LA FIGURA DI GESU' CRISTO NEL CATECHISMO DEI GIOVANI: "NON DI SOLO PANE" 1. LA FIGURA DI GESU' La impostazione di questo catechismo (1) decisamente cristocentrica: infatti Cristo ed il suo messaggio sono presentati come la risposta alla "nostalgia di Dio", che l'uomo di sempre sente dentro di se, e da Cristo e dal suo messaggio derivano i criteri esistenziali e pratici della vita nuova, frutto della salvezza da lui realizzata per tutta l'umanit. Dopo aver affrontato la questione del Ges storico ed aver concluso che i vangeli, pur non essendo bibliografie ma testimonianze di fede, sono fonti attendibili di informazione storica sulla predicazione, l'opera e la vita pubblica di Ges di Nazareth, si apre la parte centrale che porta il titolo: "Ges il Cristo" e che, attraverso 11 capitoletti (dal 6 al 16), presenta Ges Cristo e cerca di rispondere ai dubbi e alle obiezioni su di lui della cultura moderna con rigore e seriet critica. 1.1 Il regno di Dio (2) Il primo nucleo tematico affrontato quello della predicazione di Ges centrata sull'annuncio della vicinanza del Regno di Dio e della urgenza della conversione. Si vuole soprattutto superare la visione riduttiva di Ges quale maestro e modello di morale, per cogliere invece tutta la originalit della sua missione: egli accompagna le sue parole con segni potenti (i miracoli), si presenta con l'autorit del perdono di Dio, chiede la conversione, propone una via "impossibile" di vita e un'adesione di fede a lui ed a quel regno che si sta avvicinando. 1.2 Chi Ges (3) Il secondo grande argomento affrontato quello dell'identit di Ges: "cosa diceva Ges di se stesso ?". Ges nei vangeli parla poco di se, preferisce che siano le persone che lo incontrano a porsi la domanda e cercare una risposta personale e "compromettente". Egli insegna con un'autorit superiore a quella dei rabbi, che spiegavano la scrittura, e non usa le formule dei profeti, che riferivano la parola di Dio, parla invece con un'autorit ed una parola propria. Non si definisce mai "Messia" e fugge dalle folle che lo acclamano tale, ma accetta che Pietro ed i discepoli lo riconoscano come il Messia atteso, salvo poi correggere, con gli annunci della sua passione, la comprensione che essi avevano di tale titolo. Altro particolare dell'identit interpellante di Ges il particolarissimo rapporto che egli ha con Dio, al quale si rivolge con l'appellativo di "Abb" e lo definisce "Padre mio e Padre vostro" ma mai "Padre nostro". Questo suo presentarsi ambiguo ed esigente provoca la divisione degli ascoltatori, cos che prima lo abbandonano i capi del popolo ed i farisei, poi i parenti ed infine le grandi folle; restano solo i discepoli e la cerchia ancora pi stretta degli apostoli, cio coloro che appunto hanno accettato di compromettere la loro vita credendo in Lui ed ai quali Ges, da un certo momento, si dedica, quasi in modo esclusivo, per istruirli e formarli. 1.3 Ges e la Chiesa (4) Uno degli undici capitoletti dedicato a sostenere il fatto che Cristo il fondatore della Chiesa. Egli infatti ha chiamato i 12 (numero simbolico del popolo di Israele) per costituire il germe del nuovo popolo di Dio e della universale chiamata alla salvezza. Sebbene Ges dichiari che la sua missione si rivolge al popolo di Israele, il fatto che non definisca delle condizioni etniche di partecipazione al Regno che viene, ma richieda solo la fede e la conversione, fanno supporre che la successiva apertura della Chiesa al mondo sia stata preparata e voluta da Lui. La Chiesa anzi consapevole che il popolo messianico pi vasto di Lei e che il Regno di Dio la trascende. 1.4 La via della croce (5) Tra gli elementi essenziali della vita pubblica di Ges quello pi trattato da questo catechismo certamente la sua morte in croce: Egli il "Crocifisso". Ges previde questa sua morte violenta e la accett deliberatamente e liberamente, e scorse in essa la via di sofferenza attraverso cui si doveva compiere quel regno che andava annunciando; un regno di filiale obbedienza al Padre e di amore per gli uomini. Egli allora, nell'ultima cena, attraverso il sacramento del pane spezzato e del vino versato render partecipi di questa sua morte per la vita gli apostoli; chiedendo loro di ripetere quegli stessi gesti e parole in sua memoria e preannunciando che anche per loro la testimonianza e l'amore sarebbero passati per la via della sofferenza. Questa sofferenza non significa passiva accettazione del soppruso e della violenza del pi forte, ma, come Egli dimostrer col suo comportamento durante i due processi che lo condanneranno, allo stesso tempo condanna della ingiustizia e perdono dell'uomo peccatore. 1.5 Ges il risorto (6) La croce e la morte non sono l'ultima parola, ma nella resurrezione che Ges svela il senso pieno della sua vita come incarnazione del Figlio di Dio, compimento delle promesse e rivelazione di Dio amore e vita. L'evento della resurrezione in se resta mistero, qualcosa che va oltre i confini della storia; di essa esistono dei segni storici (sepolcro vuoto e apparizioni) che letti con gli occhi della fede permettono di cogliere la realt nascosta di Cristo morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. La domanda sull'identit di Ges trova dunque nella resurrezione la sua risposta definitiva: "Ges il Signore", "il Figlio di Dio", "vero Dio e vero uomo per sempre", rivelazione di Dio invisibile "Padre, Figlio e Spirito Santo". Dopo la resurrezione inoltre donato all'umanit quello Spirito di Dio che aveva guidato la vita di Ges e che ora realizza la piena comunione dell'uomo con Dio. 2. VALUTAZIONE Ci sbilanciamo ora in una valutazione di questa presentazione seguendo quattro criteri normativi della catechesi cristologica e quattro criteri pastorali dell'annuncio cristologico. 2.1 La narrazione della storia di Ges Data la impostazione di ricerca rigorosa e critica per rispondere ai possibili dubbi o critiche sulla figura di Ges, la narrazione del fatto storico dell'evento Cristo piuttosto limitata, quasi presupposta o demandata; si insiste per sul fatto che essa debba essere colta come luogo di rivelazione e realizzazione del piano salvifico di Dio. Una critica che ci sembra possa essere mossa quella della poca creativit nella comunicazione: lo stile sempre quello dimostrativo-apologetico con pochissimo spazio per quelle forme di linguaggio che lasciano maggiormente aperto al trascendente lo sguardo del lettore ed inoltre completamente assente il linguaggio visivo. 2.2 Ges il vivente oggi nella Chiesa e nel mondo La verit della risurrezione di Cristo presente ed ampiamente affrontata, come anche la continuit tra il Ges storico ed il Cristo della fede e della tradizione della Chiesa. Ci sembra interessante in proposito il rilievo che viene fatto sulla necessit dell'attualizzazione delle immagini per descrivere Cristo come il risorto (7); purtroppo non abbiamo trovato molte di queste nuove immagini. 2.3 Ges salvatore assoluto e definitivo Che Cristo sia il salvatore di tutta l'umanit e il compimento della volont salvifica universale di Dio, det-to abbastanza esplicitamente e chiaramente; ci pare invece che manchi il problema del valore salvifico di Cristo in rapporto alle religioni non cristiane. Si possono comunque trovare, certo non con questa intenzione, quei punti che fondano la pretesa della assolutezza dell'evento Cristo: l'annuncio del regno di Dio e la sua realizzazione in Cri-sto, la coscienza filiale e messianica del Ges prepasquale, il valore salvifico universale della sua morte e risur-rezione, la rivelazione di Dio come comunione trinitaria e amore, l'esperienza della figliolanza divina dell'uomo in Cristo, l'incontro salvifico con Cristo nella comunit ec-clesiale, l'esperienza della salvezza come superamento di una situazione di morte e ingresso in una nuova situazione di vita. 2.4 Attualit della salvezza in Cristo Mentre la dimensione escatologica della salvezza quella maggiormente presente nella sezione cristologica del testo, la dimensione intramondana e comunitaria presente nella sezione dedicata all'approfondimento della vita nuova in Cristo. Ci sembra per mancare una esplicita presentazione della salvezza nella sua globalit di suprema realizzazione dei valori estetici, morali, intellettuali, religiosi, personali, sociali e cosmici dell'umanit intera. 2.5 Il vissuto "personale" E' giustamente molto forte la sottolineatura di Cristo centro della vita del discepolo: dalla sequela di Lui maes-tro di vita con la sua storia e le sue parole, all'opzione della fede in lui che deve orientare tutte le scelte della vita, al senso che questa fede offre alla vita dell'uomo dando un nome alla sua speranza e, infine, alla testimo-nianza da rendere a Cristo con la parola e tutta la propria vita. 2.6 Il vissuto "comunitario" "La vita nuova vita ecclesiale"; ben chiara l'idea che il cammino al seguito di Ges non debba essere solitario, ma vada fatto in comunione con i fratelli e cercando ogni uomo come fratello. La Chiesa, che nasce dalla Parola di Dio che Ges stesso, identificata in particolare nella Chiesa locale; alla quale i diversi movimenti ed associazioni (dei quali purtroppo non si parla molto) devono fare riferimento senza divenire "chiesuole" isolate (8). 2.7 Il vissuto "salvifico" Che Cristo sia il salvatore, come abbiamo gia ricordato, e detto chiaramente; forse non sufficientemente sottoli-neato che la propria esistenza di fede esistenza salvata con tutto cio che da questo deriva. Si insiste invece mag-giormente sulla novit della vita "quotidiana" in Cristo e sulle esigenze che tale novit richiede nei rapporti con gli altri, tra uomo e donna e tra cristiani e societ civile. 2.8 Il vissuto "prassico-culturale" Come accennato prima questo catechismo vuole esplicita-mente indirizzare ad una fede in Cristo che non resti chiusa nel sentimentalismo, ma si traduca, sul Suo esempio, in azione e vita. Quest'ultime, inoltre, non devono rimanere entro la propia casa o la propira chiesa di mattoni, ma de-vono coraggiosamente aprirsi al mondo e alla societ; in un'opera di trasformazione e di promozione secondo tutti i valori autenticamente umani e cristiani. In conclusione la presentazione di Ges Cristo in questo catechismo dei giovani , a nostro avviso, globalmente completa ed esistenzialmente stimolante; quello che forse criticabile l'impostazione a volte troppo filosofica che rende poco accessibile il testo a molti di coloro che ne so-no i destinatari. 1. C.E.I., Non di solo pane. Il catechismo dei giovani, Roma 1979. 2. Cf. pp. 55-84. 3. Cf. pp. 85-101. 4. Cf. pp. 102-113. 5. Cf. pp. 114-150. 6. Cf. pp. 151-181. 7. Cf. p. 166. 8. Cf. p. 224.