SECONDA TAPPA: DICEMBRE 1994 PER IL LAVORO DEL MESE DI DICEMBRE Potrai leggere e rileggere quanto segue e iniziare a vivere la situazione del discernimento nei confronti dei tuoi presupposti genetici e della tua libert e pace rispetto ad essi. Sar necessario cominciare a ricostruire la storia delle 'tue decime ore', delle chiamate a/di Ges nella tua vita. E pure indispensabile sar assumere il 'combattimento spirituale' nei confronti degli ostacoli del primo attacco. A. LE MIE RADICI GENETICHE Ora ci poniamo davanti a Ges dicendo: Signore, chi sono io? Quali sono le mie radici genetiche e che cosa posso ricavare dalla mia storia?. Pensiamo che ciascuno, a una certa et, debba osare di fare questa analisi su di s, considerando i quattro punti. Ecco la madre con il suo temperamento, che conta molto nella vita, nelle abitudini, nelle inclinazioni, nelle scelte, nelle ripugnanze. Ecco la madre con la sua fede; sia che si tratti di una fede forte sia che si tratti di una fede debole, fragile o inesistente, ha un rilievo grande. Per tutta la vita bisogna giocare con questi fattori. Ugualmente per il padre: conta il temperamento, contano i rapporti tra padre e madre, i rapporti di famiglia, la fede del padre. Il padre pu avere una fede solida, di pratica cristiana oppure di pratica un poco larga, moderata o addirittura assente. Tutto questo non pu non incidere nella storia del figlio o della figlia. Contano poi gli agganci istituzionali: ci sono famiglie che hanno la figura di un prete o di una suora nella parentela; altre per le quali esiste comunque una figura di rilievo (prete o religiosa, una nonna o un nonno, talora un uomo saggio, un docente, una maestra, un educatore o una educatrice). Sono figure che possono contare in senso positivo o anche negativo, se non incitano all'imitazione e si rifiuta quindi istintivamente quel tipo di vita o di vocazione. Trattandosi per di una reazione istintiva, pu anche essere erronea, falsa e costituire una di quelle barriere previe per cui uno non mette mai in questione se stesso su certi punti proprio perch delle figure istituzionali negative li hanno gi risolti in un dato modo. dunque importante liberarci davanti a Dio, per ritrovare la nostra scioltezza: Signore, io sono qui, con questi miei precedenti genetici, di cui ti ringrazio, dei quali magari ho in parte sofferto e ancora soffro, ma li voglio sentire in libert davanti a te, voglio viverli in serenit, non come cose che rimuovo o come incubi a cui non penso, oppure come doveri istintivi che mi obbligano ad andare in un senso o in un altro. Un elemento da sottolineare sono i 'fatti preternaturali'. Non di rado capitano questi fatti; fatti talora positivi e altre volte negativi perch ci si sente legati da un desiderio espresso da altri, magari da un voto o da una parvenza di voto fatto, addirittura da un sogno, che ci mette in una certa linea senza lasciarci piena libert. Mentre invece bello che noi riconosciamo qual il nostro campo nel quale siamo chiamati a crescere e a fiorire, e lo viviamo in libert davanti a Dio. Per questo suggeriamo come preghiera conclusiva, di dire al Signore: Tu, come operi in me? come in me hai operato?. Sono capace di contemplare i miei passi genetici, ereditari nella pace e alla luce della libert di Ges o sono come cose che non posso scrollarmi di dosso e tuttavia mi arricchiscono senza legarmi, o come fonte di sofferenza che per non amareggia e non chiude? Ecco perch con maturit ragionevole, devo vedere in tutto il disegno di amore di Dio, devo giungere a non rimuovere i fatti negativi come incubi bens ad amarli e capirli, ritrovando la mia libert. Ci sono cose che rimangono come blocchi dentro di noi e da cui non ci liberiamo abbastanza; al momento della scelta influiscono in un modo o nell'altro, senza che noi ce ne rendiamo conto. dunque importante che tutto in noi si compia con coscienza, umilt, serenit, libert, anche se non facile, dal momento che alcuni condizionamenti incidono molto fortemente sulla nostra vita. Davanti al Signore, per, con la grazia dello Spirito santo, possiamo acquistare una pace, una serenit, una libert, una tranquillit di giudizio sempre maggiori. B. LA PARABOLA DEI TERRENI In questa seconda riflessione proponiamo brevemente la meditazione del secondo filone, quello dei diversi terreni, che ritroviamo nella parabola del seminatore: Matteo 13. Sono tuttavia utili due premesse. La prima riguarda questa duplicit di proposte che pu far sorgere la domanda: Su che cosa devo meditare nel tempo di silenzio? Ritengo che la prima scelta da fare sia proprio questa: mettersi davanti a Dio chiedendosi quale proposta mi coinvolge maggiormente. E cominciare quindi dalla riflessione che pi risponde alla mia situazione per poi eventualmente passare all'altra. La seconda premessa che questa meditazione attiene direttamente con la quarta delle nostre regole, considerata come la pi difficile da osservare: Bandire dalla vostra vita ogni forma di angoscia o di ansiet anche per quanto riguarda le decisioni da prendere. Chi si abbandona a Dio non ha posto nel suo cuore per l'angoscia. Riflettere sui terreni negativi per il discernimento sar dunque particolarmente utile. Il secondo terreno ci permette di capire gli ostacoli del primo attacco alla parete (per continuare l'immagine dell'ascensione alla montagna). Si sono cio individuati i blocchi che non ci permettevano di partire; siamo partiti, abbiamo incominciato ad attaccare la parete ed ecco gli ostacoli: i muscoli non si muovono bene, la parete fredda, le mani gelano, l'elasticit fisica non c', la salita pi dura di quanto si pensava. La parabola usa la metafora del terreno sassoso, e noi vogliamo meditarla attraverso l'esercizio delle lectio e della meditatio. 1. Lectio di Matteo 13,5-6.20-21 Una parte (del seme) cadde in un luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogli, perch il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, rest bruciata e non avendo radici si secc (13,5-6). Quello che stato seminato nel terreno sassoso l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in s ed incostante, sicch appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato (13, 20-21). Anzitutto ci chiederemo quali sono le cause dell'insuccesso del seme in questo terreno; poi qual l'ostacolo che emerge, fondandosi sulle cause di base; infine, quali sono gli effetti dell'ostacolo sul germoglio che cresce. 1.1. Le cause. Le cause sono espresse con parole molto semplici ma piene di significati simbolici: luogo sassoso; dove non c'era molta terra; il terreno non era profondo (il testo greco dice: non c'era profondit di terra, mancava humus); non ha radice in s. Dunque sassi, poca terra, terreno poco profondo, non ha radice in s il piccolo germoglio che nasce subito. 1.2. L'ostacolo. descritto in maniera metaforica e poi in maniera pi precisa e diretta. Metaforicamente al v. 6: spuntato il sole, quando viene quel calore ardente della Palestina, gi nei mesi primaverili, che dardeggia e infuoca il terreno. Al v. 21, fuori di metafora: appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola. La tribolazione pu venire dall'interno, da cause psicologiche, fisiche, morali, ambientali. La persecuzione dall'esterno, come da derisioni, ostacoli, dinieghi, situazioni di chiusura intorno a noi. 1.3. Gli effetti. Sono descritti in maniera parabolica ai vv. 5-6 e sono complessi. Anzitutto non appare subito l'effetto negativo della poca terra, anzi sembra il contrario, perch permette al seme di germogliare subito. Germoglia subito proprio a causa della poca terra; non mette radici a fondo ma spunta immediatamente. Ma (ecco l'effetto negativo) spuntato il sole rest bruciata e non avendo radici si secc. la bruciata che ci prendiamo quando una cosa cominciata bene a un certo punto sfuma tra le mai, si inaridisce. In maniera diretta il medesimo concetto espresso ai vv. 20-21. In positivo: il seme che subito germoglia l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia. Va benissimo, dunque, apparentemente, perch la parola ascoltata con entusiasmo. Nello stesso capitolo troviamo l'episodio dell'uomo che ha trovato un tesoro nascosto in un campo e pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo (v. 44). C' tuttavia la parte negativa: non ha radice in s tradotto nella realt caratterologica, temperamentale, indica qualcuno che "incostante": vive alti e bassi, scoraggiato, e questo scoraggiamento fa paura, rende succubi, la conseguenza ultima pi grave : appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Il termine "scandalizzato" ha un senso assai pi largo di quello che ha per noi comunemente, e vuol dire: inciampa, non ce la fa pi, interrompe l'ascesa, il cammino. In questo modo la parabola evangelica ci fa comprendere le difficolt e i problemi del secondo terreno. 2. Meditatio: gli ostacoli del primo attacco Occorre che ciascuno esamini se stesso per cogliere le difficolt del secondo terreno. Noi ci limitiamo a fare tre esempi per poi suggerirvi gli atteggiamenti necessari per superare tali difficolt. Primo esempio di ostacolo la sensazione di scoraggiamento, cambia il tempo, cambia la stagione, cambia l'umore, tutto ci stanca e comincia a salire nel cuore il dubbio che il Gruppo mi stia servendo davvero. I pensieri di scoraggiamento possono essere diversi ma tutti conducono alla seguente conclusione: "Non serve a nulla, sono sempre come prima, non imparer mai a pregare, non riuscir a vincere me stesso, i miei difetti sono sempre gli stessi e il futuro rimane ugualmente nebuloso e oscuro". Questo ostacolo fa cadere molti. Se ci lasciamo irretire dallo scoraggiamento, magari andiamo ancora avanti, per con poca fiducia, con poca voglia, con poco gusto; veniamo disseccati interiormente ("si secc") e i pensieri negativi sono come un dardeggiare infuocato che alla fine toglie il senso di tutto. Ci vale per il Gruppo Sichem, per la preghiera, per i propositi che abbiamo fatto riguardo al nostro comportamento, alla disciplina dei sensi, dello spirito, dell'orario, del regolamento, dei propositi di carit. Un secondo esempio di ostacoli quello che possiamo esprimere cos: Non sento pi niente, ci che sto facendo non mi dice pi niente. Non propriamente lo scoraggiamento, dove una ragione c'era (a che cosa mi serve?), ma un fatto di sentimento o meglio di ottundimento della sensibilit. Quello che prima facevo volentieri - preghiera, momenti di dedizione, di sacrificio - adesso non mi dice pi nulla: prego e non sento niente, cerco di fare il bene e non sento niente, quasi non avessi pi voglia. Si tratta di un ostacolo veramente esiziale, perch quando viene preso sul serio, una persona, credendo a questo suo immediato sussulto di mancanza di sensibilit religiosa, si arrende e si ritira. Oppure va avanti di malavoglia, per forza, senza convinzione e alla fine lascia. Un terzo esempio di ostacoli del primo attacco sono le suggestioni maligne vere e proprie. Mentre si sta portando avanti un impegno, si sente come una voce che dice: Stai sbagliando tutto, non cos che devi fare, non questo che ci vuole per te. Questi dubbi sussurrati dentro, senza una ragione precisa, fanno male perch non si sa come rispondere a se stessi e si diventa meno convinti. 3. Per superare gli ostacoli Dopo aver considerato queste tre serie di ostacoli, vi offriamo dei suggerimenti per superarli sapendo che hanno gi falcidiato milioni di esistenze che avrebbero potuto espandersi in pienezza e invece hanno abbandonato il cammino. 3.1. Anzitutto dobbiamo convincerci che queste prove ci sono e mi verranno. normale, deve capitare, capiter anche a me di essere preso a un certo punto dallo scoraggiamento o dalla insensibilit o dal malumore, dalla poca voglia o addirittura da suggestioni negative. normale come il fatto che nel primo attacco in parete uno sperimenti delle resistenze, delle difficolt, delle fatiche, che debba superare i crampi, il freddo, il fiato grosso. E anche quando siamo nella gioia grande, dobbiamo dire a noi stessi che alla gioia seguir la fatica, all'entusiasmo la paura, alla sensibilit che sento positiva l'insensibilit, al cuore aperto lo scoraggiamento. importante acquisire questa convinzione perch in genere quando si cade nella prova si pensa che sia accaduto soltanto a me e che gli altri ne siano esenti. Tutti, nessuno escluso, dobbiamo passarci. 3.2. Queste tentazioni del secondo terreno sono segni che siamo sulla strada giusta. Se non venissero, se una persona fosse sempre entusiasta, sempre piena di gioia, il direttore o la guida spirituale dovrebbe seriamente preoccuparsi. Siamo sulla strada giusta, sulla strada del Signore e della croce, siamo in salita. Se uno sente la fatica, vuol dire che sta salendo e se non la sentisse dovrebbe pensare di aver sbagliato strada. giusto voler essere messi alla prova? Il voler essere messi alla prova non appartiene a noi; a noi appartiene il voler affidarci a Dio. Tuttavia dobbiamo sapere che la prova parte necessaria del nostro cammino storico e quindi il significato della prova nella nostra vita anzitutto la conseguenza della nostra storicit in un mondo decaduto, sotto l'impero del peccato. Per questo la Bibbia parla spesso di prova. E si apre uno spazio teologico pi profondo, che ci limitiamo ad accennare: dal momento che il Figlio di Dio, perci Dio, l'Eterno, l'Immutabile, ha accettato di essere sottoposto alla prova, allora la prova diventata qualcosa che misteriosamente appartiene alla stessa storia di Dio, perdendo cos il senso di fatalit negativa per acquistare una qualit difficile da definire e che soltanto il Signore pu farci comprendere nella preghiera e nella contemplazione del Crocifisso. Dunque non dobbiamo cercare le prove, ma affidarci a Dio che ce le mander quando sar necessario e quando il nostro cammino lo comporter, e ci doner insieme la grazia di vincerle. 3.3. Guai a lasciarsi incantare o ipnotizzare o comandare da questi pensieri. Quando si permette a tale tipo di pensieri di dettare (non dico di emergere, evidentemente) la linea di azione, succedono infallibilmente dei disastri. Perch il tuo sentire o non sentire non il tuo comandante, il tuo capo; il Signore che comanda e sei tu che hai deciso di servirlo. Non ci che senti o che non senti che allarga il cuore o lo restringe, bens il Signore, la tua libert a lui donata. Quando abbiamo capito che le suggestioni negative sono una prova, attraverso cui sono passati tutti, e che tale prova va superata, allora diventa pi facile viverla e non giungere alla conclusione: "Vuol dunque dire che non sono fatto per questa strada, che ho preteso troppo". Quante persone si sono lasciate, dopo essersi giurate fedelt nel fidanzamento, nel matrimonio, nell'amicizia, solo perch sono sopravvenuti momenti di freddezza e di insensibilit e si quindi concluso di aver sbagliato! Giustamente la parabola dice: Non ha radici. Non si va al profondo di s, ma si rimane in superficie e la superficialit comanda anche le decisioni. 3.4. Che cosa fare in positivo? Tener duro come se niente fosse, come quando salendo una parete in montagna, si avverte un crampo o il freddo. Tener duro il guado decisivo, il momento in cui posso provare al Signore di amarlo, provare a me stesso se veramente voglio fare qualcosa di autentico. Un atto deciso e coraggioso , a questo punto, gi risolutivo dello scoraggiamento, della insensibilit, del disagio provato. Come coniugare il tener duro nell'arrampicata e il bandire ogni forma di ansia, amando la nostra storia? proprio il tener duro che domina l'ansia e la gestisce; come quando uno in parete, se gli prende l'ansia si perde, si aggrappa, continua a guardarsi intorno e in tal modo l'ansia cresce. Se invece uno pensa al passo successivo, all'appiglio successivo, l'ansia viene dominata. 3.5. Infine, necessario consigliarsi, dirsi, confidarsi. Quando questi momenti sono un po' duraturi e rischiano di bloccare un cammino, bisogna dirsi con una guida spirituale, con un amico, con un'amica che siano in grado di oggettivare e comprendere meglio le nostre sensazioni. Soprattutto bisogna 'sfogarsi' con Dio. Ognuno di noi vive l'amarezza, la frustrazione, l'umiliazione, e sfogandosi con Dio ritrova pace e serenit. In realt, quando sopravvengono momenti difficili siamo tentati di decurtare, diminuire, concludere rapidamente la preghiera, proprio perch sentiamo poco o niente. Invece dobbiamo rivolgerci al Signore dicendo: Signore, sono nella prova, ma tu sei il mio salvatore, mostrati salvatore a me. il momento in cui facciamo passi decisivi verso la scelta libera e autentica del nostro futuro. Invochiamo molto Maria, la madre di Ges, perch il suo mistero di amore, di tenerezza, di consolazione, di conforto, particolarmente indicato per farci superare le difficolt. Se la meditazione si blocca, se non riesco pi a pregare, recitiamo con calma una decina del Rosario; cos facendo superiamo noi stessi e le tentazioni. Invochiamo la Madonna che ci riempie della consolazione dello Spirito santo, che direttamente contraria a tutti gli scoraggiamenti; e ci permette di vincerli con la potenza di Dio.