo nella bellezza dello Spirito per la gioia del Padre, mediante l'Eucaristia del Diletto? O Gioia dell'Universo, Banchetto di Grazia! Tu dissipi le tenebre della morte, Tu apri le porte della vita! In Te le promesse sono compiute I canti sono restituiti alla terra! Alleluja! O Pasqua, Nozze dell'Agnello, Il Dio del cielo viene a unirsi a noi nello Spirito. L'immensa sala delle Nozze, E' riempita di commensali. Tutti portano la veste nuziale E nessuno respinto! Alleluja! O Pasqua, Nuova Luce, Splendore del corteo verginale, Presso tutti il Fuoco della Grazia Arde nel corpo e nello Spirito. Le lampade non si spegneranno pi, Perch l'olio di Cristo che arde in esse. Alleluja! S. Ippolito di Roma Inno pasquale (Queste note sono state tratte da: D. ANGE, "DALLA TRINITA' ALL'EUCARESTIA", Ed. Ancora (MI), pp. 247-253) CON VOI, SE IO LO VOGLIA Da dove mai venite? Di sandali e bastoni bisognosi, pellegrini che il cuore Abramo vi rinfresca. Attesi e sconosciuti, se ci toglieste il velo dai volti vostri! Ma chi potr vedervi senza morire? Eppure... dove andreste? Lui Vi ferma nell'ombra delle querce ospiti di sua tenda. Graziosi come donna e virilmente, per cui la gioia eccede deve correre a dirla a Sara e ridono. Gi Abramo non c' pi: salito al sacrificio dell'Unigenito. E sulla fronte dell'Altare bruciano gli olocausti: le reliquie dei martiri feriti sull'Agnello gli amici suggellati nello Sposo. A vostra mensa il quarto posto vuoto: l'invitato son io. Mi creaste per voi e inquieti mi attendete. Di carit fremente avvengo simile. Perch siedo con Voi, mi rendete capace di amar divinamente ciascun uomo. Cos ti voglio bene sorella mia fratello ti sguardo e ti consolo. E mi rapite al cerchio di vostre relazioni trinitarie. In te, Spirito, dono il Figlio al Padre. Logos, per te invio il Pneuma. Padre che come genero tuo Figlio. A questo modo il viso m'incendiate per gli uomini: icona della fine di questo mondo. (G. Costantini) 1. INTRODUZIONE 1.1. PRESENTAZIONE Quest'ultima unit, come del resto la prima, del tutto anomala per impostazione e strutturazione. E' composta di un solo incontro che si pone come conclusione dell'intero cammino sin qui svolto. 1.2. OBIETTIVO Si tratta di mettere in risalto come, a questo punto, la responsabilit di 'decidersi per Dio' spetta solo all'uomo, e quindi a ciascuno di noi. Il nostro 's di adesione personale a Dio' una libera scelta che spetta ad ogni coscienza vigilante ed ad ogni cuore amante. E' un 'affacciarsi alla vita di Dio' che non va fatto una volta per tutte, ma tutti i momenti della vita sono occasioni che ci sono offerti per inabissarci nelle 'profondit del Mistero di Dio'. 1.3. IL METODO Essendo una unit anomala, sar anomalo anche il metodo. Il modo di procedere sar cos articolato: - una provocazione iniziale - il confronto con la Parola di Dio - un approfondimento conclusivo 2. INCONTRO 2.1. La provocazione Talvolta si sentono frasi del genere: 'devo cercare e trovare il posto di Dio nella mia vita', 'Lui, deve essere la cosa pi importante!', ' deve essere al primo posto'.... E cos di seguito. Il problema non trovare il posto di Dio nella nostra vita (fosse anche il primo...) ... ma il nostro posto nella vita di Dio! Questo perch, Dio non un oggetto che deve stare nella nostra casa, Egli la casa stessa. In questo momento di stimolo dovremmo aiutare i giovani a verificare se fin'ora hanno pensato in questo modo. Questo lo si pu fare magari consegnando loro un foglio sul quale scritto 'Dio ...'. Da come avranno completato questa frase si potr chiarire loro la questione tenendo conto di quanto segue. 2.2. Il confronto con la Parola di Dio Vi proponiamo di leggere 2 Cor. 1,18-24 e di commentarla con il testo che segue. 2.3. L'approfondimento 'Amen' come altre parole ancor oggi usate nella liturgia cristiana, non una parola italiana, ma ebraica. Anche nel lessico il Credo dei cristiani tradisce la sua origine storica: le sue radici ebraiche! Usata sovente nell'AT in contesti teologici, la parola 'Amen' esprime sicura adesione, certezza profonda, fiducia totale. Talvolta stata tradotta: 'cos sia!': quasi esprimesse un desiderio, una speranza. Forse, ci dicono gli esperti, andrebbe meglio tradotta con una formula affermativa: 'cos !', ' vero! giusto cos'! ricordando che ci che stato detto risulta 'valido' e 'vincolante' per chi dice 'Amen!'. 2.3.1. Amen: dire di s a Dio Al termine della professione di fede, questa breve paroletta ebraica riassume, condensa in due sillabe l'atteggiamento del cristiano: una serena e certa fiducia in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, un atteggiamento di verit e di pace con cui dare senso e dignit alla propria esistenza. 'Amen' vuol dire: dico di s all'amore di Dio Padre, che mi ha donato la vita; dico di s a Ges Cristo, il Figlio di Dio che mi ha donato la salvezza; dico di s allo Spirito di verit e di amore, che mi trasforma e mi guida verso la risurrezione. Dico di s con le mie parole e con tutta la mia esistenza! Perch il 'Credo', su cui abbiamo riflettuto, ricercato e pregato, non un testo destinato anzitutto e soprattutto allo studio: Vangelo per la vita quotidiana, per il nostro futuro pi decisivo. Dire di s all'amore di Dio, Padre e Figlio e Spirito, che ci raggiunge nella Chiesa e ci apre alla speranza della vita eterna, scegliere per la nostra vita il progetto che Dio da sempre ha sognato per ciascuno di noi. E' accettare di vivere nell'amore, come figli di Dio, riconoscendo nella magnifica avventura della vita la possibilit unica e irripetibile che ci donata di corrispondere con tutte le nostre forze all'amore senza confini 'dal quale veniamo, per il quale esistiamo, verso il quale siamo in cammino'. 'Amen' vuol dire che la nostra vita poggia sulla 'roccia', collocata su un fondamento eterno: l, nella pace e con responsabilit, ci donato di costruire una casa, che nessun uragano e nessuna tempesta potranno mai distruggere. 'Amen', vuol dire che la vita felice, I'amore profondo e fedele, un futuro certo e sicuro non sono illusioni o sogni, destinati a scomparire nel duro confronto con la realt. Perch la realt vera, la consistenza definitiva, i valori ultimi che ci fanno persona e ci donano una piena realizzazione sono gi stati rivelati e donati a noi: Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, Amore eterno e beatificante. 2.3.2. Credenti, cio testimoni di Dio Credere in Dio, dire 'Amen' al Dio di Ges Cristo, vuol dire fare della propria vita una testimonianza libera e coerente al Mistero di Dio. Testimone in lingua greca si dice mrtyr, da cui deriva la parola italiana martire, con cui la Comunit cristiana riconosce e onora coloro che hanno avuto il coraggio di testimoniare con il loro sangue la fede e l'amore per Dio. Duemila anni di storia della Chiesa cattolica sono, pur nelle debolezze e nelle infedelt, venti secoli di 'martirio': di testimonianza coraggiosa e fedele all'amore di Dio, anche a prezzo della vita fisica. Credere in Dio vuol dire appunto, come ci ricordano i santi martiri, ritenere definitivo, importantissimo, imprescindibile per la nostra vita quel , che in Ges Cristo abbiamo conosciuto e incontrato. Cos importante e cos definitivo da saper morire con la fede sulle labbra e con la speranza nel cuore . I martiri non hanno mai disprezzato la vita. Ma con la loro morte ci hanno rivelato che il fondamento e la verit della piena riuscita della nostra esistenza non sono le cose che vediamo e tocchiamo, ma unicamente e perfettamente Dio, Padre e Figlio e Spirito, cos come abbiamo la fortuna di professare nel Credo. 2.3.3. La testimonianza dei martiri A conclusione del nostro cammino di riflessione sul testo del Credo niente pu aiutarci a scoprire il suo valore e il suo significato per la nostra vita meglio di una di quelle pagine gloriose della storia della Chiesa che sono conosciute come Atti dei Martiri. Sono testimonianze delle comunit cristiane dei primi secoli, dalle quali giunge a noi con intatta freschezza la gioia e la sfida della fede cristiana. Il testo, contemporaneo ai fatti, forse il verbale stesso del processo nel quale vennero giudicati e condannati a morte un gruppo di cristiani di Scillio (Africa) nell'estate del 180 d.C. Nella semplicit del dialogo processuale, integrato forse alla fine dal trascrittore cristiano, ritroviamo la certezza e il coraggio di chi ha riposto completamente la sua fiducia nel Dio della vita e dell'amore. "Quando erano consoli Presente e Claudiano, sedici giorni prima delle calende di agosto (il 17 di luglio), furono convocati alla presenza dell'autorit giudiziaria Sperato, Nartzalo, Cittino, Donata, Seconda e Vestia. Il proconsole Saturnino disse loro: ''Potete meritare l'indulgenza del nostro sovrano, se ritornate a pensieri di rettitudine''. Sperato rispose: ''Non abbiamo fatto niente di male, non abbiamo commesso nessuna iniquit, ne detto mai male di alcuno, anzi abbiamo sempre reso bene per male; noi obbediamo al nostro imperatore''. Disse ancora il proconsole Saturnino: ''Anche noi siamo religiosi e semplice la nostra religione. Giuriamo per il genio del nostro sovrano e rivolgiamo agli dei suppliche per la sua salvezza, cosa che anche voi dovete fare''. Rispose Sperato: ''Se mi porgerai ascolto con calma, ti spiegher il mistero della semplicit''. Ribatte Saturnino: ''Non ti ascolter in questa tua spiegazione con la quale offendi i nostri riti. Giurate per il genio del nostro sovrano ''. Rispose Sperato: ''Io non conosco il potere di questo mondo; sono soggetto a quel Dio che nessun uomo ha mai visto ne pu vedere con i suoi occhi. Non ho mai commesso un furto, e ogni volta che concludo un affare pago sempre il tributo, perch obbedisco al mio sovrano e imperatore dei re di tutti i secoli''. Il proconsole Saturnino disse agli altri: ''Desistete dalla vostra convinzione''. Ribatt Sperato: ''E' un cattivo sistema minacciare di uccidere se non si giura il falso''. Disse ancora il proconsole Saturnino: ''Non aderite a questa follia''. Disse Cittino: ''Non abbiamo da temere nessuno se non il nostro Signore che nei cieli''. Aggiunse Donata: ''Onore a Cesare come sovrano, ma timore soltanto a Dio''. Prosegu Vestia: ''Sono cristiana''. Disse Seconda: ''Quello che sono voglio essere''. Chiese a Sperato il proconsole Saturnino: ''Persisti a dichiararti cristiano'?''. Rispose Sperato: '' Sono cristiano '' e tutti assentirono alle sue parole . Chiese ancora il proconsole Saturnino: ''Volete un po' di tempo per decidere'?''. Rispose Sperato: ''In una questione tanto chiaramente giusta, la decisione e gi presa''. Chiese quindi il proconsole Saturnino: ''Che cosa c' nella vostra cassetta?''. Rispose Sperato: ''Libri e le lettere di san Paolo. uomo giusto''. Disse il proconsole: ''Avete una proroga di trenta giorni per riflettere''. Sperato ripet: ''Sono cristiano'', e tutti furono d'accordo con lui. Il proconsole Saturnino lesse il decreto di condanna: ''Si decreta che siano decapitati Sperato. Nartzalo, Cittino, Donata, Vestia, Seconda e tutti gli altri che hanno dichiarato di vivere secondo la religione cristiana, poich, pur essendo stata data loro facolt di ritornare alle tradizioni romane, l'hanno ostinatamente rifiutato''. Sperato disse: ''Rendiamo grazie a Dio''. Nartzalo aggiunse: ''Oggi saremo martiri in cielo. Siano rese grazie al Signore!''. Il proconsole Saturnino fece proclamare la sentenza dal banditore: ''Sperato, Nartzalo, Cittino, Veturio, Felice, Aquilino, Letanzio, Gennara, Generosa, Vestia, Donata, Seconda sono stati condannati alla pena capitale''. Dissero tutti: ''Siano rese grazie a Dio!'' e subito furono decollati per il nome di Cristo" (Atti dei Martiri, pp. 151153). 2.3.4. Una nuova generazione di martiri 'Quello che sono, voglio essere'. La coraggiosa risposta della martire Seconda potrebbe essere forse, anche per noi, la migliore traduzione dell'ultima parola del Credo: sono creatura di Dio, sono fratello di Ges Cristo, sono tempio vivo dello Spirito Santo: Amen! Voglio essere cos: nella verit e nella pace. Certo a noi mancheranno forse processi, sentenze e condanne dei tribunali romani. Eppure dire 'Amen' ogni giorno nella nostra vita non 'testimonianza' cristiana, altrettanto impegnativa e coraggiosa? In una societ pluralista, e a volte scettica, ripiegata sull'immediato e senza futuro, siamo chiamati ad essere una nuova generazione di 'martiri': cristiani che con il coraggio di Sperato, di Seconda e dei loro compagni professano il Credo degli apostoli con limpidezza e coerenza! 2.3.5. Un 'credo' dalla Parola di Dio E' grazie a questo Amen!, pronunciato dai tanti che ci hanno preceduto nella storia della fede, che il messaggio della salvezza ci giunto ed ha cambiato il nostro cuore e la vita, facendo di noi i testimoni della speranza per il futuro che viene. Dire Amen! significa accettare la fede che ci stata proposta, affidando perdutamente noi stessi al Dio che ci ha raggiunto, e divenendone a nostra volta i testimoni. Ecco perch sulle orme del Simbolo apostolico tentiamo di "ridire" la fede che ci stata donata, e che abbiamo accolto nella libert e nella gioia del cuore. Lo facciamo con una "confessione di fede", che parla di Dio raccontando l'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, alla scuola della Parola della rivelazione ascoltata nella comunione vivente della tradizione della fede ecclesiale Credo in Te, Padre, Dio di Ges Cristo, Dio dei nostri Padri e nostro Dio: Tu, che tanto hai amato il mondo Gv 3,16 da non risparmiare il Tuo Figlio Unigenito Rm 8,32 e da consegnarlo per i peccatori, sei il Dio, che Amore. lGv 4,8.16 Tu sei il Principio senza principio dell'Amore, Tu che ami nella pura gratuit, per la gioia irradiante di amare. Tu sei l'Amore che eternamente inizia, la sorgente eterna da cui scaturisce ogni dono perfetto. Gc 1,17 Tu ci hai fatti per Te, imprimendo in noi la nostalgia del Tuo Amore, e contagiandoci la Tua carit Rm 5,5 per dare pace al nostro cuore inquieto. Credo in Te, Signore Ges Cristo, Figlio eternamente amato, Mc 1,11 mandato nel mondo per riconciliare Rm 5,10 i peccatori col Padre. 2Cor 5,19 Tu sei la pura accoglienza dell'Amore, Gv 17,23 Tu che ami nella gratitudine infinita, e ci insegni che anche il ricevere divino, e il lasciarsi amare non meno divino che l'amare. Tu sei la Parola eterna uscita dal Silenzio Gv 1,11ss nel dialogo senza fine dell'Amore, l'Amato che tutto riceve e tutto dona. Gv 20,21 I giorni della Tua carne, Eb 5,7ss totalmente vissuti in obbedienza al Padre, il silenzio di Nazaret, la primavera di Galilea, il viagglo a Gerusalemme, la storia della passione, la vita nuova della Pasqua di Risurrezione, ci contagiano il grazie dell'amore, e fanno di noi, nella sequela di Te, coloro che hanno creduto all'Amore, IGv 4,16 vivono nell'attesa della Tua venuta. ICor 11,26 Credo in Te, Spirito Santo, Signore e datore di vita, che Ti libravi sulle acque Gn 2,1 della prima creazione, e scendesti sulla Vergine accogliente Lc 1,3 e sulle acque della nuova creazione. Mc 1,10 Tu sei il vincolo della carit eterna, I'unit e la pace dell'Amato e dell'Amante, nel dialogo eterno dell'Amore. Tu sei l'estasi e il dono di Dio, Colui in cui l'amore infinito si apre nella libert per suscitare e contagiare amore. La Tua presenza ci fa Chiesa, At 1,8 popolo della carit, At 2,1ss. unit che segno e profezia per l'unit del mondo. Tu ci fai Chiesa della libert, 2Cor 3,17 aperti al nuovo e attenti alla meravigliosa variet da Te suscitata nell'amore. lCor 12 Tu sei in noi ardente speranza, Rm 8 Tu che unisci il tempo e l'eterno, . la Chiesa pellegrina e la Chiesa celeste, Tu che apri il cuore di Dio all'accoglienza dei senza Dio, e il cuore di noi, poveri e peccatori, al dono dell'Amore, che non conosce tramonto. In Te ci data l'acqua della vita, Gv.7,3739 in Te il pane del cielo, Gv 6,63 in Te il perdono dei peccati Gv 20,22s in Te ci e anticipata e promessa la gioia del secolo a venire. 2Cor 1,22 Credo in Te, unico Dio d'Amore, eterno Amante, eterno Amato, eterna unit e libert dell'Amore. In Te vivo e riposo, donandoti il mio cuore, e chiedendoti di nascondermi in Te Col 3,3 e di abitare in me. Gv 14,23 Amen! APPENDICE L ' I C O N A D E L L A T R I N I T A' (A. Rublev, Mosca, Galleria Tret'jakov, su tavola, tempera all'uovo, mis. 142x114) Introduzione Andrej Rublev (1360-1430), quand'era ormai in et avanzata, fu pregato di dipingere una icona della SS. Trinit a lode del padre Sergio, morto nel 1392 e canonizzato nel 1422. Sergio, il santo russo pi famoso, si era ritirato nel bosco di Radonez per vivere in preghiera. Oggetto della sua incessante contemplazione fu il mistero trinitario. Nel bosco aveva eretto una chiesetta alla "Vivificante Trinit" e attorno ad essa era sorto un monastero, oggi centro dell'ortodossia russa. Il monaco Rublev era l'uomo adatto a dipingere una icona della Trinit: era infatti padrone dell'arte iconografica e conosceva molto bene il messaggio biblico e patristico relativo alla Trinit. L'icona fu dipinta nel 1425. Circa 150 anni dopo, il "Concilio dei Cento Capitoli" la additt a modello dell'iconografia e di tutte le rappresentazioni della Trinit. Nel 1904 la Commissione di restauro tolse gli ornamenti metallici (riza) e, dopo un lavoro di rimozione degli strati posteriori, l'icona si present con un tale splendore da lasciare letteralmente sconvolti i membri della Commissione. Si pu dire con certezza che non esiste altrove niente di simile quanto a potenza di sintesi teologica, a ricchezza di simbolismo e a bellezza artistica (Endokimov). Ispirazione Rublev si ispir alla celebra pagina biblica che racconta la visita dei tre pellegrini ad Abramo: "Poi il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora pi calda del giorno. Egli alz gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostr fino a terra, dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo potrete proseguire, perch ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "F pure come hai detto". Allora Abramo and in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce". All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrett a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Cos mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: "Dov' Sara, tua moglie?". Rispose: "E' l nella tenda". Il Signore riprese: 'Torner da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avr un figlio'..." (Gen 18,1-10). Nei tre uomini apparsi ad Abramo, molti Padri della Chiesa hanno visto un annuncio del mistero trinitario, la cui piena rivelazione era riservata al N.T. (cfr. AGOSTINO, "De Trinitate", 2.10-19). La pagina biblica stata sottoposta da Rublev ad una grande stilizzazione: - la tenda di Abramo scomparsa per lasciare posto al palazzo-tempio sopra la testa del Padre; - il castagno (le querce di Mamre) si sono trasformate nel piccolo albero accanto alla testa del Figlio; - le vivande sono sparite per far posto solo alla coppa con dentro l'agnello; - Abramo, Sara e il servo sono pure scomparsi: sono rimasti solo i tre pellegrini (angeli). INDICE PRESENTAZIONE Destinatari Obiettivi dell'itinerario Struttura dell'itinerario Percorso metodologico Simbolo di fede Un p di storia: alle origini del credo 1^ UNITA' TEMATICA - CREDO DIO: FESTA D'AMORE Pienezza di comunione Una danza di luce La gioia concelebrata Uguali tre distinti 1. PRESENTAZIONE 1.0. Punto di partenza 1.1. Obiettivo della scheda 1.2. Svolgimento della proposta 1.3. Il metodo 2. PRIMO INCONTRO: CHE COSA SIGNIFICA 'CREDERE'/'AVER FEDE' OGGI 2.1. La provocazione 2.2. Il confronto con la Parola di Dio 2.3. L'approfondimento 2.3.1. L'uomo le sue relazioni: l'esperienza della fede umana 2.3.2. L'uomo 'capace' di Dio 2.3.3. Dio viene incontro all'uomo 2.3.4. La risposta dell'uomo a Dio 2.4. Conclusione 2.5. Una vita che parla: D. Bonhoeffer 3. SECONDO INCONTRO: IN QUALE DIO CREDIAMO? 3.1. La provocazione 3.2. Il confronto con la Parola di Dio 3.3. L'approfondimento 3.3.1. Indifferenza o rifiuto nei confronti di Dio 3.3.2. Si rifiuta o si accoglie un certo Dio 3.3.3. Il Dio dei cristiani il Dio di Ges Cristo 3.3.4. Il Dio di Ges Cristo il Dio della storia degli uomini 3.3.5. Ges ci libera dalle false immagini di Dio 3.3.6. Dio amore 3.4. Una storia che parla: S. Caterina da Siena Elisabetta della Trinit 2^ UNITA' TEMATICA - IL PADRE: SORGENTE D'AMORE 1. RIFLETTERE 1.1. IL PADRE 1.1.1. Obiettivo 1.1.2. Contenuti 1.1.3. Concretamente 1.2. LA PREGHIERA 1.2.1. Obiettivo 1.2.2. Contenuti 1.2.3. Concretamente 2. GUARDARE 2.1. Obiettivo 2.2. Contenuti 2.3. Concretamente 3. ALLARGARE GLI ORIZZONTI 3.1. Obiettivo 3.2. Contenuti 3.3. Concretamente 4. ANDARE 4.1. Obiettivo 4.2. Contenuti 4.3. Concretamente 5. UNA STORIA CHE PARLA: 6. VOCABOLARIO MINIMO 3^ UNITA' TEMATICA - IL FIGLIO: IL DILETTO 1. RIFLETTERE 1.1. IL FIGLIO 1.1.1. Obiettivo 1.1.2. Contenuti 1.1.3. Concretamente 1.2. LA COMUNIONE 1.2.1. Obiettivo 1.2.2. Contenuti 1.2.3. Concretamente 2. GUARDARE 2.1. Obiettivo 2.2. Contenuti 2.3. Concretamente 3. ALLARGARE GLI ORIZZONTI 3.1. Obiettivo 3.2. Contenuti 3.3. Concretamente 4. ANDARE 4.1. Obiettivo 4.2. Contenuti 4.3. Concretamente 5. UNA STORIA CHE PARLA: Papa Giovanni XIII 6. VOCABOLARIO MINIMO 4^ UNITA' TEMATICA - LO SPIRITO SANTO: DONO D'AMORE 1. RIFLETTERE 1.1. LO SPIRITO SANTO 1.1.1. Obiettivo 1.1.2. Contenuti 1.1.3. Concretamente 1.2. IL DISCERNIMENTO 1.2.1. Obiettivo 1.2.2. Contenuti 1.2.3. Concretamente 2. GUARDARE 2.1. Obiettivo 2.2. Contenuti 2.3. Concretamente 3. ALLARGARE GLI ORIZZONTI 3.1. Obiettivo 3.2. Contenuti 3.3. Concretamente 4. ANDARE 4.1. Obiettivo 4.2. Contenuti 4.3. Concretamente 5. UNA STORIA CHE PARLA: David Maria Turoldo 6. VOCABOLARIO MINIMO 5^ UNITA' TEMATICA - AMEN: UN QUARTO COMMENSALE 1. INTRODUZIONE 1.1. Presentazione 1.2. Obiettivo 1.3. Il metodo 2. INCONTRO 2.1. La provocazione 2.2. Il confronto con la Parola di Dio 2.3. L'approfondimento 2.3.1. Amen: dire s a Dio 2.3.2. Credenti, cio testimoni di Dio 2.3.3. La testimonianza dei martiri 2.3.4. Una nuova generazione di martiri 2.3.5. Un 'credo' della Parola di Dio APPENDICE: La trinit di A. Rublev