PASTORALE GIOVANILE E ORATORIO ORIENTAMENTI DELLA PASTORALE GIOVANILE DIOCESANA 188. L'IMPEGNO EDUCATIVO DELLA COMUNITA' CRISTIANA 1. La comunit cristiana nel suo agire pastorale testimonia Ges Buon Pastore, percorrendo nuove strade per cercare, trovare e avere cura dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. Tale azione pastorale costituisce la pastorale giovanile. 2. Consapevole della grande rilevanza dell'impegno educativo per l'oggi e per il futuro della Chiesa e della societ, la diocesi ha sempre profuso per esso molte energie, specialmente nell'esperienza dell'oratorio e di associazioni, gruppi e movimenti. Nella nostra tradizione ecclesiale c' tanta ricchezza e saggezza: la riconosciamo, la custodiamo e la rinnoviamo con il desiderio di essere missionari. Il compito, assai esigente, pu apparire sproporzionato alle forze, ma reso possibile dalla fiducia in Dio che educa il suo popolo attraverso l'azione dello Spirito santo. Da qui nasce la collaborazione intelligente di tutte le forze vive della nostra Chiesa per delineare e mettere in atto alcune scelte fondamentali, capaci di perseguire un progetto educativo energico e liberante, inserito nella storia, aperto all'azione dello Spirito santo. 189. EDUCATORI CHE SANNO INCONTRARE I GIOVANI La consapevolezza che i giovani vivono oggi in una realt sociale complessa, dalla quale ricevono numerosi e diversificati messaggi, e in cui sono condizionati da una pluralit di esperienze, richiede educatori che sappiano incontrarli a partire dal loro vissuto, senza tuttavia abdicare alle esigenze radicali del Vangelo, alla cui luce vanno interpretate le diverse esperienze. I giovani domandano di essere conosciuti e capiti, di essere accolti nella loro problematicit e nelle loro attese; desiderano educatori capaci di farsi loro "compagni di strada", ma insieme esigono di essere illuminati e sostenuti nel loro cammino. 190. ELABORARE UN PROGETTO COMUNE 1. La Chiesa ambrosiana ritiene necessario elaborare un progetto di pastorale giovanile che riguardi fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani. Proposto a livello diocesano, tale progetto valido per tutte le parrocchie e gli altri soggetti coinvolti nell'opera educativa per tali fasce di et. 2. Le linee generali di tale progetto sono offerte dalle disposizioni seguenti; ma andranno ulteriormente elaborate e aggiornate, da parte degli organismi diocesani incaricati della promozione della pastorale giovanile. 190. L'ATTENTA LETTURA DELLA REALTA' 1. Nel tracciare il progetto educativo occorre tener presente che ragazzi, adolescenti e giovani vanno formati non per una societ ideale, ma per la societ reale nella quale sono destinati a vivere. Non si tratta di programmare a tavolino un punto di partenza, ma di rendersi conto di dove si trova in realt il soggetto da educare. 2. Da qui l'esigenza di leggere attentamente e comprendere in profondit la complessa realt giovanile e di coglierne i segnali positivi (ad esempio maggior consapevolezza nelle scelte, disponibilit al servizio, valorizzazione delle relazioni umane e dei cosiddetti rapporti brevi) e gli aspetti problematici (come: soggettivismo, edonismo, difficolt a operare scelte definitive, diffidenza verso le forme istituzionali). 3. Sempre per un'adeguata conoscenza dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, un'attenzione specifica dovuta agli ambienti abituali nei quali essi vivono, si aggregano e dai cui messaggi sono plasmati: scuola, lavoro, luoghi del tempo libero. 192. IL PRIMATO DELL'ANNUNCIO DEL VANGELO Prospettiva unitaria di tutto l'impegno della comunit cristiana nella pastorale giovanile una reale tensione missionaria; pertanto l'annuncio del Vangelo a ragazzi, adolescenti e giovani nella loro concreta situazione costituisce la preoccupazione primaria della pastorale giovanile. Alla luce di questo principio vanno operate le scelte prioritarie sia a livello di contenuti educativi, sia di strutture. Occorre in particolare avvalersi di linguaggi che favoriscano l'apertura al messaggio evangelico e la sua ricezione. 193. LA DIMENSIONE VOCAZIONALE 1. Poich gli adolescenti e i giovani vivono anni in cui generalmente si compiono le scelte decisive della vita, la pastorale giovanile deve qualificarsi come intrinsecamente vocazionale e deve aiutare gli adolescenti e i giovani ad assumere motivazioni evangeliche che li conducano a valorizzare i doni ricevuti e a servire responsabilmente la Chiesa e la societ nella prospettiva del regno. 2. Vanno proposte le vocazioni fondamentali al matrimonio cristiano, alla vita di speciale consacrazione e ai ministeri ordinati. 194. LA CURA DELLE VOCAZIONI AL MATRIMONIO CRISTIANO E ALLA FAMIGLIA Il progetto educativo preveda un'esplicita cura per la vocazione al matrimonio cristiano e alla famiglia (cf cost. 399). Oltre alla guida personale si predispongano, per adolescenti e giovani, cammini di educazione all'amore. Momento caratterizzante di questo processo sar l'educazione alla castit giovanile, in vista di un amore autentico. Sono da valorizzare, in questo senso, le proposte di accompagnamento del fidanzamento, in particolare quelle promosse dall'Azione Cattolica, le esperienze diocesane del Gruppo Samuele e del Cenacolo di Azione Cattolica. 195. LA CURA DELLE VOCAZIONI Al MINISTERI ORDINATI E ALLA VITA DI SPECIALE CONSACRAZIONE Il progetto educativo esprima anche una concreta ed appassionata attenzione alla cura delle vocazioni presbiterali e diaconali e di speciale consacrazione. A tale scopo, oltre all'accompagnamento personale: a) siano valorizzate la giornata pro seminario, la giornata mondiale delle vocazioni, la settimana vocazionale (cf cost. 509, 2); b) negli itinerari di preparazione alla confermazione si preveda un'esplicita istruzione sulle tematiche vocazionali; c) nell'itinerario per la professione di fede venga proposta la conoscenza di alcune figure di vocazione, mediante l'incontro con testimonianze personali e con esperienze in luoghi significativi; d) agli adolescenti e ai giovani si propongano gli esercizi spirituali come occasione di riflessione sulla chiamata del Signore; e) venga proposta l'esperienza del Gruppo Samuele come anno di pi intenso discernimento vocazionale; f) si valorizzino le proposte di accompagnamento offerte dal Centro diocesano vocazioni, dal seminario, dagli istituti religiosi, dagli istituti secolari, dal Cenacolo di Azione Cattolica e da associazioni, gruppi e movimenti. 196. COEDUCAZIONE: EDUCARE AL MASCHILE E AL FEMMINILE Gli itinerari previsti nel progetto educativo siano normalmente unitari, comprendano cio la specificit e la reciprocit di relazione maschile e femminile. Gli educatori concretizzino questa scelta, calibrando tempi e modalit per un sereno, corretto ed effettivo cammino di coeducazione, garantendo anche momenti distinti tra ragazzi e ragazze, in particolare nella preadolescenza e nell'adolescenza, sia nei momenti liberi e di gioco, che in quelli pi specificamente formativi. 197. I DESTINATARI 1. La pastorale giovanile si rivolge a ragazzi, adolescenti e giovani che vivono condizioni e storie diverse, sia in riferimento al rapporto con la comunit cristiana, sia in riferimento agli ambienti e alle situazioni di vita. 2. In riferimento alla relazione con le comunit ecclesiali, vanno tenute presenti tre situazioni di ragazzi adolescenti e giovani: a) quella dei pi motivati; b) quella di coloro che, con diverso coinvolgimento, partecipano alle proposte oratoriane o ad altri momenti della vita della comunit; c) quella degli indifferenti e dei lontani, nei quali normalmente venuto meno qualunque riferimento ai contenuti della fede cristiana e che spesso sono disorientati anche sul senso della loro esperienza umana. 3. In riferimento alle condizioni di vita vanno tenute presenti soprattutto: a) gli studenti; b) i lavoratori; c) quanti sono in situazioni di difficolt. 4. La pastorale giovanile cura i cammini di fede, delineando percorsi differenziati che prevedano, senza rigide distinzioni, un'attenzione specifica alle varie tipologie. Questi cammini non siano pensati come alternativi, ma si richiamino l'un l'altro perch complementari e vengano tracciati con lo specifico apporto di ogni realt ecclesiale. 198. LA FORMAZIONE ALLA MISSIONARIETA' E ALLA CORRESPONSABILITA' DEI PIU' MOTIVATI 1. All'interno della comunit si riconoscono ragazzi, adolescenti e giovani che hanno fatto scelte pi consapevoli o che possono essere aiutati a farle e si rendono disponibili per un servizio continuativo. Ad essi sia offerto, con una particolare attenzione personale, un vero e proprio percorso formativo alla missionariet e alla corresponsabilit. 2. Di grande aiuto per questi ragazzi, adolescenti e giovani, nel contesto della vita parrocchiale oratoriana, la proposta dell'Azione Cattolica, indicata dai vescovi come scuola per la formazioni di laici adulti a una stabile dedicazione alla pastorale della comunit e alla missione. 199. LA CURA PASTORALE DI CHI IN VARIO MODO PARTECIPA ALLA VITA DELLA COMUNITA' 1. Chi abitualmente partecipa alla vita della comunit sia coinvolto progressivamente in un cammino di fede, che aiuti ad affrontare i temi fondamentali della fede cristiana, avvii ad un percorso di preghiera e di riflessione sulla Parola di Dio, guidi all'Eucaristia e agli altri sacramenti, educhi al servizio e alla testimonianza della carit e alla fedelt alla Chiesa. 2. L'oratorio diventi sempre pi luogo privilegiato per la cura pastorale di questi ragazzi, adolescenti e giovani. In esso sia viva l'attenzione all'intensit e al metodo della proposta educativa e all'identificazione di significative figure educative di riferimento. 200. L'ATTENZIONE E LA PROPOSTA AGLI INDIFFERENTI E LONTANI 1. Molti giovani non sono abitualmente coinvolti dalle varie proposte dei cammini di fede, o perch indifferenti o perch pi problematici e in ricerca. Bisogna che la comunit cristiana si lasci interrogare anche da loro e aggiorni continuamente metodi e linguaggi cos da comunicare la fede in termini comprensibili per la loro esperienza di vita. 2. Di conseguenza: a) siano promosse nuove e specifiche vocazioni educative che sappiano realizzare rapporti personali sul territorio e nei luoghi di vita, e offrano segni e momenti di accoglienza e di solidariet e possibilit di cammini di fede; b) sia stimolato e sostenuto l'impegno missionario di tutti i ragazzi, gli adolescenti e i giovani delle nostre comunit verso i loro coetanei; c) siano favorite iniziative di accoglienza a livello culturale, ricreativo, sportivo; iniziative di interesse particolare sui problemi della pace, su quelli sociali, politici, interetnici e specifici del territorio; d) si studino proposte indirizzate ad una riflessione pi critica sulla fede a partire dalle domande esistenziali dei giovani la cui ricerca problematica. 3. Anche negli oratori ci si deve sentire particolarmente coinvolti e sollecitati nell'attuare tali iniziative. 201. L'ATTENZIONE AGLI STUDENTI 1. Molti ragazzi, adolescenti e giovani sono studenti, per cui importante tener conto dell'ambiente scuola nei percorsi educativi; Occorre, quindi, promuovere l'educazione alla graduale scoperta del senso e del valore dello studio per la vita; vanno incoraggiate presenze significative di testimonianza nella scuola; si deve incrementare un lavoro comune con le scuole cattoliche presenti sul territorio e promuovere forme di collaborazione con le associazioni, i gruppi e i movimenti di ispirazione cristiana che operano nell'ambito scolastico. Inoltre sono importanti forme di collegamento con gli insegnanti, specialmente quelli di religione, presenti nelle scuole statali (Gf costt. 565_593). 2. Una parte significativa di giovani vive l'esperienza del l'universit: necessaria una loro valorizzazione nei percorsi educativi e un'attenzione reale a questo particolare ambiente formativo, a partire dalle proposte della pastorale universitaria. 202. L'ATTENZIONE VERSO ADOLESCENTI E GIOVANI LAVORATORI 1. Nel definire gli itinerari educativi si tenga conto che una parte consistente di adolescenti entra precocemente nel mondo del lavoro, che la maggioranza dei giovani lavora e che gli stessi studenti si stanno preparando ad entrare nel mondo del lavoro. 2. Ragazzi, adolescenti e giovani vanno quindi progressivamente educati al senso umano e cristiano del lavoro, visto come luogo di crescita, di espressione di valori, di santificazione e missione (cf cost. 543). 3. Superando una situazione nella quale spesso gli adolescenti e i giovani lavoratori sono ai margini della pastorale giovanile, la comunit cristiana: a) si attrezzi con urgenza, passione e competenza per conoscere la realt dei numerosi adolescenti e giovani di ambiente operaio e popolare; b) formi gli educatori affinch sappiano incontrarli, aggregarli e coinvolgerli in cammini di gruppo; c) predisponga orari, linguaggi e metodi che favoriscano la loro partecipazione. 4. Preziosi e competenti contributi in merito possono essere forniti dalla GIOC (Giovent operaia cristiana) e dalle ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani). Si favorisca anche la collaborazione con l'Ufficio per la vita sociale e il lavoro e con le strutture a esso collegate. 203. L'ATTENZIONE AI GIOVANI DISABILI La pastorale giovanile rivolge particolare attenzione ai disabili. Si rimuovano le barriere, soprattutto culturali, che impediscono una serena partecipazione, si attivino le collaborazioni necessarie e si favorisca la crescita di una mentalit di condivisione, che si concretizzi anche con la realizzazione di proposte e strutture non emarginanti. 204. ATTENZIONE AI GIOVANI IN SITUAZIONI DI MARGINALITA' 1. Una considerazione particolare va data ai ragazzi in pericolo o in situazione di devianza o di marginalit, ad esempio a coloro che hanno abbandonato la scuola dell'obbligo (cf cost. 568). L'attenzione alle forme di grave disagio si coniughi tuttavia sempre con le molteplici iniziative specializzate esistenti. 2. Si eviti comunque una visione patologica dei giovani in disagio. Se questo sussiste, e talora in forme anche gravi, fenomeno assai pi limitato di quanto la mentalit odierna induce a credere. Ragazzi, adolescenti e giovani di qualsiasi condizione sono persone da educare al pieno compimento di s, nella consapevolezza delle proprie potenzialit umane e cristiane. 205. ATTENZIONE AD ALCUNI MOMENTI PARTICOLARI DELL'ESPERIENZA GIOVANILE 1. All'interno del percorso educativo proposto ai giovani, vanno favorite e affrontate le tematiche relative al servizio da recare alla societ, intesa come comunit nazionale. La salvaguardia e la difesa dei valori della patria saranno tematiche da non disattendere anche in vista di decisioni personali che ogni giovane dovr affrontare. 2. Chi sceglie di compiere il servizio militare (cf cost. 556) necessita di un'attenzione educativa che pu esprimersi: a) con un'opportuna preparazione in ordine al significato e alle condizioni del servizio stesso; b) con l'aiuto dei cappellani militari; c) con l'attenzione da parte delle comunit in cui si trovano caserme; d) con l'accompagnamento da parte della comunit di appartenenza e con l'aiuto a reinserirsi in essa a servizio militare finito. 3. Nell'ambito della pastorale giovanile si incoraggino e si motivino le eventuali scelte dell'obiezione di coscienza (cf cost. 557) e dell'anno di volontariato sociale, sostenute dalla Caritas diocesana (cf costt. 128_129). 4. Si presti attenzione anche alle realt presenti sul territorio che coinvolgono giovani di varie provenienze e in situazioni diverse: pensionati studenteschi e collegi universitari, centri sociali e di aggregazione giovanile, carceri, comunit di recupero, cooperative di solidariet sociale. 206. ITINERARI EDUCATIVI: TAPPE E PASSAGGI SECONDO ETA' 1. Il cammino educativo, finalizzato alla formazione dell'adulto credente, si articola in tappe e passaggi adatti alle varie et. Esso pertanto prevede: a) per i fanciulli: dopo un'introduzione al cammino nei primi anni dell'et scolare, un biennio con la preparazione alla messa di prima Comunione e al sacramento della riconciliazione; b) per i ragazzi: un biennio verso il sacramento della confermazione; c) per i preadolescenti: l'itinerario fino alla professione di fede (in cui il quattordicenne_quindicenne manifesta il suo desiderio di testimonianza di fronte alla comunit); d) per gli adolescenti: l'itinerario articolato in un triennio; e) per i diciottenni_diciannovenni: l'itinerario che trova il suo momento conclusivo nella redditio symboli in cui il diciannovenne consegna all'Arcivescovo la regola di vita, confermando il suo impegno a seguire Ges; f) per i giovani dai venti ai venticinque anni: l'itinerario che esplicita la loro vocazione nella Chiesa e che aiuta nel passaggio alla comunit adulta, con la testimonianza per il regno e la responsabilit personale. 2. Tappe e passaggi non siano automaticamente legati all'et, ma tengano conto del divenire della persona nella sua maturazione. 207. APPUNTAMENTI DIOCESANI ANNUALI 1. L'esperienza recente ha dimostrato l'efficacia di alcuni appuntamenti annuali ormai entrati nella consuetudine. Essi sono: a) la scuola della Parola, in cui mensilmente i giovani e, con un cammino appropriato, gli adolescenti, vivono l'esperienza della lectio divina per essere formati a praticarla personalmente; b) l'incontro dei cresimandi con l'Arcivescovo, per sperimenta re pi concretamente il significato ecclesiale del sacramento della confermazione; c) la veglia missionaria, in occasione della giornata missionaria mondiale, per un richiamo all'impegno dell'annuncio del Vangelo; d) la giornata mondiale della pace, come occasione per un rinnovato impegno nella costruzione di un mondo pi giusto e fraterno; e) la veglia in traditione symboli, alla vigilia della domenica delle Palme, giornata mondiale della giovent, per rinnovare la professione di fede; f) la due giorni "giovani e servizio", per vivere un gesto di impegno concreto a favore dei pi poveri e riflettere sui temi della solidariet e del volontariato. 2. I soggetti e realt di pastorale giovanile prevedano nella programmazione annuale gli appuntamenti diocesani, ne evidenzino i significati e ne favoriscano la pi ampia partecipazione. 208. L'ATTENZIONE AI DIVERSI TIPI DI PARROCCHIA 1. Data la situazione molto eterogenea della diocesi, il progetto diocesano di pastorale giovanile tenga conto della variet di situazioni delle parrocchie; le differenti realt cerchino e creino le condizioni che ne rendano possibile l'attuazione. 2. Per le parrocchie della citt di Milano e di altri grandi centri urbani si attivino, da parte delle agenzie diocesane, specifici ambiti di confronto e di progettazione pastorale, cos da elaborare itinerari e iniziative in grado di rispondere alle diverse situazioni ed emergenze che in esse si presentano e che, talvolta, richiedono di pensare un progetto diverso da quello elaborato per le parrocchie di periferia o per le piccole parrocchie del forese. 3. Per le parrocchie piccole si promuova, nella prospettiva delle unit pastorali, un progetto pastorale che preveda la collaborazione interparrocchiale; sia valorizzata la figura del presbitero incaricato per la pastorale giovanile interparrocchiale; siano incrementati i momenti di confronto, formazione e progettazione degli educatori; siano attivati gruppi formativi interparrocchiali per fasce d'et. 4. I "grandi oratori", cio quelli pi ricchi di tradizione, strutture e iniziative, si sentano parte del progetto diocesano collaborando attivamente con gli oratori vicini e del decanato, mettendo a disposizione le loro esperienze e le loro risorse. 209. L'ORATORIO NEL PROGETTO DI PASTORALE GIOVANILE Un ruolo storicamente rilevante e ancora oggi fondamentale per la pastorale giovanile ha l'oratorio, nel quale l'intera comunit parrocchiale manifesta concretamente la sua attenzione educativa per la giovent. Attraverso il necessario aggiornamento e l'adattamento a luoghi e situazioni diversi, l'oratorio si mantiene e si dimostra accogliente, missionario, capace di formare alla fede. 210. PARROCCHIA, DECANATO E ZONA SOGGETTI DI PASTORALE GIOVANILE 1. Ogni parrocchia, e in essa l'oratorio, applichi il progetto educativo diocesano, le cui linee principali sono state fin qui tracciate, tenendo conto del proprio contesto sociale e pastorale, almeno a livello decanale o cittadino; lo attui valorizzando la specificit e le ricchezze della propria esperienza e dei propri carismi. 2. In linea con le scelte fondamentali della diocesi, le parrocchie, i decanati, le zone, in dialogo con i diversi ambienti di vita dei ragazzi adolescenti e giovani, sono i normali luoghi di pastorale giovanile, in cui importante realizzare, specialmente a livello decanale, momenti di coordinamento, cooperazione, progettazione e confronto tra le varie realt educative. Particolare significato per la pastorale giovanile di parrocchie e decanati rivestono strutture a livello cittadino, quali, a Milano, il Centro card. Schuster e il Centro sportivo Peppino Vismara. 211. ALTRI SOGGETTI EDUCATIVI 1. In un corretto progetto di pastorale giovanile, necessario valorizzare, con le loro caratteristiche peculiari, anche le varie realt ecclesiali specificamente impegnate nell'educazione di ragazzi, adolescenti e giovani: le associazioni, in particolare quelle di volontariato, i gruppi e i movimenti ecclesiali e le scuole cattoliche. Esse sono chiamate a collaborare nella elaborazione del progetto diocesano di pastorale giovanile e, quindi, ad applicarlo adattandolo alla loro concreta situazione. In tal modo, la loro presenza e cooperazione contribuiscono a potenziare la capacit evangelizzatrice della Chiesa nel mondo giovanile. 2. Queste realt ecclesiali, superando i rischi di estraneit e diffidenza reciproci, nel rispetto delle specifiche peculiarit, valorizzando quanto si fa nei diversi contesti educativi e pastorali, promuovano connessioni e sinergie nel loro impegno di evangelizzazione e educazione rivolto ai giovani. 3. In considerazione del fatto che i gruppi dell'AGESCI (Associazione guide e scout cattolici italiani) operano spesso a livello sovraparrocchiale e seguono particolari itinerari di catechesi e metodologie di animazione per taluni aspetti simili a quelle proposte nei gruppi oratoriani, necessario curare il loro coordinamento con gli altri soggetti della pastorale giovanile, in particolare gli oratori. A questo scopo bene che vi siano sacerdoti disponibili ad accettare il servizio di assistenti scout e che i capi dei gruppi scout partecipino alla comunit degli educatori dell'oratorio. Un coordinamento fra il gruppo scout e gli oratori di provenienza necessario particolarmente durante gli anni del cammino di iniziazione cristiana e della professione di fede, in cui le esigenze e i tempi delle attivit associative si sovrappongono spesso a quelli della catechesi parrocchiale. 212. LA FAMIGLIA NEL PROGETTO DI PASTORALE GIOVANILE 1. Un'efficace azione educativa delle nuove generazioni non pu assolutamente prescindere dalla famiglia, la quale, in forza del sacramento del matrimonio, vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori_figli. 2. Ai genitori va continuamente richiamato il loro peculiare, primario e insostituibile ruolo educativo, da sostenere e alimentare con opportune iniziative. Dalle famiglie i soggetti impegnati nella pastorale giovanile attendono preziose indicazioni per la formulazione del progetto educativo e un apporto rilevante per la sua attuazione. 213. ADULTI E GIOVANI NEI, PROGETTO Dl PASTORALE GIOVANILE 1. La comunit cristiana, nella sua azione educativa, non tralasci di valorizzare la presenza degli adulti. Essi, perci, con il loro comportamento e le loro scelte siano credibile riferimento per tutti e, in particolare, per i giovani. Tra essi hanno particolare rilevanza quelle figure che, per vocazione o per sensibilit personale, li accompagnano nel cammino formativo. Essi agiscano in modo coordinato in profonda comunione di intenti, non dimenticando che la loro testimonianza richiesta dai giovani: si rende evidente l'esigenza di avere pi adulti di riferimento per i cammini dei giovani. Si chiede, pertanto, al mondo adulto una maggiore presenza, testimonianze significative, possibilit di confronto e di condivisione. 2. Della comunit che educa ed evangelizza fanno parte gli stessi giovani, che costituiscono un sorprendente e ricco potenziale. La pastorale giovanile intende valorizzare e confermare tale ricchezza, accogliendo il messaggio dei giovani al Sinodo: Sentiamo il dovere di dare voce a tutta la popolazione dei giovani con le sue domande e la sua forte ricerca di realizzazione, perch nel nostro impegno quotidiano, nelle parrocchie o all'interno dei movimenti o delle associazioni di cui siamo parte, intendiamo percorrere ogni strada, perch l'unica Parola della vita e della speranza possa raggiungere ciascuno dei nostri coetanei. STRUTTURE DIOCESANE DI PASTORALE GIOVANILE 214. LE STRUTTURE DIOCESANE CENTRALI E PERIFERICHE La Chiesa diocesana promuove il progetto di pastorale giovanile, secondo le linee indicate, attraverso strutture centrali e periferiche come precisato nelle costituzioni seguenti. 215. L'UFFICIO DIOCESANO PER LA PASTORALE GIOVANILE 1. L'Ufficio per la pastorale giovanile, coadiuvato da una apposita commissione, ha il compito di: a) precisare e aggiornare il progetto di pastorale giovanile qui descritto; b) sostenere i diversi soggetti nella elaborazione dei progetti specifici; c) promuovere le iniziative diocesane e zonali e coordinare quelle decanali; d) coordinare le diverse realt coinvolte nella pastorale giovanile. 2. Nell'elaborazione e nell'attuazione delle scelte pastorali, l'ufficio si avvale, come di un suo strumento peculiare, della FOM (Fondazione oratori milanesi), la quale cura la traduzione del progetto diocesano di pastorale giovanile per quanto attiene all'oratorio, con il metodo e le attivit propri. Inoltre, essa mantiene rapporti con gli enti pubblici per quanto riguarda le attivit degli oratori. 3. L'ufficio si avvale dell'opera dell'Azione Cattolica per quanto riguarda la formazione alla corresponsabilit educativa. 4. L'ufficio si avvale della Consulta diocesana per la pastorale giovanile. Essa composta dai rappresentanti delle associazioni, gruppi, movimenti e dei soggetti che si occupano della pastorale giovanile, oltre che dai responsabili delle consulte decanali. 5. L'Ufficio diocesano per la pastorale giovanile mantiene rapporti di collaborazione con gli altri uffici interessati alla pastorale giovanile, anzitutto con l'Ufficio diocesano per la pastorale scolastica. 216. LA CONSULTA DECANALE PER LA PASTORALE GIOVANILE 1. La Consulta decanale per la pastorale giovanile, da costituire in ogni decanato, composta dai vari soggetti di pastorale giovanile presenti nel territorio, secondo le indicazioni offerte dall'Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, ed guidata dai responsabili decanali, designati dal responsabile dell'Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, d'intesa con i decani. 2. Compito della consulta quello di promuovere il confronto tra i vari soggetti che la compongono e quindi la progettazione comune, l'animazione e il coordinamento delle attivit. In particolare alla consulta competono: a) un'attenta lettura della realt giovanile nel territorio; b) un sostegno alle parrocchie del decanato per facilitare un itinerario organico di catechesi, possibilmente comune nei contenuti; c) l'attenzione ad attivare e promuovere forme di incontro e di annuncio rivolte ai giovani che abitualmente non vengono raggiunti dalla vita della comunit cristiana; d) la promozione dell'Azione Cattolica nelle parrocchie del decanato; e) la promozione e la cura della scuola della Parola per adolescenti e giovani (cf cost. 40); f) la promozione e l'attuazione degli appuntamenti diocesani annuali a livello decanale (cf cost. 207) e la promozione delle diverse realt collegate alla formazione degli educatori (Gf cost. 240); g) la collaborazione e il coordinamento, a livello decanale, con le strutture e le iniziative della pastorale scolastica, del lavoro e della famiglia. 217. LA PARROCCHIA 1. Il parroco con il consiglio pastorale si preoccupi di procedere alla formulazione, all'aggiornamento e alla verifica periodici del progetto parrocchiale di pastorale giovanile, in applicazione di quello diocesano. Nel fare questo, si avvalga dei consigli e delle proposte del direttore e del consiglio dell'oratorio e di persone competenti. 2. La comunit parrocchiale, nel valorizzare le diverse figure educative presenti al suo interno e nell'affidare ad alcuni pi direttamente il compito educativo, si impegni a coordinarne gli interventi, assicurando un aiuto di preghiera, di condivisione e di disponibilit per tutto ci che attiene al servizio da offrire ai giovani. III L'ORATORIO 218. L'ORATORIO NELLA PASTORALE GIOVANILE DELLA PARROCCHIA 1. Il progetto di pastorale giovanile delineato da ogni parrocchia, come traduzione e applicazione di quello diocesano, richiede l'irrinunciabile attenzione alla totalit della popolazione giovanile che vive nel suo territorio. Strumento privilegiato e prioritario con cui svolgere l'impegno educativo della parrocchia nei confronti di tutta la popolazione giovanile l'oratorio. Esso Ǐ una comunit che educa all'integrazione fede_vita, grazie al servizio di una comunit di educatori, in comunione di responsabilit e di collaborazione con tutti gli adulti. Il metodo dell'oratorio (o il suo stile) quello dell'animazione, che consiste nel chiamare i ragazzi a partecipare a proposte educative che partono dai loro interessi e dai loro bisogni". 2. La parrocchia non pu esimersi dal promuovere e organizzare l'oratorio e raccordare l'opera svolta in esso con quella esercitata da associazioni, gruppi e movimenti. L'oratorio infatti Ricerca ed accoglie ogni fanciullo, ragazzo, adolescente o giovane che vive nell'ambito della parrocchia, mentre l'adesione ad associazioni, gruppi e movimenti riguarda solo una parte della popolazione giovanile che ne accetta le modalit ed i cammini. 219. LA STRUTTURAZIONE DELL'ORATORIO Il metodo educativo dell'oratorio prevede e valorizza l'articolazione in gruppi (di base e di interesse) organicamente inserita in un cammino comunitario. 220. I GRUPPI DI BASE I gruppi di base strutturano la comunit dell'oratorio secondo le varie fasce d'et. La vita di gruppo, nel rispetto delle esigenze di crescita umana e cristiana tipiche di ciascuna et, costituisce l'elemento fondamentale del peculiare metodo educativo oratoriano e si esprime nei momenti e secondo gli obiettivi previsti dal progetto (ad esempio catechesi, preghiera, gioco, lavoro, sport). 221. I GRUPPI DI INTERESSE E DI SERVIZIO 1. n progetto educativo dell'oratorio prevede anche i gruppi di interesse e di servizio e li considera e promuove come autentici momenti formativi. Tali gruppi aperti alle diverse fasce di et e quindi ai partecipanti ai vali gruppi di base, danno uno specifico contributo al cammino di crescita dei fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani. Ciascun gruppo di interesse o di servizio ha valenze educative proprie che per devono essere coerenti con il progetto educativo globale, che le precisa e le propone. 2. In particolare siano promossi i gruppi di: a) animazione liturgica: i ministranti ragazzi e ragazze (che si avvalgono del sostegno e delle iniziative del Movimento Chierichetti o MoChi), il coretto, e altre forme; b) animazione missionaria; c) animazione caritativa; d) attivit culturale (ad esempio teatrale, artistica, letteraria, turistica); e) preparazione all'impegno sociopolitico; f) presenza e impegno nel mondo del lavoro e della scuola; g) volontariato; h) attivit sportive. 3. In tutti questi gruppi si favorisca la collaborazione con quelli analoghi attivi nella comunit adulta della parrocchia, cos da preparare il passaggio naturale, al tempo opportuno, dalle attivit oratoriane a quelle della comunit adulta. 4. I gruppi siano affidati ad animatori capaci di interpretare non solo il progetto educativo locale, ma anche le proposte diocesane. 5. Si tenga conto dell'opportunit, quando in un singolo oratorio non sia possibile dar vita a specifici gruppi, di attivare analoghi gruppi a livello interparrocchiale o decanale. 222. GRUPPI PER UNA FORMAZIONE SPECIFICA. L'AZIONE CATTOLICA 1. Il progetto educativo di un oratorio si fa anche carico di rispondere, con particolare attenzione, a tutti quei ragazzi, adolescenti e giovani che manifestano una pi intensa disponibilit a seguire il cammino di fede e necessitano pertanto di momenti formativi specifici e di un personale accompagnamento. 2. Preziosa , in questo senso, l'opera che diverse realt associative svolgono, proponendo cammini spirituali specifici per ragazzi, adolescenti e giovani; tra questi vanno ricordati, in particolare, i movimenti giovanili promossi e sostenuti dalle diverse famiglie religiose. In ogni caso, tutti questi cammini spirituali, organicamente inseriti nella vita oratoriana, devono contribuire alla crescita dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, in vista di una loro pi attiva presenza nella comunit cristiana e di una loro pi forte assunzione di responsabilit. 3. Ambito privilegiato per aiutare i ragazzi, gli adolescenti e i giovani a maturare nel loro cammino di fede e, in particolare, per educarli a fare propria la passione per la Chiesa, condividendo l'interezza delle proposte pastorali diocesane, sono i gruppi di Azione Cattolica. Infatti, anche se il cammino di fede non passa necessariamente attraverso l'adesione a una associazione, occorre ricordare che la regola di vita, le proposte formative, gli impegni concreti dell'Azione Cattolica costituiscono una risposta efficace alle domande dei pi motivati, sia a livello personale sia a livello di assunzione progressiva di corresponsabilit ecclesiale. Per questi motivi in ogni oratorio va favorita la promozione dei gruppi di Azione Cattolica. 223. ATTIVITA' COMUNITARIE 1. Il progetto educativo prevede come fortemente educativi _ sia nel momento della preparazione, sia nel momento della realizzazione _ i momenti comunitari dell'oratorio: le celebrazioni liturgiche, le feste, i grandi giochi, le gite, i pellegrinaggi, l'oratorio estivo, il campeggio, i campi scuola, e altri. Pertanto siano progettati come momenti integranti del cammino formativo. 2. La domenica, anche nel contesto sociale attuale, tempo favorevole per le attivit comunitarie dell'oratorio e come tale va valorizzata. 224. ATTENZIONI EDUCATIVE L'oratorio, quale strumento privilegiato di attuazione della pastorale giovanile parrocchiale, viva quelle attenzioni gi illustrate parlando del progetto diocesano di pastorale giovanile. Per la loro particolare rilevanza, si ricordano di seguito: a) la coeducazione in oratorio; b) l'attenzione al territorio; c) l'attenzione alle situazioni di marginalit. 225. LA COEDUCAZIONE IN ORATORIO 1. Alla luce di quanto gi affermato a proposito della coeducazione (cf cost. 196), opportuno che unico sia il gruppo degli educatori per ogni fascia di et e unico sia il riferimento educativo, anche se ragazzi e adolescenti seguono il cammino in oratori distinti. 2. L'unit del progetto educativo rende secondaria, ma non marginale la questione della distinzione tra oratorio maschile e femminile o la sua collocazione in un'unica sede e consente di assicurare l'equilibrio fra i momenti comuni e i momenti differenziati per ragazzi e ragazze. 3. L'unica comunit_educatori pu consentire di calibrare adeguatamente i tempi per un corretto cammino di coeducazione e di scegliere la struttura pi funzionale al progetto stesso, nel rispetto delle esigenze e della tradizione locale, e secondo le strutture edilizie esistenti. 4. La presenza tra gli educatori di figure adulte femminini e maschili pu offrire, sia ai ragazzi sia alle ragazze, preziosi punti di riferimento e di identificazione per una crescita equilibrata e matura. 226. L'ATTENZIONE AL TERRITORIO 1. L'oratorio deve saper leggere e interpretare la realt giovanile del territorio. Pu essere pertanto opportuno costituire, anche con l'aiuto di esperti, in collaborazione con gli oratori della citt o del decanato e con le consulte di pastorale giovanile, un "osservatorio" che persegua tale obiettivo e possa cos allargare, di fatto, l'orizzonte dell'azione pastorale. 2. L'oratorio, salvaguardando la propria identit, collabori con gli enti pubblici e le istituzioni civili che si interessano dei giovani del territorio. 227. L'ATTENZIONE ALLE SITUAZIONI DI MARGINALITA' 1. L'oratorio riservi un particolare riguardo per quanti si trovano in un contesto di forte marginalit sociale. Sia sempre riservata loro un'affettuosa accoglienza personale pur senza compromettere la fisionomia educativa dell'oratorio, che non deve diventare luogo di sola accoglienza o di solo recupero per il disagio giovanile. 2. La competenza degli educatori, particolarmente in questi casi, deve essere richiesta in modo rigoroso cos da evitare la faciloneria e il semplicismo, indubbiamente dannosi e privi di valenza educativa. 3. Queste attenzioni, che esprimono la sensibilit di tutta la comunit cristiana, comunque si concretizzino in forme esplicite di dedicazione a chi si trova in disagio, rappresentano una significativa apertura ai problemi del territorio in cui si radicano la parrocchia e l'oratorio. 228. LO SPORT IN ORATORIO 1. La pratica sportiva pu assumere una rilevante valenza pedagogica se intesa correttamente e non ridotta a fatto agonistico o a semplice riempitivo del tempo libero. Significativi elementi educativi dello sport possono essere individuati nel campo dello sviluppo psicofisico e delle relazioni interpersonali, nei comportamenti che chiedono sacrificio di s, lealt, autocontrollo, perseveranza nel raggiungere un obiettivo, nella gratuit e nel disinteresse di chi coglie nello sport un'occasione per migliorare s e gli altri. In questa prospettiva l'oratorio promuove l'attivit sportiva come un servizio alla vita dei ragazzi e dei giovani, nell'ambito dell'attenzione che la Chiesa ambrosiana riserva allo sport (cf cost. 274). L'educazione attraverso lo sport, proposta non solo ai ragazzi, ma anche alle ragazze, preveda strutture adeguate alle differenti esigenze. 2. L'oratorio affida questo compito agli animatori sportivi che hanno il serio impegno di conoscere e condividere il progetto educativo e di applicarlo a questa attivit senza isolarla dalle altre. La loro formazione va curata in modo specifico. 3. Per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi educativi necessario che gli oratori e gli enti di promozione sportiva di ispirazione cristiana (quali il Centro sportivo italiano, la Polisportiva giovanile salesiana) sviluppino idonee collaborazioni e sinergie. 4. La parrocchia valuti attentamente l'opportunit e la compatibilit della presenza di societ sportive nelle strutture dell'oratorio. Esse infatti, soprattutto se legate a federazioni sportive nazionali, hanno ritmi, tempi ed obiettivi non sempre in sintonia con quelli dell'oratorio. Qualora si ritenga opportuna tale presenza, come pure per regolare situazioni gi esistenti, si pervenga alla sottoscrizione di apposite convenzioni, avvalendosi della consulenza degli appositi uffici di curia e ottenendo le necessarie autorizzazioni. 229. AMBIENTI E STRUTTURE 1. L'oratorio deve mantenere la sua specificit di luogo educativo rivolto a ragazzi, adolescenti e giovani. Per attuare questo, importante destinare primariamente a loro ambienti e strutture realizzati a tale scopo. Siano previsti decorosi spazi, aperti e coperti, necessari per il servizio educativo, senza indulgere in grandiosit inutili e irrispettose della sobriet e della carit. 2. Si presti la dovuta attenzione all'abbattimento delle barriere architettoniche e le attrezzature siano rigorosamente collaudate e conformi alle norme igienico_sanitarie e di sicurezza. 3. L dove esistono centri parrocchiali in cui non furono previste strutture destinate esclusivamente all'oratorio, si tenda a recuperare precisi spazi da assegnare a ragazzi, adolescenti e giovani. Analoga preoccupazione sia presente nell'eventuale progettazione di nuovi centri parrocchiali. 230. IL BAR La presenza del bar nelle strutture oratoriane corrisponda alle finalit proprie dell'oratorio: esso sia normalmente riservato a ragazzi, adolescenti e giovani. Pertanto gli educatori, i gestori e gli stessi ragazzi, adolescenti e giovani facciano in modo che esso sia realmente luogo di sereno incontro, di fraterna conversazione e di arricchenti rapporti interpersonali. Vengano invece evitati l'eccessivo consumismo, anche per quanto riguarda i videogiochi, cos come si devono evitare comportamenti scorretti. Il bar armonizzi gli orari e i comportamenti con le esigenze dell'oratorio. 231. GESTIONE AMMINISTRATIVA E ASSICURAZIONI 1. Anche dal punto di vista gestionale e amministrativo l'oratorio un'attivit della parrocchia, il cui amministratore e legale rappresentante il parroco, con la collaborazione dei responsabili dell'oratorio e dei consigli parrocchiali. E comunque opportuno che l'oratorio abbia un'autonomia gestionale, restando sempre nell'ambito dell'unica amministrazione e cassa parrocchiale. L'oratorio potr avere un proprio conto corrente intestato comunque alla parrocchia. Il direttore dell'oratorio abbia dal parroco la delega a operare su tale conto corrente. 2. L'attivit dell'oratorio sia corretta anche nel rispetto delle norme amministrative, fiscali e sanitarie a riguardo, in particolare, delle seguenti attivit: gestione del bar, spettacoli cinematografici o teatrali, feste aperte al pubblico, manifestazioni sportive, case di vacanza, campeggi. Non si esiti, anche in via preventiva, a ricorrere al parere di esperti, consulenti della parrocchia e all'Avvocatura della curia. 3. Gli organi direttivi dell'oratorio si prendano cura dei ragazzi, adolescenti e giovani anche tramite le garanzie offerte da una adeguata copertura assicurativa, con polizza stipulata dalla parrocchia, che comprenda sia le attivit all'interno dell'oratorio, sia le attivit esterne, usufruendo delle apposite convenzioni attivate dai competenti uffici diocesani. 232. IL DIRETTORE DELL'ORATORIO 1. Il parroco col consiglio pastorale parrocchiale ha la responsabilit ultima dell'oratorio in quanto espressione educativa della parrocchia verso ragazzi, adolescenti e giovani. 2. La responsabilit educativa diretta esercitata dal vicario parrocchiale, o interparrocchiale, in qualit di direttore. 3. Direttore dell'oratorio pu essere, su proposta del parroco e per nomina dell'Ordinario diocesano, anche un diacono, o una persona consacrata, o un laico. Andranno scelte per questo incarico persone adeguatamente preparate e andranno precisate la durata e le condizioni del loro incarico. In mancanza del vicario parrocchiale, o interparrocchiale, e delle predette figure, il compito di direttore assunto direttamente dal parroco. 4. Il direttore garantisca che ogni proposta e decisione siano coerenti con il progetto educativo. Si confronti con gli educatori e collabori con i direttori degli altri oratori del decanato, promuovendo cammini comuni in sintonia con le indicazioni diocesane. Sia disponibile ad un accompagnamento personale di ciascuno, anche con la direzione spirituale o sappia dare opportune indicazioni in merito. 233. I CONSACRATI IN ORATORIO I consacrati e le consacrate, presenti in oratorio a titolo diverso da quello di direttore, condividono con il parroco e con il direttore la responsabilit dell'oratorio e della comunit degli educatori, collaborando nella progettazione, nell'animazione e nell'opera di discernimento spirituale. La loro presenza sia, in particolare, valorizzata anche come punto di riferimento vocazionale dei ragazzi e delle ragazze. 234 . IL RESPONSABILE LAICO 1. Negli oratori pu essere necessario, o per lo meno opportuno, individuare accanto al direttore un responsabile laico, scelto, ad esempio, fra le vocazioni laicali di servizio alla giovent spesso presenti nei nostri oratori e nell'esperienza di Azione Cattolica. La nomina del responsabile laico di competenza del parroco, d'intesa con il direttore, ed per un tempo determinato. 2. Spetta al responsabile laico condividere con il direttore la direzione dell'oratorio e della comunit degli educatori, con particolari responsabilit di animazione per alcuni settori di attivit (ad esempio: gruppi di interesse, catechesi, attivit sportive). 3. L'Ufficio per la pastorale giovanile, attraverso la FOM e l'Azione Cattolica, predisponga un piano organico di formazione per tale compito. 235. GLI EDUCATORI 1. Tra le varie figure che operano in oratorio, un ruolo particolare svolto dagli educatori dei gruppi di base (catechisti dell'iniziazione cristiana, educatori dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani) e dagli educatori dei gruppi di Azione Cattolica. 2. Agli educatori compete la conduzione dei momenti formativi, compresi quelli della catechesi nel cammino di iniziazione cristiana; nello stesso tempo chiesto loro di partecipare all'animazione degli altri momenti della vita del loro gruppo, suscitando la collaborazione degli altri animatori. 3. La scelta di divenire educatori in oratorio deve essere suscitata, accolta e sostenuta all'interno della comunit parrocchiale e riconosciuta come autentico servizio reso alla parrocchia stessa e alla realt dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. 4. Se occorre un serio discernimento tra gli adulti, ancor pi oculato deve essere tra i giovani, la cui idoneit all'impegno educativo deve apparire convincente ed essere adeguatamente sorretta da una puntuale formazione. 5. Adulti e giovani vivano questo impegno come una missione ecclesiale, con prudenza e sapienza cristiana. E comunque importante che gli educatori abbiano un'adeguata maturit, per cui inopportuno affidare responsabilit educative dirette ad adolescenti. 236. GLI ANIMATORI 1. Oltre che dell'opera preziosa degli educatori, l'oratorio si avvale dell'altrettanto preziosa azione degli animatori: animatori del gioco e del tempo libero; responsabili dei gruppi di interesse e di servizio; allenatori dello sport; incaricati dell'animazione di altri settori. 2. Occorre riconoscere pienamente la dignit del servizio educativo prestato dagli animatori. Nel contempo si abbia cura di promuovere in tutti gli animatori una completa adesione alla tensione educativa dell'oratorio, necessario supporto all'esercizio di competenze e responsabilit specifiche. 3. L'eventuale presenza di adolescenti animatori deve essere considerata come esperienza di servizio e tirocinio e come occasione di crescita degli adolescenti stessi. 237. I GRUPPI EDUCATORI DELLE SINGOLE FASCE DI ETA' 1. E necessario che gli educatori e, in alcune circostanze, gli animatori dell'oratorio che si interessano della stessa fascia d'et, si ritrovino periodicamente tra loro, con il direttore o un suo diretto collaboratore, costituendo cos il gruppo educatori. Esso ha lo scopo di concretizzare il progetto educativo, di riflettere sulle situazioni specifiche e di programmare il da farsi pi opportuno. 2. Quando, in una singola parrocchia, il numero degli educatori della stessa fascia d'et troppo esiguo, opportuna la costituzione di gruppi educatori interparrocchiali. 238. LA COMUNITA' DEGLI EDUCATORI E DEGLI ANIMATORI 1. L'oratorio realizza il progetto educativo attraverso la comunit degli educatori e degli animatori. Essa si costituisce nella comunit della parrocchia, con la quale tiene rapporti di costante riferimento e confronto. Ha il compito di realizzare gli itinerari educativi, di verificarne l'attuazione complessiva, di garantire l'unit e la comunione degli educatori, attraverso un costante confronto sul servizio reso. 2. Di essa facciano parte gli educatori dei gruppi di base, quelli dei gruppi di Azione Cattolica, altre figure educative specializzate (ad esempio, educatori di ragazzi, adolescenti e giovani in situazione di disagio o di devianza; educatori di quanti hanno nella strada il luogo del loro aggregarsi) e tutti gli animatori dell'oratorio. 3. La comunit degli educatori e degli animatori nel suo insieme si incontrer pi volte nel corso dell'anno per momenti di programmazione, verifica e formazione. 239. IL CONSIGLIO D'ORATORIO 1. In ogni parrocchia, almeno in quelle di una certa grandezza, sia costituito il consiglio d'oratorio, formato dai rappresentanti degli educatori e degli animatori e da alcuni rappresentanti dei genitori. Esso: a) collabori con il direttore e i suoi diretti collaboratori alla gestione educativa e strutturale dell'oratorio per facilitare l'attualizzazione del progetto educativo, adeguandolo alle esigenze del contesto e individuando le concrete priorit; b) si occupi del coordinamento, della comunicazione e dell'informazione fra i vari gruppi operanti in oratorio; c) non tralasci di essere attento anche alle necessit tecniche ed economiche della struttura, con riferimento al parroco e al consiglio per gli affari economici. 2. Il consiglio d'oratorio sia adeguatamente rappresentato nel consiglio pastorale parrocchiale e venga interpellato dal consiglio per gli affari economici quando si affrontano problemi di competenza di quest'ultimo riguardanti l'oratorio. 3. Nelle parrocchie piccole potrebbe realizzarsi una sostanziale coincidenza fra componenti della "comunit degli educatori e degli animatori" e consiglio d'oratorio. 240. LA FORMULAZIONE DEGLI EDUCATORI 1. E indispensabile preparare e sostenere gli educatori nel loro impegno formativo. La formazione deve, soprattutto, riguardare il cammino di fede personale. Infatti, prima di essere tale, un educatore un cristiano, giovane o adulto, e vive quindi un cammino di fede nel proprio gruppo, partecipa alla catechesi, ha una vita spirituale intensa, con una regola, con momenti di meditazione, di riflessione, di preghiera, di direzione spirituale. In ci indubbiamente aiutato dall'appartenenza all'Azione Cattolica: gli educatori d'oratorio facciano parte dell'Azione Cattolica o almeno ne condividano e ne vivano la spiritualit. 2. La formazione permanente di un educatore si articola inoltre in momenti di riflessione e di lavoro comune dei gruppi educatori e della comunit degli educatori e degli animatori: qui l'educatore sollecitato a riflettere sul magistero della Chiesa, a studiare e condividere problematiche educative, a crescere nella competenza pedagogica, a verificare l'attuazione del progetto educativo. 3. Un educatore dovr soprattutto essere aiutato a formarsi come giovane o adulto corresponsabile della vita della sua comunit e della comunita' diocesana, vivendo momenti che lo pongano a contatto con un'esperienza di Chiesa pi ampia. Diventa allora necessario valorizzare le opportunit offerte nelle scuole di formazione, nei convegni, nelle settimane residenziali proposte dall'Azione Cattolica e dalla FOM, con il coordinamento dell'Ufficio per la pastorale giovanile. 241. RAPPORTI FRA ORATORIO E FAMIGLIA 1. La famiglia l'ambito educativo primario: i genitori sono i primi educatori anche in ordine alla formazione cristiana dei propri figli. Tuttavia alle famiglie, in quanto tali, non compete un ruolo diretto di animazione oratoriana, anche se resta fondamentale la loro collaborazione. 2. Essa si concretizza: a) nell'aiuto reciproco per capire i ragazzi, gli adolescenti e i giovani attraverso un rapporto sincero con gli educatori; b) nella collaborazione per la formulazione del progetto educativo e per la verifica degli itinerari percorsi; c) nel sostegno ad altre famiglie di ragazzi, adolescenti e giovani che vivono situazioni di difficolt; d) nella partecipazione ad alcune attivit dell'oratorio, che prevedono la presenza e il coinvolgimento delle famiglie; e) nella prestazione di alcuni servizi.