Eugenio CORECCO

Canonistica e Teologia del Diritto (canonico):
perchè non possiamo essere d'accordo con Corecco

In questo scritto (uno degli ultimi dell'autore) appaiono con chiarezza le idee di fondo del suo pensiero illustrate in modo sommario ma, proprio per questo, estremamente efficace.

Dalle sottolineature (nostre) appare con evidenza come i veri problemi non siano di natura canonistica ma teologica!


"...La tirannia del tempo mi permette di fare alcune considerazioni solo a proposito della risposta che la teologia cattolica ha dato al problema dell'unità del proprio Diritto e, di conseguenza, anche al problema del valore della norma disciplinare canonica in rapporto alla salvezza. Essa deve essere cercata, collocandola, come ha fatto Lutero, all'interno della tematica più ampia della giustificazione. Ma, mentre Lutero ha creduto di dovere constatare un'antinomia tra la "Legge" e il "Vangelo", e perciò tra la salvezza proveniente dal Vangelo, cioè da Cristo, e le opere richieste dalla Legge, la teologia cattolica è riuscita a stabilire un'unità tra il Vangelo e la Legge e tra la Grazia e le opere, avvalendosi di una più coerente valutazione del mistero dell'Incarnazione. Per la teologia cattolica, le opere prescritte dalla Legge compiute con l'aiuto della Grazia, non sono solo una conseguenza necessaria della fede, come riteneva Lutero, ma sono necessarie come condizione "a posteriori", affinchè la salvezza data da Cristo non si ritorca in dannazione per l'uomo.

...Ne consegue che anche il Diritto canonico diventa essenziale all'esperienza cristiana, nè più nè meno del dogma. In effetti il dogma e il diritto ecclesiale non sono due realtà eterogenee.
...La teologia cattolica è arrivata a stabilire un'identità totale tra la verità dogmatica e la verità giuridica, come dimostra il dogma del primato di giurisdizione papale, in cui la formulazione giuridica e la verità dogmatica sono coessenziali.
La norma canonica come il dogma, gode di una valenza soteriologica intrinseca.

...Poichè non esiste realtà più fortemente vincolante e imperativa del fatto che Dio si sia manifestato definitivamente, attraverso l'Incarnazione del Figlio, ne consegue che il diritto della Chiesa ha una forza vincolante più profonda rispetto al diritto secolare, poichè radicata non solo nel "ius divinum naturale", ma addirittura nel "ius divinum positivum" inerente alla Parola e al Sacramento. In forza del principio "incarnazione", nasce un rapporto ontologico di derivazione dello "ius humanum" dallo "ius divinum positivum", per cui il diritto della Chiesa, a differenza di quello secolare, derivante dallo "ius divinum naturale", non ha la pretesa di esigere un'obbedienza a livello etico solo intramondano ma anche a livello del destino ultimo e soprannaturale dell'uomo.
Ne consegue che la sostanza teologica del diritto canonico è anche giuridica, così come la sua sostanza giuridica è anche teologica, senza possibilità di dicotomia.

...valore intrinseco della norma canonica in rapporto alla salvezza. Non è pura coincidenza, se l'ultimo e conclusivo canone del CIC latino (1752), afferma che la "salus animarum... suprema semper lex esse debet". Tutti sappiamo che, in vista della salvezza, la norma positiva può sempre essere superata facendo ricorso alla "epikeia", alla dispensa o ad altri istituti, in cui si manifesta l'elasticità dell'ordinamento canonico. Ma proprio questa possibilità di ricorso all'"epikeia" o alla dispensa dimostrano che, in linea di principio, l'ordinamento canonico considera la singola norma disciplinare come vincolante per la salvezza.

in: E. Corecco, Il valore della norma canonica in rapporto alla salvezza. Prolusione per il conferimento della laurea "honoris causa" (Università Cattolica di Lublino, 23 maggio 1994), in: E. Corecco ( G. Borgonovo - A. Cattaneo cur.) Ius et communio, Casale Monferrato - Lugano 1997, Vol. I, p. 57-64.


bibliografia

note di Paolo Gherri