QUARTA TAPPA PER IL LAVORO DEL MESE DI FEBBRAIO Potrai leggere e rileggere queste pagine che ti aiuteranno, sulla scorta dell'esempio del profeta Samuele, a comprendere meglio in che cosa consista la vocazione profetica del credente e quindi i suoi caratteri. Potrai continuare a riflettere sulla profezia di Ges e sulla tua profezia, vivendo con forza la ricerca del tuo tesoro. Samuele profeta religioso Ci concentriamo nella contemplazione di Samuele profeta religioso per comprendere, a partire da questa testimonianza concreta, i caratteri della profezia nel credente. Ci soffermiamo sui versetti finali del capitolo 3: Samuele acquist autorit poich il Signore era con lui, n lasci andare a vuoto una sola delle sue parole. Perci tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta dal Signore. In seguito il Signore si mostr altre volte a Samuele, dopo che si era rivelato a Samuele in Silo, e la parola di Samuele giunse a tutto Israele come parola del Signore (1Sam 3, 19-21b). La nostra meditazione, che vorrebbe essere un avvio ad altre meditazioni bibliche che farete nel corso del mese, quindi una metodologia della contemplazione biblica, la suddividiamo in tre momenti. Dapprima rileggeremo il testo - la lectio-; in un secondo momento inizieremo la meditatio, domandandoci come Samuele vive, nella sua vita personale, la missione profetica; nel terzo faremo un'applicazione chiedendoci: che cosa c' in me di una vocazione profetica? Come vedete stiamo gi trattando direttamente di un tema vocazionale che anzitutto per voi, che vi riguarda, qualunque sia la scelta che nascer da questo anno di ricerca. 1. Lectio di 1Sam 3,19-21b I versetti che abbiamo letto si sviluppano attraverso la successione di cinque momenti. 1.1. Il modo in cui Samuele profeta. Non si dice ancora, nel v. 19, che lo , ma si dice il modo del suo esprimersi in mezzo al popolo: Acquist autorit poich il Signore era con lui, n lasci andare a vuoto una sola delle sue parole. Viene sottolineato il modo di essere di Samuele e il fatto che il Signore gli vicino, lo assiste, lo ascolta. Bisogna, per capire meglio, riferirsi al v. 18: Allora Samuele gli svel tutto e non tenne nascosto nulla. Samuele acquista autorit perch era un uomo retto, libero, chiaro, senza paura, che dice tutto quello che il Signore gli mette nel cuore; questo il suo modo di essere profeta. _ spontaneo un riferimento all'apostolo Paolo che, facendo una sintesi del suo ministero, al capitolo 20 degli Atti degli Apostoli, afferma: Non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volont di Dio (v. 27). 1.2. La descrizione pi precisa del fatto del suo profetismo nella frase: Il Signore era con lui. Se lasciamo operare dentro di noi questa parola, essa scatena subito una serie di memorie e di emozioni. Potremo esprimere subito qualcosa nella preghiera: Signore, ti ringrazio perch eri con lui. Come vorrei che tu fossi con me! Signore, in questa parola io leggo una parola chiave di tutto il tuo essere con l'uomo. Tu avevi detto ad Abramo: io sar con te. E pure a Mos l'avevi detto e a Giosu. Anche a Maria hai detto: "Il Signore con te". Dunque qui tutto il segreto dell'alleanza, il segreto del mio essere qui, cos, adesso, perch tu sei con me. Questa parola il cuore del mio cuore, il sostegno della mia vita, la chiarezza del mio cammino. Fa' che io mi accorga che tu sei con me. Notate il crescendo della rivelazione dal v. 1 del capitolo 3 al v. 19. Nel versetto 1 Samuele serviva il Signore nel tempio, quindi si sforzava di stare presso di lui, come noi facciamo partecipando, per esempio al Gruppo, oppure quando viviamo l'ora di raccoglimento e di preghiera. A un certo momento, su questa condizione di esodo di Samuele, che cerca di uscire dai propri interessi per stare con il Signore, si inserisce l'avvento: il Signore con lui. Si completa quindi la manifestazione dell'alleanza; e Samuele entra nella pienezza della sua missione profetica. 1.3. Questa pienezza nuovamente espressa l dove il testo dice: N lasci andare a vuoto una sola delle sue parole (v. 19). Un altro mondo di emozioni si solleva in noi che leggiamo: Signore, quante mie parole sono a vuoto! Come ho l'impressione che tante mie azioni siano a vuoto: promesse, intenzioni, desideri, immaginazioni, castelli in aria; tutto a vuoto! Signore, quando tu sei con me, nessuna delle mie parole, delle mie intenzioni va a vuoto. Dammi, o Signore quella pienezza che viene dall'essere tu con me, quella pienezza che riempie ogni istante della mia vita, quella pienezza che fa s che il qui e adesso della mia vita sostenuto da te e non va a vuoto. Se vogliamo comprendere meglio questa immagine, la differenza tra le parole che vanno a vuoto e quelle che non vanno, potremmo richiamarci alla scena di Pietro sulla barca, al largo di Genezaret, dopo la risurrezione di Ges. Pietro molte volte ha tirato su la rete nella notte, ma il suo buttare la rete stato invano, andato a vuoto. Pietro e i suoi compagni si sono intristiti, nato in loro il malumore. A un certo momento la rete resiste, il tirarla su diventa un esercizio gioioso, ricco, perch il gettarla non stato pi vano. Ecco, Signore, come vorrei che la mia vita cambiasse: da questo buttare sempre la rete con l'impressione che ritorna su piena di acqua e di alghe al buttarla e ritirarla ogni momento con la ricchezza che tu mi dai. 1.4. Viene descritta l'accettazione del popolo di questo essere del Signore con Samuele: Tutto Israele da Dan (le trib del nord) fino a Bersabea (la citt, l'oasi al sud, nel deserto) seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore (v. 20). Solo qui occorre la parola "profeta". La definizione che prima era data implicitamente, ora chiara. Considerate il sussulto di gioia che essa crea. Perch il capitolo 3 era cominciato: La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti (v. 1). Non c'erano profeti, non si sapeva dove andare, non c'era una visione chiara dell'avvenire, la gente era sbandata. Finalmente c' la parola e la gioia si impadronisce di Israele: ora ha un riferimento profetico, che gli dice ci che Dio vuole. 1.5. Dopo l'accettazione viene descritto il fatto come fatto che si ripete: In seguito il Signore si mostr altre volte a Samuele, dopo che si era rivelato a Samuele in Silo. esattamente il contrario della situazione d'inizio: la parola frequente, non pi rara. Samuele l'immagine di ci che ognuno di noi chiamato a divenire quando impara a camminare con Dio: la giornata piena delle indicazioni dello spirito buono in noi, delle indicazioni positive che ci suggeriscono come muoverci. La tua legge medito giorno e notte (Salmo 1,2); la tua parola riempie la mia vita. Il fatto ripetuto si allarga: La parola di Samuele giunse a tutto Israele come parole del Signore (1Sam 4,la). Questo fatto, prima precisato nelle sue modalit, poi nella sua sostanza, poi nella sua precisa espressione verbale, poi nel suo ripetersi, si caratterizza infine nel suo allargamento a macchia d'olio e nel suo influsso su tutto Israele. 1.6. Questi quattro versetti indicano in maniera pregnante la ricchezza del ministero profetico di Samuele. E potremmo chiederci, a conclusione della prima rilettura del testo: che cosa vuol dire profeta? Profeta Samuele quando comincia ad avere qualcosa da dire a nome di Dio. La definizione semplice e scarna, essenziale. Profeta non semplicemente uno che ha dentro di s delle convinzioni profonde, personali; oppure uno che piazza la merce, magari anche la merce religiosa, perch sa presentarla bene. Profeta uno che ha qualcosa da dire a nome di Dio. Profeta colui che possiede la tranquillit, la chiarezza, la dolcezza la forza di chi sa che questa parola del Signore, il Signore che gli si manifestato. 1.7. Il silenzio del profeta. Aggiungiamo una riflessione per questo momento di lectio. Dopo i versetti del capitolo 3, i capitoli successivi sono estremamente deludenti. Che cosa fa, che cosa dice Samuele? L'impressione che non faccia e non dica nulla. I Filistei si radunano per combattere contro Israele, muore Eli, c' il problema dell'arca, ma di Samuele non si dice pi nulla fino al capitolo 7, versetto 2. _ come se fosse entrato in un grande silenzio, e questo veramente un mistero di Dio. Soltanto anni dopo Samuele torna ad emergere: Erano trascorsi molti giorni da quando era stata collocata l'arca a Kiriat-Ierm, erano passati vent'anni, quando tutta la casa alz grida di lamento al Signore. Allora il Signore si rivolse a tutta la casa di Israele (1Sam 7,2-3). L'impressione che d il racconto (che avrebbe comunque delle ragioni storiche pi complesse) che per vent'anni Samuele non ha avuto niente da dire. Tale stranezza, che evidentemente avr un senso, non per cos singolare se pensiamo, per esempio, alla vita di san Paolo. Anche lui, dopo la conversione e le prime infiammate prediche a Damasco e quelle polemiche a Gerusalemme, scompare dalla storia per una decina d'anni; soltanto pi tardi si torna a parlare di lui. Che cosa significa? Che il Signore ci d la sua parola, ma non ha sempre bisogno di noi. Quella parola va conservata nel cuore, va approfondita nel silenzio, e verr il giorno in cui il Signore se ne servir. Che ci dia la sua parola non una pretesa per imporci, una disponibilit misteriosa che affina, nel cuore del profeta l'acutezza, la forza della parola stessa. Se consideriamo alcuni avvenimenti dei giorni nostri, per esempio la storia del Cardinale Tomasek della Cecoslovacchia, una grande figura profetica, oppure la storia di alcune altre figure profetiche della Lituania, vediamo che questi uomini hanno taciuto per anni e anni. Pensate ad un altro Arcivescovo della Cecoslovacchia, che solo recentemente, dopo quarant'anni dalla consacrazione episcopale, fa il suo ingresso in diocesi; infatti, dopo la consacrazione era stato messo in prigione e quindi ha vissuto in assoluto silenzio per tutto questo tempo. Sono misteri, nei quali per possiamo intravedere che tra parola e silenzio c' un collegamento misterioso come tra parola e malattia, tra parola e sofferenza, tra parola e persecuzione, collegamento che non dobbiamo mai perdere di vista. 2. Meditatio: la vita interiore del profeta Siamo al momento della meditatio, nel quale vogliamo capire come la vita personale di un profeta. La domanda che cerchiamo di porre a Samuele la seguente: Caro Samuele, come vedi tu la tua missione profetica? Che influsso ha nella tua vita personale, quotidiana?. 2.1. Le fonti. Non abbiamo, purtroppo, fonti bibliche dirette per rispondere, perch non esiste un'autobiografia di Samuele, come invece ci sono almeno brani autobiografici di Geremia, di Isaia. Tuttavia possiamo renderci conto del fatto che Samuele vive la sua missione profetica con molta ripercussione interiore. Quanto a me non sia mai che io pecchi contro il Signore, tralasciando di supplicare per voi e di indicarvi la via buona e retta (1Sam 12,23). Se leggete altri passi del capitolo 12 troverete altri frasi che indicano come Samuele non separava mai la sua vita spirituale dalla missione profetica. Vi invitiamo, inoltre a meditare sul Salmo 35 (36), che definisce molto bene la vita interiore di un profeta. Esso composto di due parti. La prima esprime il lamento di un uomo che vive tra gente che non lo capisce, gente sorda, malvagia: Inique e fallaci sono le sue parole, rifiuta di capire, di compiere il bene (v. 4). Per questo uomo, che soffre perch intorno a lui la parola di Dio non ascoltata, nel suo intimo pieno di pace: Signore, la tua grazia nel cielo, la tua fedelt fino alle nubi; ...Quanto preziosa la tua grazia, o Dio! ...disseti (gli uomini) al torrente delle tue delizie. _ in te la sorgente della vita, concedi la tua grazia a chi ti conosce (v. 6). 2.2. Le caratteristiche. Partendo dal Salmo e da altri brani biblici simili, ci facile cogliere che Samuele vive interiormente la missione secondo tre caratteristiche: libert gioiosa, spontaneit sorgiva, gusto dei testi confermati dalla vita. Libert gioiosa: uno sente di potersi muovere liberamente anche in mezzo a situazioni difficili, a condizionamenti che coartano la vita. Questa libert gioiosa quella situazione di serenit che il Signore d, permettendo di vivere una profonda letizia pur in ambiente ostile. Ed tipico dell'esperienza profetica. Spontaneit sorgiva: si sente nascere dal di dentro la forza di affrontare sempre le situazioni in modo nuovo, inspiegabilmente. Io sento che umanamente mi opprimerebbero, ma le affronto in maniera nuova. Gusto dei testi confermati dalla vita. Esprime l'esperienza per cui, mentre leggo la scrittura, comprendo che il testo vero, che lo vivo, che mi rispecchia, che questa parola dice ci che sta passando dentro di me. Ecco la vita interiore, personale di un profeta. Non un uomo che si trascina stancamente dietro a un messaggio che gli sfugge sempre dalle mani, ma un uomo che lo sente nascere, rinascere, rivivere, con libert, spontaneit, gusto. A questo punto potrebbe nascere un'obiezione: Ci che stiamo dicendo non riguarda me che non ho una simile esperienza, che non ho n libert gioiosa, n spontaneit, n gusto dei testi confermati dalla vita. Qualcuno forse potr dire: "Avevo tutto questo e per mi sfuggito". E allora? 3. Applicatio: io, profeta del Signore Siamo giunti al punto pi importante: si tratta di applicare a noi quanto abbiamo compreso di Samuele. 3.1. Anzitutto, cominciamo con alcuni testi. Atti 2, 17-18: Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonder il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonder il mio Spirito ed essi profeteranno. Dunque, una partecipazione allo spirito profetico tipica del Nuovo testamento, del Battesimo. 1 Gv 2,27: E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui ( il vostro Battesimo, la vostra Cresima, le grazie di preghiera che avete avuto) rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri: ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, veritiera e non mentisce, cos state saldi in lui, come essa vi insegna. 3.2 Queste parole applicano le grazie profetiche a ogni cristiano; ogni cristiano ha in s una vocazione profetica. Qualunque sia la scelta che far nella vita, deve essere anche un'espressione di questa vocazione. All'obiezione che nasce in voi: Ma io chi sono, ma perch proprio a me, altri s ma io no, si pu rispondere che, proprio perch siete cristiani, battezzati, cresimati, perch siete stati chiamati al Gruppo, avete un motivo specifico per ritenervi destinatari della grazia profetica. Il Signore vi dice: Rompi le cornici della tua mediocrit, lascia che scoppi il tuo discernimento profetico che grande; affidati umilmente alla mia forza che ti muove, credi a questa potenza che vive in te. Il tuo quadro non sar la mediocrit dell'opinione che hai di te, bens la grandezza dell'amore che ti circonda; il tuo quadro sar la Chiesa, la realt della Chiesa visibile, la realt della Chiesa istituzionale che ti ama e che ti muove, la realt della societ con tutte le sue sofferenze. E in questo quadro devi esprimerti con la tua vocazione profetica. Come lasciarci riproporre dal Signore, continuamente, questo discorso che ci fa un po' paura? Vi vogliamo suggerire di fare un piccolo scavo nella vostra missione profetica, ripartendo dall'obiezione notata sopra: ma io questa esperienza non l'ho, ma io l'avevo e mi sfuggita. Possiamo evocare qui l'immagine di Bernardette che alla Madonna domanda dove si trovi l'acqua che non vede e si sente rispondere: scava! La Madonna vi dice: scava oggi con le mani nella terra del tuo cuore, la sorgente c', abbi fiducia! Cos ci disponiamo ad accogliere la modesta ma gloriosa porzione di missione profetica che il Signore ci dona. 3.3. Il concetto di tesoro. Per indicare che bisogna cominciare, mentre si scava (e scaviamo con la preghiera, il raccoglimento, la vittoria contro le tentazioni, la purificazione del peccato mediante il sacramento della penitenza), a rendere conto del tesoro che abbiamo. Facciamo riferimento a 2Tm 2, 8: Ricordati che Ges Cristo, della stirpe di Davide, risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo. Che cosa vuol dire il mio vangelo a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore?. L'espressione mio vangelo (che Paolo usa anche altrove, ma con parole diverse) mi suggerisce l'idea del mio tesoro. Non sono semplicemente pallini personali, idee, stranezze, ma quelle poche e reali convinzioni semplici che nella preghiera il Signore fa scaturire in noi. Per esempio, la convinzione del fatto che Dio mi ama per primo nonostante la mia piccolezza e debolezza, esprime un'affermazione profetica, che dono di Dio, vissuto attraverso la propria esperienza; ed un tesoro. Quando io comincio a mettere in fila due o tre di queste convinzioni profonde, che l'esperienza della vita cristiana ha suscitato in me, io attivo la mia missione profetica: dicevamo che profeta chi ha qualcosa da esprimere a nome di Dio; ora, chi esprime una cosa del genere ha qualcosa da dire a nome di Dio: che Dio lo ama per primo, nonostante la sua piccolezza e debolezza. _ un pensiero immenso, che comprende tutta la Scrittura. Non dobbiamo sottovalutare queste intuizioni, questi pensieri che sono, in realt, la nostra esperienza profetica, piccola e semplice, che crescer col tempo. Il Signore l'ha radicata in noi con la sua parola e la sua grazia, e riemerge spontaneamente, nella conversazione, nella vita, nelle scelte. 3.4. Dico: ci provo. Provo cio a dire: Io che cosa annoterei come pensieri, come intuizioni, come convinzioni semplici ma profonde? Cercando di esprimerle mi accorger che c' pi di quanto non pensi e che quindi la mia vita ha gi un tocco, un dono profetico, di quel profetismo proprio di tutti i cristiani battezzati ma di cui purtroppo, forse il 99% di essi non consapevole, magari per paura o per ignoranza. A voi, invece, dato di poter esprimere questa originaria caratteristica della vostra vocazione. APPENDICE: La parabola dei terreni Qualche spunto sul quarto terreno. 1. Non ci sono solo le spine: c' il seme "buono" che lotta contro la zizzania per farsi strada. 2. Ogni resistenza negativa o correttiva in me ha un antagonista pi forte. 3. Scoprirlo e metterlo in luce praticare il "discernimento". 4. La convinzione fondamentale che Dio dalla mia parte in questo conflitto incessante in me tra luce e tenebre e non smette di infondere luce, anche se talora soffusa e discreta (cio di cui non vedo la fonte, ma che c'!).