QUINTA TAPPA PER IL LAVORO DEL MESE DI MARZO Verifica se le 'tue' regole e criteri per una scelta di vita si rifanno a quelli indicati qui di seguito. Potrai continuare a riflettere della vocazione al matrimonio e al celibato cercando di fare il punto attuale con la tua guida spirituale. Premessa Presenteremo una parabola evangelica, per vedere le regole e i criteri per una scelta di vita. Questo sentiero corrisponde al terzo momento del discernimento spirituale: imparare a capire che cosa avviene in me. All'inizio dei nostri incontri avevamo detto che questo terzo momento va vissuto soprattutto con il direttore spirituale. importante offrire alcune indicazioni di massima attraverso questa riflessione e quella dei due incontri prossimi. Le due sementi nello stesso campo Questa parabola strettamente legata a quella dei tre o dei quattro terreni. Nel Vangelo secondo Matteo, infatti, segue immediatamente la parabola del seminatore. Leggiamo la prima parte: "Il regno dei cieli si pu paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, semin zizzania in mezzo al grano e se ne and. Quando poi la messe fior e fece frutti, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: 'Padrone non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?'. Ed egli rispose loro: 'Un nemico ha fatto questo'. E i servi gli dissero: 'Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?'. No, rispose, perch non succeda che cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dir ai mietitori: 'Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio' (Mt 13, 24-30). "Ti chiediamo, Signore, tu che hai pronunciato questa parabola, di farcela comprendere, non soltanto nel significato generale e profondo con cui uscita dalle tue labbra, ma anche in quella applicazione peculiare che riguarda noi, qui e adesso". 1. Lectio di Mt 13,24-30 Lasciando a voi l'esercizio completo della lectio, ci limitiamo a richiamare anzitutto che la parabola ci rappresenta un campo unico. Non si tratta di due campi contrapposti l'uno con l'altro, ma di un unico campo, nel quale per nascono due tipi di piante, e si preparano quindi due tipi di frutti. Piante e frutti contrapposti, anzi contraddittori, perch cercano l'uno di rubare la terra, il succo, la linfa all'altro. E le due piante non sono sradicabili, cio si tratta di una situazione non mutabile, almeno nella compresenza delle due realt. Esse risalgono a due seminatori: uno chiamato 'il padrone del campo', l'altro 'un nemico' che semina illegittimamente, di notte, mentre tutti dormivano e con cattiva intenzione, perch voleva guastare il raccolto. Infine due esiti: il grano nel granaio del padrone (nel mistero della gioia del Padre), la zizzania in fastelli per bruciarla, come realt dannosa, inutile, priva di senso. 2. Meditatio: consolazione e desolazione Che cosa leggiamo in questo campo che nella dizione prima di Ges significava il mondo, tutta la realt? Possiamo ben vedervi indicato il microcosmo che siamo noi; ciascuno di noi questa unit, complessa e composita. Vorremmo essere semplici, avere una coerenza perfetta, un unico pensiero, un'unica parola, un'unica vita; invece sperimentiamo dentro di noi la dualit, la confusione. Questo campo rappresenta quindi l'unit della mia vita che, malgrado tutto, unitaria e per complessa. In particolare, nella composizione del mio essere biologico, psicologico, morale, spirituale, ci sono due tipi di piante, contrapposte e non sradicabili, a cui cercheremo di dare un nome. Possiamo chiamarle le intenzioni buone e le intenzioni cattive, oppure le luci e le ombre, o le aperture e le chiusure. Vorrei tuttavia usare un nome pi specifico che si richiama a una tradizione spirituale del discernimento: il nome di consolazione e desolazione. Le due piante convivono in noi, sono contrapposte e non sradicabili: noi passiamo dall'una all'altra, viviamo l'una e l'altra. E molto importante imparare a convivere, ma scegliendo il giusto. Questo il discernimento: accorgersi di questa conflittualit interiore e imparare a discernere ci che in me viene dallo Spirito di Dio, positivo, aperto, costruttivo, e ci che, pur se non me ne accorgo, viene dallo spirito negativo, distruttivo, ed perditempo, pesantezza, torpore, chiusura, conflittualit inutili. La nostra meditazione dunque un ulteriore passo avanti in quanto riguarda il controllo ordinato della mente e dello spirito, applicato pi specificamente al discernimento spirituale. I due tipi di piante hanno in noi due seminatori: lo Spirito Santo che continuamente opera nel battezzato, con amore, per promuoverlo. Lo spirito negativo, non sempre individuabile in una figura precisa, ma che carne, secondo l'espressione di san Paolo, pigrizia, confusione, errore, turbamento mentale. Anche questo spirito ha radici in noi, ce lo troviamo dentro tanto pi quanto pi avanziamo nella vita e nelle responsabilit. Per questo, quando uno fa delle scelte importanti, il turbinio di contrasti si manifesta maggiormente e si esprime dentro di noi. Due seminatori, dunque, e due esiti, uno positivo e uno negativo: inutilit, frustrazioni, vita che non vale. 3. Applicatio: regole spirituali per una scelta di vita Per le regole di comportamento citiamo l'autore spirituale che, in maniera pi classica, le ha approfondite. Parliamo di sant'Ignazio di Lojola e dei suoi Esercizi Spirituali che contengono, nell'ultima parte, alcune Regole 'per avvertire e conoscere in qualche modo i vari movimenti che avvengono nell'anima, per trattenere i buoni e respingere i cattivi' (Esercizi Spirituali n. 313). 'Avvertire e conoscere', renderci cio coscienti in maniera responsabile; un'applicazione del controllo della mente a una situazione particolarmente frequente, quella dei vari movimenti che avvengono nell'anima. Delle Regole, evidenziamo le principali, che riguardano tre punti: la recettivit che occorre avere ai movimenti dello Spirito; la ponderatezza nel comportamento; la resistenza. 3.1. La recettivit. Imparare a capire cosa avviene in noi. ' proprio del cattivo spirito rimordere, rattristare, creare impedimenti, turbando con false ragioni affinch non si vada avanti' (Regola 2b, in Esercizi Spirituali n. 315). Si tratta di un tentativo di descrivere che cosa la zizzania in noi: forme di ragionamenti fallaci, fantasie, tristezza, malumori, turbamenti, che si svelano quando ci fanno concludere: non ce la faccio pi, non fa per me, non riesco, non viene da Dio, mi sto ingannando. Al contrario, ' proprio dello spirito positivo dare coraggio, forza, consolazioni, emozioni interiori positive, ispirazione e pace, rendendo facili le cose e togliendo ogni impedimento, affinch si vada avanti nell'operare il bene' (Regola 2c, in Esercizi Spirituali n. 315). Per ora sottolineiamo l'espressione 'rendendo facili le cose'. Ci sono momenti nei quali certe cose che pure ci paiono giuste e vere, ci sembrano difficili, quasi dovessimo spostare una montagna; ma quando lo spirito buono a operare in noi, ci sembrano fattibili, ci sentiamo pieni di coraggio, ci mettiamo volentieri, troviamo la via giusta per compierle. La recettivit ai movimenti dello spirito consiste dunque nel domandarsi: che cosa vivo rispetto alla decisione importante della mia vita e dove va a finire questa serie di pensieri? Va a finire in serenit, gioia, pace, coraggio, senso di semplicit delle cose, oppure confusione, disordine, paura, tristezza, frustrazione? A partire dalla risposta che diamo si comprende qual l'autore. qualcuno che mi vuole bene oppure la parte di me che tende a distruggermi, a deprimermi, che tende a togliere da me ogni frutto e ogni crescita? Il riconoscere i nostri movimenti interiori, l'essere recettivi dunque la prima regola fondamentale. Ovviamente non possibile farlo se non c' un minimo di vita spirituale, di silenzio, di preghiera. Talvolta anzi succede che proprio quando ci si mette a pregare, i pensieri negativi vengono all'assalto, e sarebbe un errore tralasciare la preghiera per sfuggirli. Bisogna affrontarli cercando lucidamente di cogliere che cosa in realt significano, dove conducono. In tal modo acquistiamo chiarezza e possiamo cogliere in noi l'azione dello Spirito di Dio e la contrapposizione a tale spirito. 3.2. La ponderatezza. Quando mi trovo sotto l'influsso dello spirito buono e positivo, devo ponderare, prendere tempo, guardarmi dal concludere: Dunque, devo fare cos! Devo, insomma continuare a riflettere ringraziando il Signore. Ci sono decisioni che prendiamo nei cosiddetti stati euforici che non sono giuste proprio perch non abbiamo ponderato a sufficienza. Le scelte importanti richiedono un certo ritorno di questo tipo di pensieri e riflessioni, che gradualmente mi conducono a capire e a dire a me stesso: qui mi conosco, qui mi vedo, qui mi trovo. La regola della ponderatezza dunque la regola dei momenti di consolazione, di gioia, di euforia, e ci chiede umilt. Lo stato di euforia non durer sempre, e dobbiamo prepararci a momenti di bassa marea, addirittura di disgusto e di ripugnanza. Solo usando di questa regola acquisteremo equilibrio e non saremo continuamente sballottati da facili entusiasmi, che ci inducono a grandi promesse e che poi, quando giunge la depressione, ritiriamo. 3.3. La resistenza. _ importante, perch si riferisce alla situazione di desolazione. Non occorrono tante regole nei momenti facili. Difficile il momento della desolazione spirituale, e lo esprimo leggendo la regola 4 degli Esercizi Spirituali: ' desolazione spirituale tutto ci che si oppone alla consolazione, per esempio l'oscurit dell'anima, il suo turbamento, l'inclinazione alle cose basse e terrene, l'inquietudine dovuta a vari tipi di agitazioni e tentazioni, quando l'anima sfiduciata, senza speranza, senza amore, e quando si trova tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Infatti, come la consolazione contraria alla desolazione, cos i pensieri che nascono dalla desolazione' (n. 317). la contrapposizione del buon grano e della zizzania. Tutto questo deve avvenire. La Regola parla addirittura di tentazioni nelle quali io non mi riconosco pi, in cui non so pi capire. Oppure l'oscurit, i dubbi. Come comportarsi nella desolazione? La regola fondamentale una sola: 'In tempo di desolazione non si facciano mai mutamenti, ma si resti saldi e costanti nei propositi e nelle decisioni che si avevano il giorno precedente a tale desolazione o nella decisione che si aveva nella precedente consolazione' (Regola 5a, in Esercizi Spirituali n. 318). Se tale semplicissima regola fosse seguita, eviterebbe tante rotture di amicizie, di rapporti nelle famiglie, di vocazioni. La regola dice, in sostanza: riconosci che non sei in grado di decidere in questo momento e perci non cambiare nulla, non prendere decisioni nuove per il momento. Resistere significa non fare ciecamente qualunque cosa, ma mantenere le decisioni che nel tempo tranquillo e ragionevole avevo preso, anche se non sento pi nulla; tutto questo passa. fondamentale la regola della resistenza perch chi non passa per questo travaglio difficilmente arriva a delle decisioni forti nella vita. Tutte le decisioni forti, infatti, sono messe prima o poi sotto accusa da momenti di depressione, stanchezza, frustrazione, noia, tentazioni contro la fede, la speranza, la carit. Altra indicazione importante sulla resistenza: chi si trova nel momento della prova 'consideri che l'aiuto divino gli resta sempre, sebbene non lo senta chiaramente' (Regola 7b, in Esercizi Spirituali n. 320): il Signore ci sempre vicino, ed solo in momenti come questi che noi cominciamo davvero a credere, che la speranza vera speranza, che la carit vera carit. Perch, fino a quando la fede semplicemente risposta a un momento emotivo, la speranza l'euforia proiettata sul futuro, la carit il gusto di stare con un altro, di fargli dei piaceri, questo buono, ma non siamo ancora provati. Ma quando nel campo stata seminata la zizzania e si visto che, malgrado tutto, il grano resiste, cresce, allora siamo di fronte ad una vocazione autentica.